Era il 31 dicembre del 2022 quando, in Roma, si spense Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Aloisius Ratzinger. Una figura complessa ed enigmatica, che ha attraversato la storia contemporanea della Chiesa cattolica, lasciando comunque il segno.
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Il Concilio Vaticano II e le sue conseguenze
Il sottoscritto ha sempre parafrasato il vecchio proverbio francese, ripetendo a sé «après Pie XII, le déluge». Dopo il pastor angelicus, infatti, la Chiesa è stata scossa da profondi mutamenti.
Il Concilio Vaticano II, aperto dal Pastore del Mondo, Giovanni XXIII, ha esacerbato divisioni ancora oggi non sanate, e il post concilio non è stato da meno, con l'introduzione del novus ordo misse e la reazione, in prima battuta condivisibile, di Monsignor Marcel Lefebvre, che è poi sfociata in scisma.
L’ermeneutica della continuità: il segno distintivo di Benedetto XVI
Dopo il pontificato di Giovanni Paolo II, che, con accezione positiva, potremmo definire di massa e mediatico, l'elezione al soglio pontificio di Ratzinger (19 aprile 2005) è stata, in parte, segnata dalla continuità e, in parte, un punto di svolta rispetto al pontificato precedente.
Infatti, durante il proprio regno, Benedetto, discepolo dei padri conciliari (quali Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac) seppe sviluppare quell'ermeneutica della continuità, con la quale la Chiesa Cattolica tentò di stigmatizzare le follie del post-concilio nel nome, però, dello spirito autentico e ortodosso del Concilio Vaticano II, ritrovando così i propri valori cattolici.
Sin prima del conclave del 2005, nell'omelia Pro Eligendo Romano Pontifice, il Cardinal Ratzinger si espresse contro la dittatura del relativismo, parole oculate che lo condussero, poi, al trono di San Pietro.
La tradizione come pilastro della Chiesa secondo Benedetto XVI
A proposito di ermeneutica della continuità, come non citare l'emanazione del Motu proprio Summorum Pontificum, (luglio 2007) con il quale il pontefice permetteva la celebrazione del vetus ordo misse, cioè della Santa Messa di sempre.
La Messa tridentina non è solo una forma liturgica, ma un patrimonio meraviglioso, retaggio di fede, tradizione e cultura: bisogna, infatti, considerare che questa forma liturgica è antichissima e venerabilissima; risale ai primi secoli dell'era cristiana ed è rimasta pressoché immutato fino al 1570, anno della promulgazione del messale di San Pio V, dopo il Concilio di Trento (che ha mantenuto comunque le forme basilari della liturgia tradizionale).
In una lettera ai vescovi, lo stesso Benedetto XVI scrisse: «sono giunto alla ragione positiva che mi ha motivato ad aggiornare mediante questo Motu Proprio quello del 1988. Si tratta di giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa.
Guardando al passato, alle divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo, si ha continuamente l'impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa per conservare o conquistare la riconciliazione e l'unità; si ha l'impressione che le omissioni nella Chiesa abbiano avuto una loro parte di colpa nel fatto che queste divisioni si siano potute consolidare.
Questo sguardo al passato oggi ci impone un obbligo: fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell'unità, sia reso possibile di restare in quest'unità o di ritrovarla nuovamente.»
Questa scelta fu motivo di rinascita, di riscoperta della vera tradizione della Chiesa, che rinvigorì e accrebbe la fede; uno dei pilastri eterni della Chiesa è, per definizione, la Tradizione, fondamento angolare e basilare; lo stesso Benedetto XVI ebbe a dire: «la Tradizione non è trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte. La Tradizione è il fiume vivo che ci collega alle origini.»
Le radici cristiane dell’Europa: il messaggio di Benedetto XVI
Altro grande merito del pontificato di Papa Benedetto XVI fu l'accento posto sulle radici cristiane dell'Europa. L'Europa è detentrice di un'eredità immensa: i greci antichi ci hanno lasciato la Bellezza, Roma la tecnologia e la legge, mentre il medioevo (Cristianità) con la sua fede ci ha donato cattedrali, costituzioni, università e molto ancora.
Benedetto, intervistato da Radici cristiane, disse: «bisogna assolutamente suscitare di nuovo la gioia di possedere intatta nella sua realtà la società di fede che proviene da Gesù Cristo. È necessario riscoprire la via di luce che è la storia dei santi, la storia di questa realtà magnifica in cui si è espressa vittoriosamente lungo i secoli la gioia del Vangelo.
Se qualcuno, quando si evoca il Medioevo, non trova altro nella sua memoria che il ricordo dell'Inquisizione, bisogna chiedergli dove ha gli occhi: è possibile che tali cattedrali, tali immagini dell'eterno, piene di luce e di una dignità tranquilla, avrebbero potuto sorgere se la fede fosse stata solo tortura per gli uomini?»
Papa Benedetto XVI, un «umile lavoratore nella vigna del Signore»
La fine del pontificato, con la rinuncia del 2013, è stato, per molti, un fulmine a ciel sereno, v'è poco da dire. Come noto, la successione al trono di Pietro ha segnato un cambiamento di direzione significativo: se il regno di Benedetto XVI ha riaperto, in un certo senso, alla Tradizione, il ministero di Papa Francesco è incentrato sul mondo, sull'ambientalismo, sull'immigrazione ed è contraddistinto da un'attenzione particolare, spesso ostile, nei confronti dei cattolici legati alle forme della Tradizione (per esempio l'introduzione di nuove restrizioni alla Santa Messa di sempre).
Nonostante il "grande rifiuto", Joseph Ratzinger, da Papa emerito, ha continuato, con piccoli gesti, a servire la Chiesa. Il giorno della sua scomparsa, come da antico rito, decine di migliaia di fedeli sono andati a rendere omaggio a questo "umile lavoratore della vigna del Signore", segno di un attaccamento a questo Pontefice.
Alessio Benassi