Nella Provincia Autonoma di Bolzano, la Giunta ha recentemente approvato le modifiche apportate allo Statuto dello studente e della studentessa, proposte dagli Assessori all’istruzione Marco Galateo (Fdi), Philipp Achammer (Südtiroler Volkspartei) e Daniel Alfreider (SV) che hanno dichiarato: «i provvedimenti disciplinari prevedono la partecipazione degli studenti a progetti sociali o culturali».
D’ora in poi, al posto della tradizionale sospensione, i ragazzi e le ragazze che hanno manifestato comportamenti inadeguati a scuola saranno coinvolti in attività culturali e svolgeranno lavori socialmente utili in collaborazione con soggetti privati o pubblici.
L’intento dell'esperimento è recuperare, ma soprattutto educare lo studente piuttosto che "premiarlo" con una falsa “vacanza”, la sospensione: «puntare solo sulle sospensioni spesso è controproducente perché si tratta di ragazzi che hanno molte assenze invece andrebbero recuperati nel contesto scolastico», ha dichiarato il Governatore Arno Kompatscher (SV).
Abbiamo raggiunto il Sottosegretario all’Istruzione, On. Paola Frassinetti, per un commento su questa nuova impostazione:
«In una scuola inclusiva e che adempia pienamente alla sua missione educativa, sostituire la sospensione con partecipazioni a iniziative culturali e sociali assume un valore enormemente positivo.
Nella società contemporanea, sospendere uno studente significa emarginarlo e allontanarlo ancora più dalla Comunità educante. Istituire dei percorsi correttivi che prevedano l’impegno civico può sviluppare nei ragazzi una diversa consapevolezza del loro ruolo nel mondo della scuola e del rispetto verso gli altri. Il modello autoritario appartiene a una società che non esiste più, chi prima veniva sospeso era soggetto a uno stigma sociale che oggi non è più possibile riprodurre.
In conclusione, queste attività socioculturali, previste in alternativa alla sospensione, hanno senso solo se sono accompagnate da un percorso scolastico di consapevolezza della misura applicata. Solo in questo modo si potrà far comprendere pienamente la finalità rieducativa dell’attività svolta.»
A cura di Amirah Risoli