La vicenda della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata in Iran il 19 dicembre, continua a occupare le prime pagine dei giornali. La reporter è attualmente detenuta nel carcere di Evin (Teheran), sebbene le ragioni del suo arresto non siano ancora state formalizzate, e il governo italiano si sta adoperando per la sua liberazione.
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Quando Cecilia Sala voleva lasciare i marò in India
Il caso ha suscitato particolare clamore per un "legame" con il caso marò: i tweet ignobili di Cecilia Sala sul caso che coinvolse i fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, arrestati in India nel 2012 e assolti solo dieci anni dopo.
L'intervista a Massimiliano Latorre
Nel corso di un'intervista esclusiva rilasciata a Il Giornale, Massimiliano Latorre (che ha raccontato la vicenda in un libro) ha espresso le proprie considerazioni sulla vicenda di Cecilia Sala, dimostrando il buon cuore e la nobiltà d'animo che ci si aspetta proprio da un soldato.
«Mi ha riportato immediatamente indietro nel tempo», ha dichiarato Latorre, ricordando i lunghi anni di detenzione e l'impotenza provata. «Essere privati della libertà è terribile: ti senti impotente». Le parole di Latorre riflettono empatia verso la giornalista, nonostante i tweet del passato in cui Sala sentenziava aspramente sulla vicenda marò.
Nessun rancore, il consiglio per affrontare la prigionia
Quando il giornalista ha incalzato il militare proprio sui tweet incriminati, Latorre ha risposto con serenità: «Da militare e da uomo mi spiace leggere quelle parole. Sputare sentenze non è mai corretto. Mi auguro che quando sarà tornata potremo sentirci, non per delle scuse ma per confrontarci su questa esperienza che ci unisce».
Una risposta che dimostra la maturità e l'assenza di rancore da parte del marò, che ha sottolineato come il tempo aiuti a crescere e riconoscere i propri errori. Sala, infatti, all'epoca dei post, aveva appena 19 anni, nonostante collaborasse già con testate di portata nazionale.
Latorre ha anche voluto dare un consiglio alla nostra connazionale su come affrontare la detenzione: «Le direi di fare affidamento sulla forza dell'innocenza e di non abbassare la testa. Lo deve fare perché è italiana. Vorrei farle arrivare il calore della gente. In queste situazioni non c'è mai un colore politico: ci sono solamente gli italiani di fronte a un'ingiustizia da combattere. Tieni botta, Cecilia.»
La lezione del caso marò
Nessun rancore, dunque, per i commenti del passato: «Questi sentimenti non mi appartengono. Preferisco essere me stesso, anche a costo di ricevere pugni nello stomaco, senza aver fatto male a nessuno e di poter dire a me stesso: hai sempre rispettato il tuo prossimo.»
Latorre ha, giustamente, colto l'occasione per riflettere sulla propria esperienza, sottolineando come, nel loro caso, la stampa fosse stata pronta a etichettarli come assassini senza attendere la verità dei fatti. «Dopo dieci anni di calvario, nessuno ha riportato la notizia della nostra innocenza. Quando bisognava darci degli assassini tutti parlavano di noi.»
Il messaggio di solidarietà del militare
«Se potessi, oggi vorrei essere al posto suo in cella per toglierle questo peso», ha concluso Latorre, augurando a Cecilia Sala di poter trascorrere il nuovo anno in Italia e di trovare presto una via d'uscita da questa difficile situazione.
Per la fortuna di Cecilia Sala, aggiungiamo noi, oggi è la destra che governa la nazione. Quella stessa destra che, anche allora a guida FdI, unica insieme al Ministro Terzi (che ora è, infatti, organico al Partito di Meloni), si batté per la scarcerazione e il rientro in patria di Girone e Latorre e che, allo stesso modo, oggi si spende per la liberazione di questa nostra connazionale.
Redazione