top of page

Cordüs’ o Corduce? Cordusio! | Prima parte


[Rimani aggiornato sulle nostre attività: iscriviti al Canale Whatsapp]


Se Milano è stata definita “monocentrica”, il motivo è presto detto: fino a una manciata di decenni fa la città era solo quella racchiusa nelle mura bastionate rinascimentali. Oggi che cosa ne rimane?


Cordusio, uno sguardo al passato:


In questo precedente articolo sulla Milano Identitaria si è parlato del palazzo fortificato denominato "Broletto" e oggi noto come “Palazzo della Ragione” (figg. 1 e 2). Ora vediamo che cosa c’è di particolare nelle immediate vicinanze.


Ad esempio, tra Via Orefici e Via Dante esisteva una piazza particolare che oggi conosciamo con il nome di Cordusio, ma un tempo era il Corduce, o per dirlo alla milanese, Cordüs’.


Tanto per richiamare le antiche origini di Milano, posso ricordare che l’archeologo Raffaele de Marinis ha segnalato a suo tempo il ritrovamento di selci preistoriche nella vicina area di San Giovanni in Conca:


un’ascia in bronzo datata 1600 a.C. in piazza San Sepolcro e reperti celti (e non “celtici”) proprio nell’area del Cordusio, a 5 metri di profondità (Raffaele de Marinis, La città in Lombardia. La sua nascita e la sua evoluzione, in Soprintendenza Archeologica della Lombardia, Archeologia urbana in Lombardia. Valutazione dei depositi archeologici e inventario dei vincoli, Edizioni Panini, Modena s.d. [1984], p. 29).


La trasformazione ottocentesca:


Ma torniamo sul punto e vediamo che Piazza Cordusio è la trasformazione ottocentesca dell’antica area su progetto di Cesare Beruto (Milano 1835 – Milano 1915), architetto, ingegnere e urbanista, autore del primo piano regolatore di Milano. Alla piazza è stata conferita una forma ellittica, tanto che per alcuni decenni il suo nome è mutato proprio in Piazza Ellittica, ma successivamente il toponimo è tornato all’originale o quasi.


Nella cartografia dei primi del Settecento è semplicemente raffigurata come l’incontro di quattro strade. Per chiarezza vostra farò qui riferimento all’«iconografia della Città e Castello di Milano», eseguita nel 1722 e nota come Catasto di Carlo VI o Catasto Teresiano, dove nel cartiglio della grande pianta è scritto:


«in cui s’attrovano dellineate con giusta misura tutte le Strade, Piazze, Chiese, Oratorij, Monisterj, e Colleggj, Abbazie, Commende, Croci, e Luochi Pij più insigni, con li Giardini ed Orti. per ordine dell’ecc:ma cesarea e reale giunta del nuovo Censimento Generale di tutto lo Stato di Milano dal Geometra Gio:ni Filippini Ing.re della ser:ma rep:ca di ven:zia L’anno MDCCXXII» (fig. 3. Archivio di Stato di Milano. Giovanni Filippini. Veduta di Milano, 1722, Catasto Teresiano, mappe arrotolate prima serie).


Dando un’occhiata alle vie possiamo constatare che all’incrocio abbiamo innanzitutto l’odierna Via Orefici, contrada che passava davanti alla chiesa San Michele al Gallo, punto nodale della città “dimenticata” (e di cui - magari - un giorno se ne parlerà); un’altra conduceva alla Piazza delli Mercanti, dove oggi possiamo osservare il Palazzo della Ragione (di cui si è già pubblicato un “pezzo” a inizi settembre 2024); la penultima è Pissina Corduce [piscina. N.d.A.], odierna Via Cordusio; infine vi è la lunga Contrada del Broletto, ovvero l’odierna Via Broletto, che conduceva alle vecchie mura medievali a nord e ancora più avanti, mutando nome, alla cinta dei bastioni rinascimentali della seconda metà del Cinquecento.


Santa Maria Segreta e il Bocchetto:


Nel XVII secolo Carlo Torre aveva così descritto il crocicchio, da lui chiamato Piscina: «Date un’occhiata a queste quattro Contrade, che vanno formando una Croce, nel loro centro anticamente veggevasi l’accennata Laguna per le acque, che correvano nella Città, à questa acquosa radunanza il detto sito prese, à farsi chiamar Piscina, e tal nome portasi ancora con seco per le bocche de’ Cittadini» (Carlo Torre, Il ritratto di Milano, diviso in tre libri, colorito da Carlo Torre, Federico Agnelli Scult. & Stamp., Milano 1674, p. 244).


A pochi metri e in direzione nord vi era Santa Maria Segreta, antica chiesa a pianta rettangolare con abside quadrangolare e due cappelle per lato. Il contiguo monastero delle Velate Vergini era denominato Il Bocchetto per via dei suoi canali a cielo aperto, così descritti con parole antiche:


«chiamisi Bocchetto, dirovvi, che in sua vicinanza radunavansi alcune antiche acque, scorrendo per aperte Fogne, e quivi formando vasta Laguna, à scaricarle fuori dalle Cittadine mura furonvi aperte varie fabbricate Bocche, alcune delle quali veggonsi ancora entro di questi Claustri, e per tal cagione diedesi Titolo di Bocchetto al Monistero» (Ivi).


Le radici longobarde:


Nell’Ottocento i Milanesi chiamavano semplicemente questo slargo el Cordüs’, ma le origini vanno ricercate nelle vicende di quasi un millennio e mezzo prima. Dopo la Guerra Greco-Gotica (535 – 553) vi è la presa di possesso di buona parte dell’Italia da parte dei Longobardi, entrati nel territorio guidati da re Alboino. A costoro s’erano uniti i Sassoni, i quali «vennero in più di ventimila, con mogli e figli disposti a partecipare alla spedizione» (Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, Elio Bartolini -a cura di-, Tea, Milano 1999, p. 65, II, 6).


A questi si affiancarono anche Bulgari, Gepidi, Norici, Pannoni, Sarmati, Svevi ed altre etnie ancora. Sul fatto non tutti gli storici concordano, dichiarando che queste genti potrebbero anche essere giunte in Italia o prima o dopo l’arrivo di Alboino, ma al momento poco importa. L’Italia era spopolata a seguito della guerra e delle epidemie, tant’è che i Longobardi dovettero incontrare ben poche resistenze, seppure Pavia resse per oltre tre anni all’assedio.


La Curia Ducis e il potere a Milano:


Dopo aver analizzato alcune congetture anche d’altri studiosi, Serviliano Lattuada afferma che l’allocuzione Curia Ducis potrebbe risalire al re longobardo: «Ci giova di avere qui esposta la nostra oppinione, da cui forse con maggiore probabilità può essere comprovato che il riferito Duca Alboino avesse eretto in questo luogo il suo palaggio [palazzo. N.d.A.]» (Serviliano Latuada, Descrizione di Milano, Tomo quinto, Regio-Ducal Corte per Giuseppe Cairoli, Milano 1751, p. 19).


Pare comunque assodato che in quest’area esistesse il Tribunale dove i duchi di Milano amministravano la giustizia e che Cordusio derivi proprio da Curia Ducis, Curia del Duce, contratto dai milanesi, come già detto, in Cordüs’. In ogni caso Raffaele Bagnoli scrive che «il primo documento autentico che accenni con precisione alla Curia del Duca, è un contratto di permuta che porta la data del 1142» (Raffaele Bagnoli -a cura di-, Le strade di Milano. Storia della città attraverso la sua toponomastica, Grafica Effeti, Milano 1968-1969, p. 394).


Sia come sia nel palazzo o nei palazzi di quest’area risiedevano il potere politico e amministrativo: per dirla con le parole di Carlo Torre, canonico della Basilica Nazariana, terminavano «in questo luogo di tutta la Città gli affari» (Carlo Torre, Il ritratto di Milano, op. cit., p. 245).


Ma dov’era situato il Palazzo principale?


di Gianluca Padovan

(Associazione Speleologia Cavità Artificiali Milano)

L'articolo continua settimana prossima, nel frattempo di Padovan potresti voler leggere: Palazzo della Ragione, in Piazza dei Mercanti. Eretici, Celti, Romani e degrado Per scrivere a Il Presente: redazione@il-presente.it


Didascalie:


1. Padovan Gianluca, Architettura Militare Dizionario Storico, SCAMP Editrice, Milano 2023.


2. Padovan Gianluca, Architettura Militare Atlante Iconografico, SCAMP Editrice, Milano 2023. 


3. Archivio di Stato di Milano. Giovanni Filippini. Veduta di Milano, 1722, Catasto Teresiano, mappe arrotolate prima serie, dettaglio.

bottom of page