«Sull’evento che restituì orgoglio all’Italia», così recita il sottotitolo del libro di Craxi e della sua fondazione, intitolato La notte di Sigonella, ma è stato veramente cosi, o ci sono note da riguardare?
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La sorte della nave da crociera Achille Lauro
Il tutto ebbe inizio il 7 ottobre del 1985, con il sequestro della Achille Lauro, nave da crociera italiana, e dei passeggeri. 545 furono le persone sequestrate da un gruppo di terroristi palestinesi, estranei alla nota OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e al suo leader storico, Yasser Arafat.
Non appena la notizia del sequestro si diffuse, si mise in moto una fitta attività di mediazione egiziana e dell’OLP stessa, che inviò due emissari al Cairo, tra cui Abu Abbas, che poi si scoprirà mandante del sequestro, per favorire il rilascio degli ostaggi.
Sebbene inizialmente non se ne fosse a conoscenza, i terroristi, che avevano operato il sequestro, facevano parte di una cellula autonoma, comandata dallo stesso Abu Abbas, leader dell’FLP, il Fronte per la Liberazione della Palestina.
La sera del 9 ottobre, a trattative quasi concluse, quando si riteneva risolta la situazione poiché il commando si era detto pronto a rilasciare la nave, avviene il colpo di scena: il turista americano Leon Klinghoffer, passeggero della Achille Lauro, paralitico e origine ebraica, aveva avuto la peggio. Era stato ucciso per poi essere scaraventato in mare, da parte del commando dell’FLP a bordo.
Ed è così che iniziò l’instabilità diplomatica, e non, che successivamente condusse alla crisi del governo Craxi.
Il perentorio “no” di Craxi a Reagan
Il no di Craxi, a lasciare i membri del commando nelle mani statunitensi, è supportato dalle norme del diritto internazionale: per gli uomini del generale Steiner, nonostante gli ordini della Casa Bianca, non c’è nulla da fare.
Dopo la scoperta dell’omicidio di Leon Klinghoffer, e il rilascio della Achille Lauro e dei passeggeri ostaggi, il commando fu imbarcato a bordo di un Boeing 737 della Egyptair.
Dopo essere stato intercettato in volo da F-14 americani, il Boeing 737 viene scortato alla base di Sigonella, una base congiunta della Aeronautica Militare e dell’aviazione della Marina americana. Oltre agli F-14 e al Boeing, sono presenti in volo un aereo radar e due C-141 con a bordo gli uomini del generale, statunitense, Steiner.
Non appena atterrato, l’aereo si ritrovò immediatamente circondato da parte di venti carabinieri e trenta avieri del VAM, Vigilanza Aeronautica Militare, posti a protezione del commando. Gli statunitensi del generale Steiner, la Delta Force, a loro volta circondarono gli avieri e i carabinieri italiani, con l'intento di sequestrare i membri del commando. A guardia di quest’ultimi si aggiunsero gli uomini del Gruppo carabinieri di Catania e di Siracusa.
Dalla mezzanotte alle quattro circa di mattina, trattative tra Craxi e Reagan e Steiner, si giunge ad una conclusione, perlomeno, temporanea: i quattro dirottatori verranno presi in carico dalla giustizia italiana verso le 6 di mattina, dopo il ritiro degli uomini di Steiner.
Gli americani chiedono l’estradizione per i quattro dirottatori e per i due membri dell’OLP a bordo dell’aereo (i mediatori di cui prima), sebbene questi ultimi siano sotto la protezione del governo egiziano. Craxi, ricorda quanto stabilito dalle leggi italiane e il Boeing viene fatto scortare da quattro F-104 dell’Aeronautica italiana, all’aeroporto di Ciampino.
Il secondo tentativo di Steiner
Pochi minuti dopo il decollo del 737 della Egyptair, alle 22, un T-39 dell’Aeronautica americana decolla senza autorizzazione, seguendo il Boeing egiziano.
Anticipa, senza autorizzazione e senza identificarsi alla scorta, l’atterraggio del Boeing con una finta emergenza carburante, per parcheggiare vicino allo stesso. Grazie alla fermezza di Fulvio Martini, direttore del SISMI, non vi furono altre complicazioni. Pochi minuti dopo, due veicoli diplomatici accompagnarono i passeggeri a all’ambasciata egiziana.
Il giorno successivo, il 12 ottobre viene consegnato al capo di gabinetto del ministro della giustizia, Salvatore Zara Buda, la richiesta di arresto provvisorio da parte di Holmes, vicecapo missione dell’ambasciata americana a Roma. Il Ministro Martinazzoli, dichiara che non sono contenuti elementi sostanziali secondo i criteri della legge italiana.
Successivamente, il Boeing della Egyptair viene fatto ripartire per Fiumicino. Da quest’ultimo aeroporto, i due dirigenti vengono fatti salire a bordo di un volo di linea battente bandiera jugoslava.
Craxi e Reagan, il diritto e la forza
We had to get mad, You had to set him free
Henry Kissinger all’ambasciatore italiano Petrignani
Nei giorni successivi, si scatenerà una crisi di governo, legata principalmente alle decisioni prese da Craxi e non pienamente supportate da parte dal resto della squadra di governo, in particolar modo dalla parte repubblicana, per le scelte compiute nei confronti del nostro alleato americano.
Tutto questo avvenne nonostante la posizione di Craxi e del governo stesso, anche secondo il programma, fosse rimasta coerente con la causa palestinese e con la posizione pro-NATO.
Il criticato operato di Craxi ci risulta però obbligato: da un lato per il rispetto delle leggi italiane, dall’altro per il rispetto del forte impegno diplomatico, oltre che nei confronti dell’appoggio dato dagli egiziani e da Arafat in occasione degli eventi legati alla Achille Lauro, legato alla stabilità del medio oriente.
Lo stesso Reagan invierà infatti una lettera destinata a Craxi dove ammette che lo “strappo” sia stata una necessità compresa dallo stesso.
Possiamo comprendere le differenze tra le politiche, definibili "negoziali", di Craxi e la linea invece, passatemi il termine, "intransigente" di Reagan, con quest’ultimo che tentò di introdurre il primato della forza, dove invece doveva esclusivamente prevalere il diritto.
Sigonella: l'evento che restituì orgoglio all’Italia?
Ricapitolando, questo evento restituì orgoglio all’Italia? Oltre a dimostrare l’ineccepibile potere della parola e della diplomazia, in quel periodo in mano a Bettino Craxi, dimostrò ulteriormente la posizione strategica che l’Italia ha avuto, ha e deve continuare ad avere a livello diplomatico in ogni situazione, di crisi e non.
Più che restituire orgoglio, la crisi di Sigonella dimostra quanto possa essere necessaria quella piccola dose di orgoglio nel difendere le leggi, i principi e i valori del proprio Paese, mettendo freno alle divisioni e presentando la nazione unita.
Come dissero Viviana Meschesi e Valeria Moroni: «Craxi, con il suo diniego coraggioso, dimostrò che i vincoli dell’alleanza atlantica e gli stretti legami di amicizia con gli Stati Uniti d’America potevano e dovevano coesistere con principi di giustizia internazionale».
«Abbiamo agito secondo la nostra coscienza, secondo la nostra politica, secondo le nostre leggi. La coscienza ci ha dettato il dovere di tentare vie incruente; la politica ci ha offerto l’occasione di utilizzare i buoni rapporti dell’Italia. Le nostre leggi, le leggi italiane, ci hanno indicato la via da seguire.» Bettino Craxi
Philip Arena