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David Rossi: storia di un non suicidio?

Nella realtà tangibile, nella quale noi tutti viviamo quotidianamente, siamo abituati ad avere certezze circa determinati fenomeni fisici o, meglio, ad avere certezze sull’impossibilità del verificarsi di determinati eventi.

Ci risulta difficile, per esempio, immaginare che una stanza a soqquadro possa tornare in ordine da sola senza che alcuna persona la riordini, giusto? O, ancora, prenderemmo per matto colui che sostenga di aver ricevuto una mail da un defunto. «Morto che parla», anzi «digita», direbbe chi conosce esattamente ogni espressione della smorfia. E, infine, cosa penseremmo se ci venisse raccontato che un orologio, situato sopra una scrivania, sia caduto spontaneamente dalla finestra di una stanza nella quale non era presente anima viva?

Gli appassionati del paranormale potrebbero passare le ore a cercare di capire quale particolare spettro causi determinati fenomeni. Con sommo dispiacere di coloro che sono entusiasmati dai fantasmi purtroppo la spiegazione a tutto questo esiste e il paranormale non c’entra nulla.


Tutto ciò accade dieci anni esatti fa, il 6 marzo 2013, nella città sede della più antica banca in attività: Siena. Per essere ancora più precisi, quanto detto avviene non semplicemente nella città toscana ma nella sede di quella famosa banca fondata nel 1472: la Monte dei Paschi di Siena, nota a tutti con la sigla MPS.


L’orologio che cade da solo, dal terzo piano di Rocca Salimbeni, sede della Monte Paschi appunto, non è l’orologio di una persona qualunque. È l’orologio di David Rossi, a capo della comunicazione della suddetta banca. David ha un ruolo importante per la MPS, è sposato con Antonella e ha una figliastra, una bella ragazza di nome Carolina. Insomma, conduce una vita invidiabile. Il 2013, però, non inizia bene per il manager: giunge a conoscenza di informazioni segrete che non lo lasciano tranquillo. Si parla di scandali che, se dovessero essere conosciuti, potrebbero far saltare in aria non solo la città toscana ma l’Italia intera. Questi segreti sono un male per David, non sa come gestirli.


Il 6 marzo, in un bar, Rossi, che ha da qualche giorno l’ansia di essere seguito, dice al fratello: «Parla piano che ci sentono, ho fatto una cazzata e un amico mi ha tradito». La sera di quello stesso giorno, dopo quella frase detta poche ora prima al fratello, le telecamere di Rocca Salimbeni, che danno sulla strada sotto l’ufficio di David, riprendono un corpo che cade: è quello di Rossi.


Sarebbe facile e comprensibile archiviare la faccenda come suicidio, ci sono tutti i giusti ingredienti. Un uomo di potere stressato che nasconde segreti e che sa di aver fatto un errore, probabilmente quello di essersi fidato della persona sbagliata. La pressione è troppa e decide di farla finita. Il caso è chiuso, archiviato, non c’è da discuterne. Eppure, accade qualcosa che potrebbe effettivamente essere definito sovrannaturale.


Venti minuti dopo la caduta di David dal terzo piano, la stessa telecamera che lo aveva ripreso registra un orologio impattare al suolo. E, ancora, per la terza volta, la telecamera mostra, nel viottolo che incrocia la via su cui poggia il corpo del manager, due figure non riconoscibili che da lontano osservano per qualche secondo David e decidono di allontanarsi.

Come può un suicida far cadere successivamente al suo corpo un orologio che teneva al polso? Chi sarebbe così fuori di senno da accorgersi di un corpo esanime e non prestare soccorso o, per lo meno, chiamare i soccorsi? A queste domande si aggiungono altri oscuri dettagli: una serie di ecchimosi sul corpo di David che raccontano chiaramente una colluttazione; l’ufficio di David il quale, da una prima ricostruzione, pare essere in disordine al momento della caduta ma che, successivamente, al secondo controllo da parte delle forze delle ordine risulta in parte ordinato e con alcuni oggetti situati in posizioni diverse. Come si può spiegare un suicida che fa a botte con se stesso prima di lanciarsi? E chi è il folle che oserebbe mai intaccare un luogo di indagine?


Queste domande, fortunatamente, sono in molti ad essersele poste. In particolare Antonella, la moglie, la quale racconta di aver avuto sospetti circa la morte di suo marito a seguito dello strano messaggio che lui le ha lasciato prima di “suicidarsi”: secondo Antonella, la lettera d’addio che portava in essa il nomignolo Toni, a lei riferito, non poteva essere scritta da Rossi in quanto, tale nomignolo, non fu da lui mai usato nei suoi confronti. Anche la figliastra Carolina e il fratello Ranieri non hanno mai creduto all’ipotesi suicidio.


Tutti questi dubbi, leciti, hanno portato, dopo anni di indagini a “ottimi risultati”: due archiviazioni da parte della procura di Siena e l’archiviazione da parte della procura di Genova anche sui presunti - ma nemmeno troppo - insabbiamenti di tale indagine. E sì, perché non si parla solo di lettere, orologi ed ecchimosi ma c’è una serie infinita di altre incongruenze che non garantiscono alcun tipo di certezza circa il fatto che tale faccenda sia effettivamente un suicidio.


Chiamatemi pazzo, complottista o come meglio preferite, ma questa storia porta a tutto fuorché ad un gesto estremo da parte del manager di MPS. Pensiamo alle dichiarazioni fatte alla trasmissione Le Iene dall’ex sindaco di Siena Piccini: «Ho seri dubbi sul fatto che David Rossi si sia suicidato». Ammetto che è bello poter condividere questo mio complottismo con qualcun altro.


Qui, però, giunge la vera riflessione che ci porta il caso Rossi: David era a conoscenza di segreti e, per molti, ex sindaco Piccini compreso, come anche già accennato in precedenza, tali informazioni avrebbero portato a scoperchiare un enorme vaso di Pandora. Si parla di magistrati, alti prelati ed ex ministri coinvolti in scandali finanziari e sessuali che rivolterebbero l’Italia come un calzino. La magistratura non può indagare o, meglio, non vuole indagare. Per quale motivo? Ovviamente perché non può affossare sé stessa.


Pensiamo a quanto racconta Palamara, ex magistrato coinvolto negli scandali del CSM degli ultimi anni intervistato da Sallusti nel libro Il Sistema, ovvero che la magistratura, o meglio le sue correnti interne, abbiano creato una struttura - “Il Sistema”, appunto - volta a tutelare l’interesse privato e non la pubblica giustizia. Il Sistema, che si basa su partiti politici amici, redazioni di giornali favorevoli ad una determinata corrente e accordi con alcune procure italiane, deve sopravvivere. Deve sopravvivere al CSM e alle correnti stesse, ai magistrati e, quindi, ovviamente, a noi cittadini. Il Sistema, creato da magistrati, tenuto in vita da essi, non si fa scrupoli ad affossare gli stessi che lo hanno creato, Palamara ne è un esempio, o ad eliminare chi lo può scalfire: uno come Rossi.

A 31 anni dalla morte dei due Magistrati - e la maiuscola non è un caso - Falcone e Borsellino, che hanno messo la vita al servizio del bene della Nazione ci accorgiamo che, sebbene in ambiti e contesti diversi, il paradigma risulta del tutto rovesciato. Come uscirne? Solo con il coraggio, tanto coraggio che, lasciatemelo dire, non stiamo dimostrando.


Ci vuole una riforma forte volta ad eliminare le correnti e a recidere il rapporto stretto tra procure e CSM così come tra CSM e potere politico. Non è la prima volta che lo auspico, lo scrissi già in passato: l’estrazione a sorte del CSM è il primo modo per eliminare quella serie di nomine di caratura politica che per nulla si confanno a quello che dovrebbe essere un organo super partes. Siamo totalmente privi, ormai, di quella garanzia che conosciamo come la separazione dei poteri di Montesquieu.


Cosa manca per rovesciare nuovamente lo schema e tornare a quella che possa essere considerata una “giusta giustizia”? Negli anni precedenti, ho la presunzione di non commettere errori nel dirlo, a mancare è stata la volontà. L’unico obiettivo era preservare lo status quo. Il Sistema.


Possiamo agire ora? Il tempo è propizio, gli uomini che hanno in mano il potere per mostrare amore per la giustizia, Paese e il popolo pare ci siano. È bene che si dimostrino pronti e preparati, come hanno sempre sostenuto di essere. Il vaso di Pandora è stato scoperchiato, il Sistema è più vivo che mai e non possiamo permetterci, tra altri dieci anni, di avere uno Stato che porti sulla coscienza un nuovo suicidio alla Rossi.

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