Manca sempre meno all’avvento di una Nuova Era Europea che possa ristabilire ordine e che sappia trasformare l’Unione da un gigante burocratico a un gigante politico.
Durante l’ECR Youth Summit, tenutosi a Bruxelles tra il 20 e il 22 di settembre e al quale ho avuto il piacere di partecipare, si è respirata l’aria di un possibile vero cambiamento e ribaltamento degli equilibri di uno dei sistemi politici più complessi e unici sul pianeta.
Il soffio del vento del cambiamento ormai era chiaro, d’altronde la forza dei conservatori si sta facendo strada sempre di più tra gli stati membri e quello che fino a qualche anno fa sembrava impossibile, ora inizia a realizzarsi.
Oltre il blocco notoriamente conservatore, costituto da Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca; uno dopo l’altro, nei paesi dell’Unione rinasce la Destra: Svezia, Italia, Finlandia, Bulgaria, Grecia e Spagna. Le vittorie delle politiche dei singoli stati membri, inoltre, continuano a essere riconfermate, le maggioranze rimangono salde e stabili nel tempo, come nel caso delle elezioni amministrative e regionali italiane che consegnano il nostro Paese sempre di più nelle mani del centrodestra.
Oltre ai paesi già citati, dovremo attendere i risultati dei due paesi più grossi dell’Unione: Francia e Germania, Macron e Scholz si trovano entrambi in difficoltà e la loro vittoria non è più data per scontata.
Il motivo di questo cambio di passo così marcato in tutto il Continente è da ricercare nella poca concretezza della Commissione Europea a guida Von Der Leyen, nell’incapacità di agire riguardo all’emergenza pandemica e bellica, nella corruzione che ha caratterizzato i mondiali in Qatar e nel rispetto scellerato dell’insostenibile agenda di austerità presentata nel 2019 dalla Presidente di Commissione.
La volontà di cambiare gli inquilini dei palazzi giallo-blu è concreta ed è un’esigenza dettata dalla assenza di legittimazione rappresentativa della Commissione e dalla mancanza di potere esecutivo dell’unico organo, su sette, eletto dai cittadini. Infatti, il Parlamento europeo non può in alcun modo ribaltare le decisioni della Commissione.
In questi tre giorni di discussione ho avuto, insieme alla delegazione italiana, l’occasione di confrontarmi con 130 ospiti provenienti da tutta Europa per discutere i punti cruciali e gli obiettivi da raggiungere in occasione delle prossime elezioni Europee di giugno 2024. Tra i temi principali non potevano mancare le politiche migratorie, energetiche e sociali.
Nella giornata del 21 settembre ho avuto l’opportunità di partecipare a una sessione di approfondimento su uno dei temi più caldi e ambiziosi della politica contemporanea: «Il Green Deal, la politica energetica e climatica». In questa sessione ci siamo confrontati sulle politiche energetiche dei vari paesi e l’esito di questo incontro ha confermato la necessità di una transizione energetica differenziata che non indebolisca l’economia dei singoli stati con sanzioni gravose.
Oltre alla questione climatica e migratoria abbiamo affrontato anche la necessità di fermare l’avanzata progressista, in stile woke, che sta frantumando gli Stati Uniti e che rischia di infettare il nostro Continente. Il compito di noi conservatori è fermare questo fenomeno, ancora in fase di avviamento, prima che sia troppo tardi e si rischi di cadere in tranelli tanto ridicoli quanto spaventosi. Per realizzare questo intento dobbiamo puntare sulla comunicazione, che oggi è ancora appannaggio della sinistra, e sul tentare di riportare sulla via del buon senso chi si è lasciato lavare il cervello della propaganda woke.
Oltre alle sfide contingenti e proprie soltanto del nostro tempo vi è anche la necessità di rideterminare le competenze dell’Unione Europea e ristabilire la sovranità dei singoli stati membri: elemento più che necessario per la convivenza dei Nostri Popoli che non necessitano di burocrazia e austerità per ogni aspetto delle proprie politiche interne, bensì, di poche, e ben fatte, scelte strategiche condivise in politica estera.
La possibilità di cambiare c’è ed è nostra responsabilità combattere affinché il sogno di un’Europa migliore si avveri, dobbiamo far sì che i prossimi nove mesi siano la dolce attesa di un futuro che sappia conservare la nostra storia e le nostre radici uniche.
Filippo Pagliuca