Eutanasia: D’Egidio, capogruppo FDI, firma la legge di Cappato. Mela marcia in Molise
- Matteo Respinti
- 15 apr
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 16 apr

Il tradimento: Fratelli d’Italia Molise che dice sì alla Coscioni
Non capita spesso che la politica molisana valichi i confini regionali. Questa volta il rumore del tradimento di cui diamo notizia deve raggiungere portata nazionale.
Armandino D’Egidio, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, e Guido Massimo Sabusco, esponente della Lega, hanno sottoscritto la proposta di legge regionale sul suicidio medicalmente assistito, che vede prima firmataria la capogruppo del Partito Democratico.
Non una proposta qualsiasi, ma la declinazione molisana della leggi regionali promosse dall’Associazione Luca Coscioni e dal frontman dell'eutanasia Marco Cappato, in tutta Italia con la campagna Liberi Subito.
Le firme in questione, quelle di D’Egidio e Sabusco, rappresentano molto più di un gesto personale: si tratta di una vera e propria crepa nel cuore della destra italiana. Come del resto era chiaro, almeno per quanto riguarda la Lega, già a partire dalla presa di posizione (con conseguente voto) a favore della proposta di legge da parte del presidente Zaia, e della sua Liga in Veneto e dall'avallo del presidente Fontana all'operato dell'assessore Bertolaso che (in maniera poco trasparente) favorisce il suicidio assistito, in barba al riconoscimento da parte del Consiglio regionale che non spetta a esso legiferare sul tema.
La destra che si vuole definire conservatrice, oserei dire la destra che si vuole definire destra, ha il compito di difendere la vita dal concepimento alla morte naturale. Ma la proposta in questione, dal titolo tecnico di Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito, stabilisce modalità, tempi certi e prestazioni gratuite per assecondare chi domanda la morte.
Prendere esempio da FDI Lombardia: le ragioni di Matteo Forte
Per fortuna, non tutta la destra ha smarrito la bussola. A dimostrarlo è Matteo Forte, consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Lombardia, che avevamo intervistato quando il Consiglio regionale della Lombardia doveva decidere se votare, o meno, la proposta della Luca Coscioni (voto, poi, evitato con la pregiudiziale): «la posizione ufficiale dei partiti di centrodestra rimane molto chiara: sì alla difesa della vita, dal concepimento fino alla morte naturale».
In un momento in cui le battaglie valoriali sembrano diventare fluide e inconsistenti (per calcolo personale o perchè si sono imbarcate mele marcie) e, cosa ancora più preoccupante, in un tempo in cui il centro-destra, alle volte, non sembra più in grado di combattere le proprie battaglie sul piano politico-razionale, senza appellarsi alla fede (che gli avversari disprezzano), Forte ci aveva saputo ricordare (21 gen 2024) che: «le battaglie dell’Associazione Luca Coscioni mettono in discussione qualcos’altro. Credo che mettano in discussione proprio quel che dicono di voler affermare, cioè la democrazia liberale con il suo sistema di garanzie per l’individuo.
[...] La giudiziarizzazione delle decisioni che spettano invece al legislatore, portata avanti da chi tra l’altro può permettersi economicamente e mediaticamente di sostenere processi che poi arrivano fino alla Corte costituzionale, mina l’uguaglianza dei cittadini che partecipano alle elezioni per scegliere chi deve dare l’indirizzo politico alla Nazione. [...]
Per questo dico che in gioco, contrariamente a quanto sostengono i promotori del suicidio assistito, non c’è l’affermazione di uno Stato etico, quanto la preoccupazione di minare proprio quel che loro vorrebbero difendere: la democrazia liberale con il suo sistema di garanzie per la persona e la netta separazione tra i poteri giudiziario e legislativo».
Quando la destra smette di essere destra
È inaccettabile che un esponente di Fratelli d’Italia, partito che si presenta come, e molto spesso è, baluardo di una visione antropologica che riconosce come beni non negozibili la persona e la dignità della vita, si faccia portavoce di questa deriva anti-umana. Chi legge il testo proposto in Molise rimarrà stupito dalla sua efficienza e freddezza: tempi certi (30 giorni), prestazioni gratuite, commissioni multidisciplinari, assenza di impatti sul bilancio. Dietro questa organizzazione quasi “aziendale” si cela una visione glaciale della vita, che riduce il dramma umano della sofferenza a un iter da sbrigare nel minor tempo possibile.
Firmare questa legge, a maggior ragione con la scusa della “trasversalità”, vuol dire legittimare la cultura dell scarto, che maschera, dietro parole dolci, l’eliminazione silenziosa dei più fragili. La firma di Armandino D’Egidio non è solo un errore politico. È un tradimento culturale. È la prova che a destra esistono mele marce pronte a sacrificare i principi non negoziabili.
Chi ha votato Fratelli d’Italia per difendere la vita e la famiglia deve sapere che in Molise, almeno una mela marcia ha tradito. Sperando che i colleghi di D’Egidio si ribellino, e che il Partito prenda provvedimenti, conforti elettori, simpatizzanti e militanti che altrove, per esempio in Lombardia, la battaglia continua.
Ci sono uomini e politici di destra che sanno da che parte stare. Non con la morte, ma con chi soffre. Non con l'ideologia radicale, ma con la dignità della persona.
Ora, da Roma, una voce si elevi, come ha sempre saputo fare, per dire forte e chiaro che quella di D’Egidio non è una scelta condivisa, ma una deriva da fermare. Prima che sia troppo tardi.
Matteo Respinti
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