top of page

Fecondazione artificiale: quando la fantascienza diventa realtà

Fecondazione in vitro, procreazione medicalmente assistita, inseminazione artificiale… ma tutto questo cos’è? Forse non tutti sanno che la prima fecondazione in vitro arrivò negli anni Quaranta, ma solo alla fine degli anni Settanta si ebbe la nascita della prima bambina in provetta, Louise Brown. Era il 1978 ed era appena cominciata l'era della fecondazione in vitro.


Con l‘Intelligenza Artificiale è stato creato un algoritmo che analizza le fasi iniziali della fecondazione, dello sviluppo embrionale, il suo contenuto cromosomico, il suo livello di attività cellulare e la sua vitalità, calcolando matematicamente quello con più probabilità di impiantarsi (fino al 90%) e di arrivare senza pericoli al termine di gravidanza. Questo sistema classifica automaticamente gli embrioni più idonei all’impianto in utero, scegliendone anche la morfologia, e a richiesta il sesso, attraverso nuovi e precisi indicatori e protocolli personalizzati, individuando anche il momento migliore, dal punto di vista ormonale, per l’impianto dell’embrione finalizzato ad ottenere una gravidanza sicura.

Tutto ciò potrebbe sembrare interessante se non stupendo ma il concepimento naturale che tutti conosciamo? Con la sua casualità? L’ovulazione e la fecondazione, gli incrocio dei cromosomi materni e paterni e la prevalenza degli stessi? La produzione di un essere unico e irripetibile, più somigliante alla madre o al padre, e distinto da ogni altro umano? Che fine faranno? Ogni aspetto elencato sta per essere superato da un concepimento artificiale, da un algoritmo di laboratorio, da una scienza che - nonostante il suo aiuto in diverse situazioni – spesso sembra quasi andare contro la natura umana se non addirittura contro l’uomo.


La fecondazione artificiale, questa novella «manna dal cielo», causa anche seri rischi, a breve e a lungo termine, sia per le donne che per i figli. La Società italiana di pediatria (SIP) e il Sindacato italiano degli specialisti pediatri (SISPE), durante un convegno dal titolo “Procreazione medicalmente assistita: il bambino al centro”, «hanno constatato l’esistenza di una correlazione fra malattie fisiche e psichiche crescenti dei bambini e i nati da fecondazione artificiale».


La storia della procreazione medicalmente assistita (PMA) è legata non solo all’aspetto innovazioni tecnologiche, frutto delle conoscenze di biologia e medicina, ma soprattutto al lato normativo con la legge 40 del 2004, si tratta di una normativa che permette l’accesso a ogni coppia che abbia problemi accertati di infertilità o di sterilità – con il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e con la revoca del consenso ed il divieto di accesso alla fecondazione assistita per single e coppie dello stesso sesso.


Una notizia che getta timore e sconforto proviene dal Regno Unito, riguarda la nascita del «primo bambino con il DNA di tre genitori»; il tutto giustificato da una causa dalla nobile facciata, ovvero il tentativo di prevenire la nascita di bambini con devastanti malattie mitocondriali e che possono essere fatali entro pochi giorni o addirittura ore dalla nascita. Ovviamente gli aspetti negativi vengono coperti dal famoso velo di Maya ma soprattutto viene sconvolta la natura di questo processo, la bellezza di questo evento umano esaltato da poeti ed uomini illustri dalla notte dei tempi, mettendo in serio pericolo la normalità della creazione di una vita. Il binomio uomo-donna, necessario fino ad ora per la procreazione, sta per diventare non essenziale, se non quasi superfluo/superato, sconvolgendo ogni normale equilibrio.


Ovviamente si è evitato di portare l’intera questione su un piano religioso ed ideologico, per non rendere tutto più pesante e pieno di cavilli, ma sarebbe interessante ed essenziale esaminare in toto l’argomento. Che la PMA sia giusta o meno è ora divenuta una decisione soggettiva, come soggettivo dovrebbe essere il parametro di misurazione della realtà che viene sempre più traghettata verso una visione fantascientifica delle cose. Forse è il momento di collocare sulla scena i «freni della decenza».


Nicola Antonio Raduazzo - GN Avellino e AU Salerno

bottom of page