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Introduzione

Questa è l’introduzione di una trattazione ben più ampia che toccherà i temi principali della lotta ai cambiamenti climatici e non solo.

In questa serie di articoli che uscirà ogni venerdì, la rubrica “Fridays for facts” tratterò la maggior parte dei temi che interessano: l’inquinamento, l’ambiente e la transizione energetica; i temi che verranno toccati sono: la produzione di energia elettrica e nucleare, le fonti rinnovabili, l’idrogeno, la ZTL, i trasporti a basse emissioni, le batterie e la filiera produttiva italiana ed europea.

«L’ambiente non è politico», o almeno, è quello che vogliono farci credere. Ci illudono che non sia l’ennesimo tema per fare rumore e attaccare gli avversari, ma che siano solo visioni diverse per affrontare il problema. Ma facciamo un passo indietro.


Dobbiamo partire del presupposto che i cambiamenti climatici ed il surriscaldamento globale sono due fenomeni reali e dimostrati, chi non lo crede può anche smettere di leggere, che saranno molto impattanti sul nostro futuro.

Ad oggi, in Italia, il tema dell’ambiente - per assurdo - è diventato un tema divisivo con polemiche sempre più crescenti sia a destra che a sinistra e si è perso il fine iniziale. Dall’ala sinistra del parlamento abbiamo i “gretini”: capaci solo di ripetere mnemonicamente le parole della ragazzina dalle trecce bionde, senza avere un quadro chiaro e reale della situazione. Dalla sponda opposta, invece, non si fa di meglio… la destra, giunta in ritardo sul tema, si lascia condizionare dal terrorismo degli avversari e risponde, anch’essa, senza riflettere razionalmente dei problemi da risolvere. Di conseguenza il dibattito politico è diventata una scadente gara di slogan a chi fa più clamore, un teatro tragicomico che desta nella popolazione malumori, resistenza, indifferenza e anche negazionismo nei confronti della transizione energetica.


Esaurimento delle fonti di energia non rinnovabile


La transizione energetica non solo è necessaria ad evitare disastri climatici, ma è anche essenziale per far fronte all’esaurimento dei combustibili fossili che avverrà prima della fine del secolo. Ricordiamoci, infatti, che il petrolio ed il gas non sono fonti inesauribili ed è necessario essere preparati di fronte al loro esaurimento. L’università di Stanford stima che petrolio e gas saranno terminati rispettivamente entro il 2052 e il 2060. (https://mahb.stanford.edu/library-item/fossil-fuels-run/, questa è solo una delle fonti: le stime possono variare, ma tutte concordando sulla fine del secolo). Anche l’energia nucleare, pulita a differenza dei combustibili fossili, avrà una scadenza determinata dalla reperibilità dell’uranio, sebbene più lontana rispetto a gas e petrolio e con la possibilità di utilizzare altri combustibili nucleari in sua sostituzione.


Vantaggi rinnovabili

In questi termini, il vantaggio principale delle fonti rinnovabili è la loro inesauribile presenza: banalmente, il sole è destinato a spegnersi tra cinque miliardi di anni.


Qualità dell’aria

Un altro aspetto fondamentale per il passaggio a fonti di energia pulita viene giocato dalla pessima qualità dell’aria delle grandi città, ad esempio Milano per il nostro paese. La pianura padana è da decenni considerata la zona con l’aria più inquinata d’Europa e questo è dovuto all’alta presenza di polveri sottili. Non a caso nel 2020 la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per aver infranto il diritto comunitario, in materia di qualità dell’aria, poiché in modo sistematico e persistente non sono state rispettate le soglie massime per gli agenti nocivi.

Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente e l’OMS, l’esposizione prolungata al PM 2,5 e al PM10 sarebbe correlata all’insorgenza di tumori, arteriosclerosi e capace di interferire con lo sviluppo neurologico dei bambini. Si stimano in Lombardia, nel 2020, oltre 15 mila morti dovute all’inquinamento dell’aria.


Il problema della dipendenza dal gas nella produzione di energia elettrica


L’Italia finora non ha ancora avuto un’idea precisa delle norme da mettere in atto per la transizione energetica, ma continua a seguire gli andamenti del presente, per fini politici, senza una chiara visione del proprio futuro.

L’attuale approvvigionamento energetico per la produzione di energia elettrica è fortemente dipendente dall’estero ed in particolare dalle importazioni di gas, poiché fino ad un anno fa era venduto ad un prezzo molto basso. In particolare, il gas ci ha reso molto dipendenti da paesi geopoliticamente instabili (Russia, Medio-Oriente e Nord Africa) e circa 73 miliardi di metri cubi, su 76 che consumiamo annualmente, vengono importati. (dati del MASE, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica).


Il governo, per arginare la situazione, ha deciso di considerare anche le trivellazioni nel mare Adriatico, trivellazioni che non sarebbero minimamente sufficienti a contribuire alla domanda di gas attuale, poiché, considerando tutti i giacimenti conosciuti, si stimano un totale di 70/80 miliardi di metri cubi di gas estraibile, distribuito su 1298 pozzi, di cui molti solo esplorativi. In aggiunta, molti di questi pozzi hanno una pressione troppo bassa per l’estrazione, perché sono ampiamente sfruttati, e l’unione di tutti questi fattori ne rende fortemente antieconomica l’estrazione.


Come siamo messi oggi?


Nel 2021 in Italia siamo riusciti a raggiungere una componente di energia rinnovabile (eolico, fotovoltaico, idroelettrico e geotermico) di circa il 42% (dati Terna) di tutta l’energia elettrica prodotta. Questa componente potrebbe essere molto più impattante, in particolare, si potrebbe sfruttare meglio l’energia eolica, ma la burocrazia, i divieti ministeriali (ad esempio Ministero della cultura) e l’inefficienza delle amministrazioni locali impediscono un pieno sviluppo di questa fonte. Mediamente in Italia sono necessari 7 anni per la conclusione di un iter per l’energia eolica, quando la normativa stabilisce 6 mesi. (dati da Lega Ambiente, “scacco matto alle rinnovabili”)


Tutto questo fa sì che il nostro paese continui ad usare massivamente fonti fossili e debba ancora fare ricorso alle importazioni energetiche dall’estero, quando potremmo essere molto più autosufficienti con un minor impatto ambientale.


Filippo Pagliuca

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