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Guerra e pace: il futuro dell'Ucraina e dell'Europa, tra trattative segrete e scarsa rilevanza globale

La guerra è un "duello" su vasta scala, diceva il noto generale prussiano Carl von Clausewitz, e oggi gli schermidori non sanno se rinfoderare le sciabole o lanciarsi in un nuovo affondo.


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Pace in Ucraina: trattative internazionali e egemonia di USA e Russia


A Riad, in Arabia saudita, i rappresentanti americani e russi si sono seduti al tavolo delle trattative, la nuova amministrazione Trump vuole chiudere la faccenda ucraina, accettando e spingendo per il compromesso. Queste trattative, che una testata come il come il Telegraph ha definito "accordi capestro", o novella Versailles, sarebbero umilianti per Kiev, per via delle folli pretese statunitensi, e per i Paesi europei, in quanto sarebbero esclusi in toto dalle trattative. Dalle indiscrezione, nel caso del conflitto russo-ucraino, la pax americana, sembra prevedere la cessione ai russi dei territori del Donbass (o forse di più), con la controparte statunitense che si aggiudicherebbe il controllo economico sulle risorse minerarie e le terre rare ucraine (per "compensare" i pacchetti di aiuti di Washington).

L’Unione Europea divisa: cosa fare in Ucraina?

Tornando in Europa, l'aiglon dell'Eliseo, Emmanuel Macron, ha convocato i principali capi di governo dei Paesi europei sulla questione Ucraina; le visioni che emergono da questa riunione sono assai differenti: quel che è sicuro è che non è emersa una linea condivisa. I premier oltranzisti, come il britannico Starmer, ma anche la stessa Francia, auspicano un ulteriore, e maggiore, sostegno a Kiev, e si dichiarano pronti anche all'invio di truppe. Immaginate, soldati inglesi e francesi a mollo nel fango, in una trincea nel Donbass, si tratterebbe un revival della Battaglia della Somme, con l'aggiunta del gelo e dell' inverno russo. La cosa è assai improbabile, soprattutto se consideriamo i problemi del fronti interni anglo-francesi, Macron ha delle belle gatte da pelare con le grane politiche interne e il primo ministro britannico non è da meno.


L’Impatto dell'invasione Russa e del conflitto sull’Occidente


I cittadini francesi e britannici potrebbero supportare un intervento diretto al fianco di Kiev, con tutti i sacrifici che ciò inevitabilmente comporterebbe? Io, personalmente, ne dubito. Il cancelliere tedesco, che ha lasciato l'Eliseo per primo, si è detto contrario a questa possibilità e anche il Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha escluso più volte questa ipotesi.


L'unica cosa che, in modo trasversale sembra mettere d'accordo tutti, è l'inevitabile aumento della spesa pubblica per il settore della difesa delle Nazioni europee, operazione molto necessaria e fin troppo trascurata negli anni passati.


Sta di fatto che rispetto alla risoluzione della guerra, il mondo occidentale mantiene ancora due visioni diametralmente opposte: americani e russi, che, in fondo, sono gli unici giocatori di questo Risiko, sembrano non essere più sono più interessati a proseguire il conflitto, in particolare gli statunitensi sono consapevoli che Mosca non mollerà mai il Donbass e che Kiev non ha la forza per riprendersi quelle regioni.


Per la Russia questa era una guerra che non si poteva perdere, per gli occidentali quella dell'Ucraina è stata un'infatuazione durata un'annetto mezzo, portata avanti senza una concezione lucida di cosa significa combattere guerra.

Chi, ovviamente, ne pagherà di più le conseguenze sono gli ucraini, le promesse di "vittoria finale" sono sfumate, promesse vane di un Occidente che non poteva vincere e che non ci ha neanche provato.


 Il ruolo marginale dell’Unione Europea


E gli altri sconfitti sono i Paesi dell'Unione, emarginati da Mosca e da Washington, che hanno sostenuto gli aiuti militari all' Ucraina, mettendo in ginocchio le proprie economie senza ottenere nulla. Fosse anche la "sola" salvezza dell'Ucraina. Vi ricordate l'ossanatissimo Mario Draghi, che innanzi a una platea di giornalisti scondinzolanti e proni annunciava: "volete la pace o i condizionatori accesi"? Beh, avremo la pace, forse, ma non quella che alcuni paventavano. Altresì il nostro fabbisogno energetico, che dipendeva da Mosca, ci ha fiaccato e costretto a dipendere, nuovamente, da altri Paesi, che, anche questa volta, non sono proprio fior fiori di democrazie.


L'Unione Europea non ha una lungimiranza e non è considerata dai due protagonisti, Mosca e Washington. Non sa gestire crisi e situazioni di questo genere, non sa fare nulla. Io, da lettore accanito, consiglierei una letturina, semplice, ma molto efficace.


L'arte della guerra, di Sun Tzu, un libro che consiglio all'Europa e a ogni buon militante. Il mio non è, certo, spirito militarista, ma se si vogliono evitare le guerre che non si possono vincere, serve una giusta concezione per capire quando non possiamo farlo.


Alessio Benassi

Il Presente è il quotidiano di cultura, informazione e formazione della destra militante italiana, è diretto da Matteo Respinti.

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