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Il Gatto & la Volpe: un racconto sulla sinistra o, meglio, un sinistro racconto


I “Compagni del Grembiule”:


Se alla parola “compagno” è associato il “compagno di banco”, ne è immediatamente associata anche la parola “comunista”. Dalla “libera muratoria” (innanzitutto francese) di un tempo la massoneria attinge a piene mani e fa propri i termini “compagno” e “compagnonaggio”, intendendo con quest’ultimo «un insieme di associazioni puramente operaie, limitato d’altronde a certi mestieri.


il nome stesso di Compagnonaggio indica il suo carattere: è un’organizzazione protettiva contro i padroni (i maestri). La corporazione continuava a rappresentare il Mestiere, ma nel suo seno il Compagnonaggio viveva di una sua vita propria. Non solo è dunque errato sostenere che la Libera Muratoria operativa sarebbe nata dal Compagnonaggio, ma si può dire invece che il Compagnonaggio le diede il colpo di grazia, distruggendo – malgrado la continuità delle apparenze – il “terminario” primitivo» (Alec Mellor, I nostri fratelli separati, i liberi muratori, Edizioni Giovanni Bolla, Milano 1963, p. 29).


I “compagni di strada”, ma pure i “compagni di viaggio”, sono invece le espressioni indicate dalla parola russa poputčiki coniata da Davidovic Bronstein (Leon Trotzkij) «per indicare i sostenitori tiepidi (in genere intellettuali) del nascente regime sovietico, poi passata a indicare i simpatizzanti stranieri i quali, in genere, pur manifestando un attaccamento acritico all’Unione Sovietica (per esempio, giustificando ogni inversione della sua politica estera o interna), rimanevano tuttavia fuori dei rispettivi partiti comunisti nazionali» (Istituto della Enciclopedia Italiana, Vocabolario della Lingua Italiana, Vol. I, Roma 1986, pp. 851-852).


Per chiudere il cerchio si ricordi che il comunismo, per quanto taluni suoi personaggi di spicco non siano stati massoni, oppure lo abbiano occultato alla perfezione, è un “programma della massoneria internazionale”.

 

“La storia infinita”:


Nel vicino-lontano XIX secolo vediamo emergere dal panorama politico europeo due interessanti e mai abbastanza “sviscerate” figure: Marx ed Engels.


Kissel Mordekai (Treviri 1818 – Londra 1883), alias Karl Heinrich Marx, di famiglia israelita, è definito a posteriori il “probabile padre” del comunismo, ma sarebbe meglio definirlo come “colui che lo ha sviluppato e propalato”. Laureatosi in filosofia, Mordekai si dedica al giornalismo politico e a Parigi pubblica in collaborazione con Friedrich Engels il primo e unico numero della rivista Deutsche Französische Jahrbücher. Questa contiene due articoli: “La questione ebraica” e “La critica della filosofia hegeliana”.


Successivamente Marx ed Engels aderiscono alla Lega dei Comunisti e nel 1848 scrivono il Manifesto del Partito Comunista. Sinonimo di Comunismo è il Bolscevismo e la dottrina bolscevica russa anima il movimento politico professato dalla sinistra del partito socialdemocratico russo, schieratosi con Lenin, dove tale partito si è costituito all’interno del “Bund” ebraico. Il fatto curioso è che anche gli stessi ebrei ne subirono le conseguenze, travolti in guerre, deportazioni ed eccidi.


Ed oggi, detto per inciso, purtroppo ci si dimentica dello scrittore sovietico di confessione ebraica Aleksandr Isaevič Solženicyn (Kislovodsk 1918 – Mosca 2008), premio Nobel per la Letteratura nel 1970, il quale ha scritto l’illuminante e istruttivo Archipelag Gulag sui “lager sovietici”, dove lui stesso è stato incarcerato. Ma non divaghiamo e torniamo al punto: i “gatti e le volpi”.


Si dice che tre siano i personaggi di spicco del Comunismo europeo, ma anche qui mi tocca dissentire, perché a mio avviso si tratta del comunismo asiatico, non già europeo, e sono: Lenin, Trotzkij e Stalin.


Vladimir Il’ic Ul’janov (Simbirsk 1870 – Gorki, Mosca 1924), alias Nikolaj Lenin, massone affiliato anche alla loggia “Joseph de Maistre”, è stato uno dei fautori della rivoluzione comunista russa dei primi del Novecento e della trasformazione dell’impero russo in Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (U.R.S.S.).


Così nel 1920 ha scritto il borghesissimo Nikolaj Lenin: «Lo ripeto, l’esperienza della dittatura del proletariato che ha vinto in Russia ha mostrato chiaramente a chi non sa pensare e a chi non ha mai dovuto riflettere su questo problema che la centralizzazione assoluta e la più severa disciplina del proletariato sono una delle condizioni fondamentali per la vittoria sulla borghesia» (Lenin, L’estremismo malattia infantile del comunismo, A.C. Editoriale Coop, Milano 2003, p. 23).


Di “Lenin” si può sinteticamente rammentare che il fratello Aleksandr Ul’janov è nichilista e viene condannato a morte nel 1887 a seguito del fallito attentato contro lo Zar Alessandro III.

Vladimir, invece, sconta un anno di carcere per attività sediziosa, prima di laurearsi in legge, e successivamente passa tre anni d’esilio in Siberia; nel 1900 fugge in Svizzera e fonda il giornale Iskra (Scintilla). Se in Italia il giornale del Partito Socialista Italiano, il quotidiano Avanti! appare a Roma il 25 dicembre 1896, diretto da Leonida Bissolati, “Lenin” fa uscire il proprio giornale Avanti (Vperëd) il 4 gennaio 1905.


A proposito del “compagno Lenin” e della Ur-lodge conservatrice denominata “Joseph de Maistre” a cui è affiliato, Laura Maragnani afferma che questa sia «un’officina infatti molto, ma molto elitaria, con una storia fantastica: fu creata in Svizzera agli inizi del 1917, aveva addirittura tra i suoi promotori Vladimir Il’ic Ul’janov Lenin, che ne organizzò poi la rifondazione nel marzo del 1921 a margine del X congresso del Pcus» (Laura Maragnani, Il potere in grembiulino, in Gioele Magaldi -con collaborazione di Laura Maragnani-, Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges, Chiarelettere Editore, Milano 2016, p. 27).


A ben vedere sia in Russia sia altrove il proletariato non è mai riuscito a governare, soprattutto se vigeva un governo comunista o, per dirla tutta, se comandava la Grande Loggia paludata nella bandiera rossa comunista.


Lew Davidovic Bronstein (Ivanovka, Ucraina 1879 – Coyocán, Città del Messico 1940), alias Leon Trotzkij, massone, è uno dei fautori della rivoluzione comunista russa dei primi del Novecento, poi perseguito e successivamente fatto uccidere da Stalin. In una Enciclopedia possiamo succintamente leggere: «figlio di un agiato coltivatore israelita, studente a Odessa (1897), si legò ai circoli rivoluzionari locali, avvicinandosi alle teorie marxiste» (Rizzoli Larousse, Enciclopedia, Vol. 21, Bologna 2003, p. 705).


Specifica succintamente Gioele Magaldi: «Pan-Europa: il progetto di Kalergi. Dopo la tragedia della Prima guerra mondiale, mentre il massone bolscevico Lev Trockij (1879-1940) sognava un’Europa tutta comunista, il massone liberalmoderato e per certi aspetti “elitario” Richard Nikolaus Eijiro von Coudenhove-Kalergi (1894-1972) si intestò un nuovo pionieristico progetto di unificazione europea» (Gioele Magaldi, Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges, Chiarelettere Editore, Milano 2016, p. 130).


E veniamo ora a “Baffone”, il “terzo incomodo” del sodalizio tra Gatto e Volpe: Stalin. Ma, attenzione, nessuno dei personaggi non solo russi, fatte salve le debite eccezioni che confermano la regola, sono noti al grande “Pubblico Europeo” con il loro vero nome.


Iosif Vissarionovic Dzugasvili-Kocha (Gori, Georgia 1879 – Mosca 1953), alias Stalin, massone, è un rivoluzionario e il principale dittatore russo del XX secolo. Si ricordi che il leitmotiv del XX secolo, nonché di questo XXI, è che Stalin fosse georgiano purosangue e avesse vessato gli ebrei. In realtà Stalin era ebreo e in seno al gruppo ebraico di potere vi erano insanabili lotte. Ragion per cui Stalin riempì anche la Siberia di milioni di ebrei deportati innanzitutto dalle terre russe. Poi fu la volta degli ebrei polacchi quando le truppe sovietiche invasero la Polonia nel 1939, agli inizi della Seconda Guerra Mondiale. E via così.


Gianluca Padovan





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