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Intervista a Carlo Armeni: «Mettetevi in gioco, osate, puntate in alto»

Carlo Armeni, tanti anni di militanza giovanile, poi la famiglia ed il lavoro, di cosa ti occupi oggi?

«Mi occupo felicemente di due figli di sette e quindici anni! Lavoro in un’azienda multinazionale nel settore retail. Nel tempo libero collaboro a progetti locali di Modavi Onlus.»

Sei stato militante e dirigente di Azione Giovani, movimento giovanile di Alleanza Nazionale, poi con il PdL sei stato responsabile cittadino della Giovane Italia ed infine hai guidato i ragazzi, ora quasi tutti trentenni, alla militanza con Gioventù Nazionale, che ricordi hai?

«Innumerevoli ricordi, potrei scriverci un libro. Nel corso degli anni ho visto passare tantissime persone, qualcuno è rimasto poco e altri molto a lungo, qualcuno è sempre della stessa idea e altri hanno rinnegato tutto. Ho preso parte a momenti importanti per la comunità, alcuni entusiasmanti e altri che mi hanno lasciato l’amaro in bocca. Vittorie e sconfitte, gioie e delusioni. Una vita vissuta intensamente ti da questo.»

La militanza giovanile ti ha aiutato nel tuo percorso di crescita professionale?

«Non direttamente, se è questo che intendi. Ma ti direi che mi ha aiutato molto nel mio percorso di crescita personale. Sono pochissime le persone che hanno avuto l’occasione di occuparsi a vario titolo di politica nella vita, è una dimensione che nell’esperienza dei più non c’è e che ti rende differente nella lettura del mondo che ci circonda.»

Che consigli vorresti dare ai ragazzi più giovani?


«Mettetevi in gioco, osate, puntate in alto. Non siate egoisti, non siate “moderati”. Le cose belle arrivano dopo i sacrifici, ma solo se sarete in grado di essere eretici e controcorrente, altrimenti finirete per omologarvi. Credo che questa fase storica sia molto difficile per un movimento giovanile: abbiamo il governo più “nostro” di sempre.


Eppure i giovani devono comunque essere motore di innovazione e di pensiero critico, senza paura di dire anche cose scomode. Credo che gli spunti su cui fare analisi e approfondimento ci siano, dalla posizione dell’Italia sulla guerra in Ucraina, al mercato del lavoro, alla questione degli affitti per studenti e giovani coppie.


Un movimento giovanile non dovrebbe avere problemi anche a sostenere posizioni differenti dalla linea ufficiale del partito su tematiche così centrali.»


Dal 2011 al 2016 sei stato consigliere di zona 7, oggi Municipio 7, un territorio vastissimo caratterizzato da grandi parchi, dalla presenza dello Stadio San Siro ma con un’ampia disuguaglianza sociale, come vorresti vedere la nostra Milano nel 2030?

«Ho sempre vissuto nel quartiere San Siro perché è uno dei più verdi di Milano, oggi mi piacerebbe se riuscisse a rivoluzionarsi in meglio dirimendo la questione del nuovo stadio, realizzando una struttura moderna e ripensando completamente lo spazio del Piazzale dello Sport: insomma mi piacerebbe veder realizzato il progetto originale di Milan e Inter.


Mi piacerebbe una Milano sempre più caratterizzata da parchi sicuri e puliti, una rete capillare di piste ciclabili protette, e, sogno non impossibile, che riprenda in mano seriamente il progetto di riapertura dei Navigli. Insomma una metropoli sempre più europea e sempre più proiettata nel nuovo millennio.


Purtroppo il centrodestra negli ultimi 15 anni ha portato avanti la vecchia retorica della città a misura di automobile, e infatti perde inesorabilmente le campagne elettorali pur avendo di fronte un centrosinistra che a livello nazionale si rivela debolissimo ma che a Milano interpreta le ambizioni di una città profondamente e orgogliosamente diversa dal resto d’Italia. Mi piacerebbe vedere un cambiamento radicale su questo, ben prima del 2030.»

A cura di Francesco Rocca

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