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Intervista a Marco Bestetti


Ottobre 2015. Teatro dal Verme. Lancio della campagna per le comunali di Milano. È qui che, per la prima volta, Silvio Berlusconi presentò al grande pubblico l’astro nascente di Forza Italia. Marco Bestetti – che tutti iniziarono a conoscere come “il Commendator Bestetti” protagonista di una famosa barzelletta del Cav. – è stato considerato per anni il golden boy del partito azzurro. Dopo 18 anni di militanza però, il coordinatore nazionale di Forza Italia Giovani ha detto addio. Una svolta, la sua, che lo ha portato ad abbracciare il progetto di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni. Sotto il nuovo simbolo, nel suo comitato elettorale nel cuore di Baggio, è cominciata una nuova avventura: le ultime elezioni regionali lo hanno portato a diventare Consigliere della Lombardia. Ma cerchiamo di capire un po’ meglio…


Chi è Marco Bestetti?


«Un ragazzo cresciuto nella periferia ovest di Milano, a Baggio, che un giorno, guardando fuori dalla finestra e non apprezzando quello che vedeva intorno, al posto di lamentarsi, ha deciso di rimboccarsi le maniche. Sono sceso in strada e ho cominciato a dedicarmi alla militanza politica. Ho iniziato a scuola e in università; poi ho continuato nelle istituzioni, seguendo un percorso di crescita che dal territorio mi ha portato a diventare Consigliere di Regione Lombardia. Tutto questo senza mai dimenticare l'ancoraggio al mio territorio e il modo che mi piace di far politica: quello delle risposte concrete da dare ai cittadini. Mi sento orgogliosamente un italiano che ha deciso di dare il suo piccolo contributo alla comunità alla quale appartiene.»


Tu hai guidato il movimento giovanile di Forza Italia. Quanto è importante la militanza giovanile per il mondo della politica?


«Credo che sia fondamentale. I giovani intercettano istanze che sono più prossime ai loro coetanei. Io penso che politica debba far rima con futuro. Noi prendiamo decisioni che interesseranno soprattutto chi vivrà il mondo di domani, cioè i più giovani. Quindi il ruolo della militanza e della presenza dei giovani nelle istituzioni è assolutamente fondamentale. Se le nuove generazioni vogliono davvero un futuro migliore, è loro dovere mettersi a disposizione dei partiti di riferimento. E, a loro volta, è responsabilità dei partiti favorire l'ingresso di nuove leve. Solo così si potrà arricchire la proposta politica ed essere davvero proiettati al futuro.»


Alle ultime regionali hai raccolto oltre 2500 preferenze solo nel Municipio 7 dove eri Presidente. Quanto è importante l’attaccamento al territorio?


È importantissimo il rapporto con il territorio. Anche oggi, da Palazzo Pirelli, cerco di rispondere nel modo più serio possibile alle istanze territoriali, come se fosse il mio primo giorno in un'istituzione. L’ancoraggio al territorio è indispensabile per me e per i cittadini; avere un riferimento, continuare a vederlo, incontrarlo, sottoporgli direttamente i problemi dà davvero senso al voto. Serve poi a te, politico, per mantenere il contatto con la realtà che spesso, quando si entra nei palazzi del potere, può venir meno. Invece, la presenza sul territorio ti aiuta a rimanere sempre con i piedi ben piantati a terra. Giusto ieri ho fatto un banchetto in un mercato del mio quartiere. Ammetto che mi diverto parecchio a stare in mezzo alla gente fra mercati, volantinaggi ed incasellamenti. Stare fra la gente, soprattutto nel territorio che ti ha eletto e che negli anni ti ha consentito di raggiungere posizioni di responsabilità, è la cosa più bella. Mantenere un forte legame con la tua gente ti permette di toccare con mano il frutto del tuo lavoro.


Sei stato anche il candidato più votato nella città di Milano per il centrodestra. Cosa serve per strappare la città alla sinistra?


«Un candidato? (Ride ndr.) Credo che serva una visione di città. Noi come centrodestra abbiamo dedicato troppa attenzione a spiegare ai cittadini cosa non andasse della proposta politica del centrosinistra, dimenticandoci di dire quale fosse la nostra. Per anni, il centrodestra ha guidato Milano presentando agli elettori un'idea di sviluppo di città, che poi è quella che col tempo si è costruita. Dallo sviluppo delle grandi aree dismesse alle reti della metropolitana, dai collegamenti con l'hinterland alla realizzazione di grandi aree verdi. Avevamo una nostra visione di città e questa otteneva il consenso dei milanesi. Dobbiamo recuperare quello spirito perché credo che i cittadini condividano le critiche alle giunte Sala ma si aspettino uno sforzo di proposta che li motivi ad andare a votare. E, ovviamente, a votare per il centrodestra.»


Tu hai fatto tutta la gavetta: dal Consigliere di Municipio al Presidente, dal Consigliere comunale al Consigliere regionale. Nei vari step della tua vita politica, com’è cambiato l'impegno per i cittadini? «In verità per me non è cambiato molto… Cerco di applicare sempre gli stessi principi ovunque mi trovi. Ricevo la segnalazione di un problema, cerco di capire come risolverlo, ci lavoro su e poi racconto come l'ho risolto o come ho cercato di risolverlo. Certo è cambiata negli anni la mole di lavoro. Credo però che il contatto quotidiano con il mio territorio sia il modo più sano di fare politica. Lo spirito di oggi è lo stesso di dodici anni fa, quando sono entrato nel Municipio. Ora però, grazie al mio percorso di crescita istituzionale, ho allargato enormemente lo sguardo d’insieme e riesco a comprendere meglio i problemi che mi vengono posti. In Consiglio Comunale e in Regione Lombardia ho l'opportunità di avere visione più complessiva della realtà che mi aiuta a proporre delle soluzioni più efficaci. Però l'approccio nei confronti dei cittadini è rimasto lo stesso. » Veniamo al tuo lavoro in Regione. Tu fai parte della Commissione PNRR. Come si sta muovendo Regione Lombardia e su cosa vuole puntare sfruttando i fondi del PNRR?


«Regione Lombardia sta facendo il suo e anche molto bene. Abbiamo a disposizione 2.6 miliardi di cui la Regione è diretto soggetto attuatore. Non solo siamo performanti in termini di concretizzazione dei progetti, ma siamo perfettamente in linea con i tempi. Tutto ciò è coerente con lo storico di Regione Lombardia per quanto riguarda l’impiego di fondi europei. Spesso abbiamo chiesto a livello nazionale che i soldi inutilizzati da altre regioni potessero essere utilizzarti da noi; Regione Lombardia, col buongoverno del centrodestra, ha sempre saputo spendere le risorse a disposizione per i cittadini. Lo stesso stiamo facendo ora con l'opportunità del PNRR. Bene quindi ha fatto il Presidente Fontana a proporre di destinare i fondi lasciati indietro dagli altri a chi, come noi, sa impegnarli per il territorio. Il PNRR può essere un volano di crescita molto importante perché interessa settori strategici quali la digitalizzazione, l'istruzione, la sanità, le infrastrutture e quindi anche gli aspetti ambientali. Devo dire che Regione Lombardia si sta comportando bene e in Commissione PNRR, numeri alla mano, ne abbiamo la prova.»


Sei arrivato da poco in Fratelli d'Italia. Come vedi il futuro del partito? In che direzione sta andando, secondo te? «Io ho davvero apprezzato il percorso che Giorgia Meloni ha tracciato e sul quale sta ingaggiando tutta la comunità di Fratelli d'Italia. Vogliamo creare un grande partito conservatore italiano, basandoci su esperienze consolidate a livello europeo. Una sfida che mi ha molto affascinato e che mi ha convinto, tra le tante ragioni, ad aderire a questa comunità. Inoltre, il lavoro di squadra non è secondario quando si sta in un'istituzione e con i miei nuovi colleghi mi sto trovando molto in sintonia. Una delle cose più belle che ho trovato in Fratelli d'Italia è proprio questo spirito di comunità, di squadra, di famiglia, nel quale mi ritrovo molto. È giusto che ciascuno valorizzi le proprie peculiarità, il proprio radicamento territoriale, ma senza perdere di vista la squadra alla cui si appartiene. L’importante è la maglia con cui scendiamo in campo.» E in campo che ruolo ha Marco Bestetti?


«Io ascolto le indicazioni dell'allenatore. Sono a disposizione per il ruolo che, di volta in volta, è necessario coprire. Se servisse alla squadra, in caso di espulsione del portiere, potrei anche mettere i guanti e andare in porta. Credo che ciascuno di noi, qualunque sia il ruolo in campo, debba essere pronto a tutto perché la politica è servizio. Servizio per la propria comunità e per la propria maglia. Il mio ruolo viene quindi scelto dai nostri coordinatori e dalla nostra premier Meloni. Il mio compito è farmi trovare con gli scarpini già allacciati.» Qualche settimana fa ci ha lasciato il Presidente Silvio Berlusconi. Che eredità ci lascia? Cosa lascia agli italiani? E, soprattutto, cosa lascia a te? «A me lascia tantissimo. Se io oggi faccio politica è grazie a Silvio Berlusconi e alla passione che mi ha trasmesso. Ha acceso in me una fiamma che mi ha spinto a mettermi al servizio della mia comunità. Ci lascia l’esempio di un imprenditore straordinario che non aveva bisogno della politica per affermarsi. Avrebbe potuto godersi i suoi successi su uno yacht. Ha scelto, invece, di dedicarsi al suo Paese. Può essere per noi solo che d’ispirazione. Lascia sicuramente questo oltre che, per noi, l’eredità più importante: se oggi il centrodestra esiste e governa è grazie all’intuizione di Silvio Berlusconi. Il suo è un lascito davvero straordinario fatto di idee, di spirito di servizio e di una comunità politica, il centrodestra, che a distanza di quasi 30 anni esiste, resiste, ed è più forte che mai. Oggi guida il Paese.» Vedi qualche analogia fra Berlusconi e Giorgia Meloni? «La visione. Credo che Giorgia Meloni abbia tracciato un percorso di evoluzione per Fratelli d'Italia. Non è una strada semplice, ma sta guadagnando consensi stando al voto degli italiani. Accanto alla visione, c’è il coraggio. Serve coraggio per credere in una visione e per portarla avanti con convinzione. Trovo poi un terzo tratto comune: la capacità di farsi da soli. Berlusconi è l’esempio più puro di self-made man grazie alle sue conquiste nel mondo dell'impresa. Partito da una famiglia umile, ha creato uno degli imperi più importanti d’Europa. Giorgia Meloni ha una storia, rapportata al mondo della politica, molto simile. È partita da una famiglia normale. Ha saputo, con le sue forze, guadagnarsi ogni centimetro del suo percorso di crescita, di militanza, di rappresentanza istituzionale. Fino ad arrivare, un po’ come ha fatto Berlusconi, alla posizione di maggior responsabilità e prestigio: la guida della Nazione. Senza compromessi, solo grazie al voto della gente.»


Andrea Muzzolon


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