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Intervista all'On. Cangiano: istruzione, maturità e Liceo del Made in Italy

Nel 2013 si iscrive a Fratelli d’Italia ed è tra i fondatori del Partito nella Provincia di Caserta, essendo prima Coordinatore provinciale e poi, nel 2018, Coordinatore regionale.

Dal suo percorso si deduce, dunque, un forte legame con il territorio, quali battaglie, semplici e no, considera essenziali in Campania? Quali sfide ha affrontato in questi anni nella sua terra e quali ostacoli ha incontrato?


«La mia esperienza politica inizia ad appena 18 anni come Consigliere Comunale. Poi il percorso mi ha portato a ricoprire diversi incarichi, sia amministrativi che di Partito. Ho sempre pensato che alla base del mio agire, il legame con la mia provincia e la mia regione ne doveva essere il tratto distintivo. E così è stato.


Ho sempre lottato per mantenere alti i presidi di legalità sul nostro territorio, periodicamente incontro le scolaresche, sono promotore convinto di incontri ciclici con i cittadini, lontano dalle passerelle mediatiche quando posso. La sicurezza, la lotta alla criminalità e alla disoccupazione, l'investire sulle nostre eccellenze e sulle nostre peculiarità, sono le battaglie che ho sempre combattuto e che continuerò a combattere. Perché è proprio da queste tematiche che passa il rilancio della Campania di Caserta.»


Lei è membro di due commissioni alla Camera: l’IX° Commissione (trasporti, poste e telecomunicazioni) e l’VII° Commissione (cultura, scienza e istruzione), oggi vorrei focalizzarmi sull’istruzione e soprattutto sugli esami di maturità. Come sappiamo l’esame di Stato è sancito dall’Articolo 33 della Costituzione, secondo lei valuta davvero la maturità dei ragazzi o rischia di concentrarsi sulla preparazione nozionistica?

Proprio quest’anno sono sorte diverse polemiche riguardo alle prove scritte, secondo molti infatti le tracce trattavano autori che, per ragioni di tempo, non erano stati trattati durante l’anno. C’è chi ritiene obsoleto il modello italiano, che prevede il superamento dei 5 anni con una media positiva, e richiede anche il superamento di un esame. Lei cosa ne pensa? Ritiene che l’esame finale costituisca un valore aggiunto?


«Io sono un convinto sostenitore degli esami di maturità, che credo rappresentino anche per gli studenti un momento importante in quanto sono chiamati a fare i conti con sé stessi, con le proprie paure e con le proprie aspettative. Discorso diverso è rapportare gli esami al percorso scolastico così come spesso lo intendiamo.


La vera sfida è bilanciare una scuola che è proiettata forse fin troppo verso le competenze e che non ha sempre la giusta considerazione verso le conoscenze e i contenuti. È da qui che nasce la difficoltà nell'affrontare le tracce, che già da qualche anno, pur partendo da eventi e momenti storici definiti, chiedono agli studenti di ragionare su una tematica e di affrontarla utilizzando tutto il bagaglio culturale ed esperienziale che in 5 anni sono stati messi in condizione di acquisire.


Io credo che il problema non possa essere limitato agli esami conclusivi, ma che debba investire in linea più generale il nostro sistema scolastico, così come il Governo Meloni ed il Ministro Valditara stanno intendendo fare.»


Novità assoluta per quanto riguarda l’istruzione pubblica è l'introduzione del Liceo del Made in Italy: un liceo che permetta ai ragazzi di inserirsi nelle realtà del lavoro che si occupano della valorizzazione del nostro Paese, potrebbe spiegarci come questo nuovo indirizzo andrebbe a inserirsi nel quadro dell’offerta formativa tradizionale?

L’obbiettivo di questa novità sembra essere proprio armonizzare la domanda del mercato e l’impostazione liceale così caratteristica del nostro Paese, si ritrova in questa descrizione?

Il medesimo obbiettivo sembra riscontrabile anche nel suo lavoro in VII° Commissione, penso alla sua Proposta di Legge, la 957, che suggerisce, sintetizzando, «l’introduzione dell’insegnamento di scienze giuridiche, economiche e del lavoro nel primo biennio dei corsi delle scuole secondarie di secondo grado». Lei quindi estenderebbe l'introduzione di queste materie anche oltre il Liceo del made in italy?


«La strutturazione del Liceo del Made in Italy è appunto l'idea di quel rinnovamento del sistema scolastico cui mi riferivo prima. È essenziale leggere il mondo, la società globalizzata, le regole del mercato e fornire agli studenti gli strumenti per affrontare le nuove sfide che quotidianamente troviamo sul nostro cammino di vita.


E il Liceo del Made in Italy è proprio questo, è una risposta formativa che coniuga in un unico percorso le tipicità di un liceo e le nuove frontiere dell'economia e dell'imprenditorialità. Con ampio spazio alle lingue, alle discipline STEM, e alle scienze giuridiche, economiche e del lavoro.


Direzione in cui va anche il mio Progetto di Legge, è assolutamente necessario educare i giovani anche su temi di cittadinanza attiva, digitale, ambientale e occupazionale: in materia di diritti e di doveri. E ritengo che sia un discorso da ampliare a quanti più indirizzi scolastici possibili, pur con le difficoltà che ovviamente si presenteranno.»


Ma veniamo all’attualità. Lo scorso ottobre tre alunni di una scuola superiore di Rovigo spararono pallini con una pistola ad aria compressa contro una loro docente, riprendendo le scene successivamente pubblicare in rete, questi ragazzi hanno conseguito la promozione con il nove in condotta, salvo un intervento successivo suscitato dall’opinione pubblica.

È corretto parlare di problema socioculturale? Ritiene che l’istruzione pubblica, così come è strutturata oggi, sia in grado di fornire le risposte necessarie? Forse l’educazione civica era un tentativo di risposta, ma non sembra star funzionando.

Per quanto riguarda la sicurezza dei docenti, invece, valuta sia possibile e necessario introdurre maggiori tutele?


«L'episodio di Rovigo è solo uno dei tanti momenti in cui abbiamo dovuto prendere atto che esiste un problema socioculturale in molte realtà scolastiche italiane, io penso che manchi proprio una coscienza civica, che manchi nei nostri giovani la consapevolezza dei limiti. È drammaticamente evidente la povertà affettiva che ha investito le nuove generazioni, che spesso non hanno legami veri e reali, e che li cercano in una realtà virtuale che diventa un baratro, un buco nero che inghiotte sentimenti ed emozioni.


È questo uno dei motivi per cui ritengo necessario riproporre la vera Educazione Civica nelle scuole, adattandola ovviamente ai nuovi contesti generazionali. Prevenire da un lato, ma essere fermi dall'altro. Comportamenti criminosi vanno condannati e puniti e i docenti vittime incolpevoli di questi comportamenti, vanno tutelati, protetti e garantiti. Su questo aspetto non transigo: di fronte ad episodi che irridono e sviliscono il ruolo docente, vanno introdotti strumenti di tutela, a garanzia di una delle figure più importanti della nostra comunità educante.»


Vorrei concludere con una domanda che vuole essere presentata anche come un messaggio ai giovani. Come sappiamo lei si avvicina molto presto al mondo della politica, iscrivendosi a soli 13 anni al Fronte della Gioventù, perché? Cosa ha spinto un ragazzo di 13 anni ad avvicinarsi alla politica e soprattutto a schierarsi a destra? Quale messaggio desidera comunicare ai giovani di oggi? L’interesse alla politica è solo un dovere?


«Ai giovani, ogni volta che ho il piacere e la fortuna di poter dialogare con loro, dico sempre di non avere paura a varcare la sede di un partito politico. Qualsiasi esso sia, a patto che rispecchi le proprie convinzioni e i propri principi.


L'importante è capire che nulla è distante da loro, che la politica è in ogni cosa, intesa nella sua accezione di servizio alla comunità; che le cose si cambiano da dentro, che le scelte di chi ci governa dipendono anche da noi, che siamo noi a poter decidere chi deve rappresentarci e non è una scelta che si fa una tantum.


Ma è una scelta che dobbiamo e possiamo fare ogni giorno, è questo lo spirito con cui a 13 anni ho varcato la locale sezione de Fronte della Gioventù. Ed è lo stesso spirito con cui affronto la mia vita ogni giorno, sempre dalla stessa parte on coerenza e convinzione. Le stesse che auguro ai nostri ragazzi.»


A cura di Amirah Risoli

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