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Italiano prigioniero in Vaticano: Alfio Pergolizzi è detenuto illegalmente da 15 giorni

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Alfio Maria Daniele Pergolizzi, cittadino italiano ed ex dipendente della Fabbrica di San Pietro, è stato arrestato lunedì 27 maggio, alle ore 12, nella Città del Vaticano, e da allora è tenuto prigioniero nei locali del Corpo della Gendarmeria, senza alcuna possibilità di accesso agli atti che ne dimostrerebbero le colpe.

 

Il mandato di arresto nei confronti del cittadino italiano, a opera del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi e di Francesco Saverio Marini (avvocato iscritto all’albo nella Repubblica Italiana), è così motivato: «Rappresentando al Presidente della Fabbrica di San Pietro che il manoscritto denominato libricino d'oro del '600 sarebbe stato definitivamente ceduto a collezionista privato americano e quindi non più recuperabile laddove entro brevissimo termine non fosse stata corrisposta una somma di denaro, inizialmente non quantificata, e comunque oscillante tra i 110 ed i 150 mila/euro, si faceva consegnare indebitamente dal Presidente della Fabbrica un assegno circolare dell'importo di 120 mila/euro tratto su IOR-CITYBANK a lui intestato asserendo falsamente che, a sua volta, avrebbe dovuto consegnarlo ad un antiquario austriaco in possesso del manoscritto che, invece, era da lui detenuto.»

 

In sintesi, a Pergolizzi sono contestati i reati di estorsione, truffa aggravata e ricettazione: il giorno dell’arresto l’italiano si sarebbe recato alla Fabbrica di San Pietro per vendere (ponendosi come mediatore), al Cardinale Mauro Gambetti, il «libricino d'oro del '600», manoscritto che descrive il progetto di copertura con oro zecchino del baldacchino di San Pietro ad opera del noto Gian Lorenzo Bernini. Proprio quel manoscritto, però – contesta l’accusa –, avrebbe già dovuto far parte dell’Archivio della Fabbrica, in quanto acquistato secoli prima.

 

Volendo entrare nel merito della legittima proprietà del documento, e quindi della liceità della vendita – cosa che in questa sede ci interessa solo marginalmente –, per dubitare della narrazione dell’accusa è sufficiente mettere in fila pochi e semplici fatti che il portale di informazione Silere Non Possum ha per primo raccontato: innanzitutto, l'Ufficio del Promotore di Giustizia afferma che, già nel dicembre del 1994, quando Pergolizzi ancora non lavorava alla Fabbrica, tale padre Ward scrisse un appunto nel quale rilevava la mancanza del libricino; in secondo luogo, solo il 6 giugno del 2023 è stata denunciata – in maniere decisamente vaga – la scomparsa di «taluni fogli numerati presumibilmente da ricondurre ad un libricino d'oro acquistato per l'Archivio Storico della Fabbrica nel 1879». In terzo luogo, nel 2021, Maria Grazia D'Amelio ha pubblicato uno studio sul Baldacchino del Bernini, contenete parti scannerizzate del manoscritto, nelle cui ultime pagine ringraziava, tra gli altri, «[Il] Cardinale Mauro Gambetti, Presidente della Fabbrica di San Pietro; a Simona Turriziani, Assunta Di Sante, Marco Boriosi, rispettivamente Responsabile, Archivista e Addetto alla conservazione dei documenti dell’Archivio della Fabbrica di San Pietro». In sostanza, o il libro era di proprietà dell’archivio o era nelle mani di qualcuno dei ringraziati.

 

Se si aggiunge poi che il Cardinale Gambetti sta spacciando per un restauro la normale pulizia – di cui non si faceva carico da tempo – del Baldacchino di San Pietro… azzardare ipotesi non sarebbe malizia.

 

Abbandonando “l’indagine”, di cui ci interessa solo marginalmente e che comunque al momento non vede Pergolizzi colpevole, è fondamentale spostare l’attenzione sui modi dell’arresto, su ciò che ne è seguito e sulle condizioni in cui Pergolizzi è tenuto prigioniero: un cittadino italiano è stato attirato da un Cardinale in una finta trattativa, all'interno di una sala della Fabbrica di San Pietro, piena di microfoni e videocamere; una volta uscito è stato arrestato e da allora non ha avuto accesso alle prove che ne determinerebbero la colpevolezza.


Come se ciò non bastasse, il Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale della Repubblica italiana, su ordine della Procura di Roma, ha effettuato perquisizioni e sequestri nelle abitazioni collegate a Pergolizzi, per conto della Gendarmeria vaticana. Dov'è la sinistra? Dove sono i militanti LGBT? Dove sono gli anticlericali? Dove sono tutti coloro che non perdono mai l'occasione di parlare – a sproposito – di ingerenza politica della Chiesa Cattolica nella politica italiana? Perché tacciono ora? Ora che non si parla di Chiesa Cattolica, ma di Stato del Vaticano, ora che si parla di un Cardinale, ma nella veste del funzionario, ora che si parla di Forze dell'ordine italiane che avvallano l'arresto e la detenzione, senza capi d'accusa, di un connazionale, da parte di autorità straniere.


Dove sono gli attivisti dei diritti umani, di fronte a uno Stato che può detenere una persona in carcere preventivo, fino a 100 giorni, senza consentirgli di accedere alle prove che lo indicherebbero colpevole?


Dov'è la destra? Quella così apparentemente patriotica, quella che, per esempio, ogni anno puntuale, festeggia così ridicolmente la Breccia di Porta Pia. Dov'è questa destra, ora che un connazionale è prigioniero in Vaticano?


Chico Forti, condannato negli Stati Uniti in ogni grado di giudizio, torna giustamente in Italia a scontare la sua pena. Ilaria Salis, che l’evidenza dei fatti dimostra colpevole di aver assalito una persona innocente per ragioni politiche, è candidata ed eletta al Parlamento Europeo. Perché Alfio Pergolizzi, che non è ancora stato condannato né da un tribunale né dall'evidenza dei fatti, deve essere detenuto, con la collaborazione delle autorità italiane, senza neppure poter accedere alle presunte prove?

 

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Matteo Respinti

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