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Ius Scholae o Ius Soli? Difendiamo la nostra identità

Oggigiorno, nei banchi dell’opposizione ma, a quanto pare, anche della maggioranza, sembrano prendere forma proposte che vorrebbero rendere cittadini italiani persone che, divenute tali, di italiano avrebbero solo il documento. Il tutto, ovviamente, al costo di sacrificare e svendere la nostra identità.



A questo proposito, qualche giorno fa Riccardo Magi, segretario di Più Europa, ha presentato in Cassazione un quesito referendario di carattere abrogativo, riguardante la modifica della legge sulla cittadinanza.


Nello specifico stiamo parlando dell’abrogazione dell’art.9 l.91/1992, il quale stabilisce l’attribuzione della cittadinanza «allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica». Il referendum avrebbe proprio il fine di cancellare questa frase, con l’intento di consentire a tutti gli stranieri maggiorenni di ottenere la cittadinanza, se risiedono in Italia da appena cinque anni.


Questo non è tutto, infatti, i figli minori di questi stranieri potrebbero, in realtà, acquistare a loro volta la cittadinanza non appena compiuto l’arco di cinque anni dei genitori.


Come se non bastasse, lo sappiamo, Forza Italia e il suo leader, Antonio Tajani, hanno preceduto Più Europa con il loro sostegno allo Ius Scholae, ossia una modalità di acquisto della cittadinanza, per i minori stranieri che risiedono in Italia e hanno completato determinati cicli scolastici.


Tajani ha assicurato di voler sostenere la proposta fino in fondo, perché la vede come punto focale di una futura (e più ampia) revisione delle norme sulla cittadinanza. In un recente intervento ha affermato: «completare con successo dieci anni di scuola, in Italia, potrebbe essere un modo “serio” per valutare se i giovani nati o cresciuti da famiglie straniere abbiano acquisito valori e convinzioni sufficienti per essere considerati italiani».


Con buona pace di Tajani, Siamo qui per affermare che la cittadinanza è il segno di appartenenza a una comunità nazionale, che si fonda su valori condivisi, come la libertà e il rispetto delle leggi, frutto di secoli di storia, lotte e sacrifici che, coinvolgendo generazioni su generazioni di Italiani, ci hanno portato all’Italia di oggi.


Non ci risulta accettabile il rischio di trasformare lo status di cittadino in un “guscio vuoto”, per il solo fatto di concedere la cittadinanza a chiunque, o quantomeno, senza adoperare criteri adeguati e quindi stringenti.


La frequenza di un ciclo scolastico, per quanto importate, non garantisce minimamente che la persona abbia compreso e assorbito la nostra cultura e i nostri valori, infatti, un ragazzo che frequenti ottimamente la scuola italiana ma che continui a vivere in un contesto extrascolastico profondamento diverso, se non opposto, cosa potrà effettivamente vantare dopo la conclusione del ciclo di studi, se non mere competenze tecniche?


Caso emblematico, che ha squarciato le nostre vite nelle ultime settimane, è proprio quello del “mostro di Terno d’Isola”, che ha visto una povera ragazza assassinata, a sangue freddo, da un soggetto che la sinistra non ha perso un secondo per definire “italiano”, anche se di “italiano” aveva ben poco (solo l’atto formale).


La cittadinanza ha una doppia natura: diritti e doveri. Se, da un lato, garantisce una vasta gamma di diritti, dall’altro, impone determinati doveri; se si continua a concedere la cittadinanza senza alcun impegno effettivo in cambio, che cosa si ottiene?  La risposta è semplice, una società con persone piene di benefici e senza alcun tipo di responsabilità nei confronti della Nazione.


A tutte le considerazioni di carattere pratico descritte finora, bisogna sommare il fatto che l’italianità, nonostante la formazione recente del nostro Stato, è un’identità millenaria, che si è sviluppata e modellata nel corso dei secoli, consegnandoci un patrimonio valoriale, culturale e di costume molto ricco, che si esprime anche negli aspetti più concreti della nostra esistenza, parlo della lingua, dei nostri usi, dell’influenza della religione e della nostra tradizione.


Il legame identitario che esiste tra ogni italiano è alla base della coesione sociale, infatti, nonostante gli italiani siano effettivamente eterogenei sotto molti punti di vista, essi potranno sempre riconoscersi se saranno pronti a girarsi verso il passato, un passato comune, tumultuoso, certo, ma grandioso.


Integrazione significa capire tutto questo, accettarlo, modellarlo dentro di sé, ed è proprio per questo che la difesa del nostro “essere” va perseguita con criteri di trasmissione della cittadinanza molto specifici e stringenti, che non hanno nulla a che fare con lo Ius Scholae o lo Ius Soli.


Riccardo Sartoretto

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