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L'undicesima ora: la storia di Augusto Piersanti - Storie di Uomini e di Mondi

Non esistono piccole storie poiché anche quelle storie apparentemente piccole, portano con se un significato e un'importanza che solo la storia potrà valutare.

Storie di Uomini e di Mondi

Spaccati di vita che, come un puzzle, contribuiscono alla narrazione collettiva, nella nostra storia lo scenario è quello della Prima guerra mondiale quale mito fondativo di stato-nazione; la fine di quella “missione storica” che trova inizio nel Risorgimento e che troverà la fine solo nell’estremo sacrificio di un popolo in armi.


Nel mito i protagonisti sono Eroi; Eroi come Augusto Piersanti, uno degli ultimi Caduti Italiani della Grande Guerra. Piersanti, classe 1897, inquadrato nel 27° Cavalleggeri Aquila, falciato da una raffica di mitragliatrice austriaca quel fatidico 4 novembre 1918, pochi minuti prima che scoccasse l'undicesima ora dell’armistizio.


Alcuni potrebbero pensare ad un evento beffardo, ma non è così, non c’è niente di beffardo; le ultime fasi di un conflitto sono sempre le più cruente, per semplice vendetta o per millimetriche conquiste territoriali. Sul Fronte Occidentale, l’11 novembre 1918, nelle sei ore precedenti l’effettiva cessazione delle ostilità, ad armistizio firmato, morirono oltre 11.000 soldati; più che durante lo Sbarco in Normandia, sarebbero tante le Storie, ma torniamo a quella di Augusto Piersanti uno degli ultimi Cavalieri caduto sul Fronte Italiano.

Era chiaro a entrambi gli schieramenti che la guerra sarebbe cessata alle ore 15 del 4 novembre e che i confini tra Italia e Austria sarebbero stati stabiliti lungo la linea occupata in quel momento dai due eserciti. Alle ore 14:50 del 4 novembre il 4° Squadrone dei Cavalleggeri di Aquila, Reggimento comandato dal Col. Riccardo Devoto, dopo 5 Km al galoppo arriva in Località Paradiso, ci sono poche centinaia di metri dalla linea difesa da mitragliatrici austriache, la posizione è occupata da Cavalleggeri Ciclisti.


Una parte del 4° Squadrone scende da cavallo e si prepara per avanzare a piedi, mentre un altro reparto di Cavalleggeri si lancia alla carica comandato dal Capitano Ultimo Grilli, verso i nidi di mitragliatrici Maxim austriache: nei 300 metri di “terra di nessuno” la maggior parte dei cavalleggeri viene ferita o muore e tra loro il Ten. Augusto Piersanti e il Sottotenente Achille Balsamo di Loreto, entrambi diciannovenni.

Il loro sacrificio conquista poche centinaia di metri, metri imbevuti di sangue italiano, metri che da quel momento diventano parte della nostra Patria; il Sacrificio di Piersanti sarà celebrato da D’annunzio nel Discorso al popolo di Roma nell’augusteo diventando “miracolo mitopoietico” per i posteri:

«Al trivio di Paradiso era l’ultima resistenza. Il nemico era protetto da fitte siepi di mitragliatrici e spazzavano la strada. In un attimo fu deliberato l’assalto, fu deliberata la carica. Il fante cercava di superare il cavaliere, il cavaliere portava in rotta la potenza del fante; mai tanta fraternità d’armi fu più gloriosa. L’ora scoccò. Il vinto alzò bandiera bianca. I nostri morti coprivano la polvere, coprivano l’erbe. Per manifestare quel che oggi i sepolcri domandano e comandano al popolo italiano, mi basta di evocare gli Eroi di Paradiso».

Come ricordato la Prima Guerra Mondiale non cessò contemporaneamente su tutti i fronti, sul fronte occidentale terminò l’11 novembre 1918, in Francia il II Corpo d’Armata italiano, che comprendeva il 2° Gruppo (Settimo e Ottavo Squadrone) dei Cavalleggeri di Lodi, insieme all’Esercito Francese ha combattuto sino alla cessazione delle ostilità alle ore 11 dell’11 novembre 1918. A guerra finita in Italia, soldati Italiani continuarono a battersi in Francia contro gli eserciti degli Imperi Centrali a Rozoy, il 6 e 7 novembre, a Auste l’8 novembre e a Marvy fino al 9.

Il Ten. Carlo Bombrini del 2° Gruppo Squadroni dei Cavalleggeri di Lodi, caduto alla testa del suo plotone il 7 novembre 1918 a Rozoy, fu dunque l’ultimo caduto italiano della grande guerra, il Gen. Humbert, Comandante della III Armata Francese, nel suo ordine del giorno n. 689 indirizzato l’11 novembre 1918 ai «Soldats Français ed Italiens de la III Armée» dichiarava:

«In sei giorni… dalla Senna alla Mosa, malgrado le intemperie, il fango, le distruzioni operate dal nemico voi avete rigettato dalla Francia gli ultimi Tedeschi che ne calpestavano il suolo. I soldati francesi non dimenticheranno che in questo sforzo finale, i loro fratelli d’Italia marciarono accanto a loro… viva la Francia, viva l’Italia».
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