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Alessio Benassi

La Fiamma o la morte!

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Difendere un simbolo in tempi difficili


Al giorno d'oggi, difendere un simbolo, e l'ideale che esso rappresenta, è una delle imprese più ardue. Viviamo in tempi in cui il puro spirito romantico, è assai minato, dove il relativismo è stato sostituito dalla fluidità e dalla distruzione; la più grande desertificazione oggi avanza nel cuore e nello spirito degli individui.


In questi giorni si rinfocola la polemica sulla presenza della Fiamma nel simbolo di Fratelli d'Italia. Le parole pronunciate da esponenti di spicco, come Ciriani e Lollobrigida, sulla possibile rimozione della Fiamma dal simbolo, lasciano alquanto esterrefatti e delusi molti militanti.

Alcuni, ironizzando, non si sorprendono, perché vedono FdI come una macchietta di Forza Italia e della Democrazia Cristiana, oramai ben lontana dai tempi dei "patrioti e sovranisti". Vedono infatti il partito che porta la Fiamma, non come un ardente braciere di passione, ma come un brodino annacquato che mantiene il vecchio logo tanto per "acchiappare" voti.

La difesa della Fiamma: un simbolo di storia e ideali



Altri non ci stanno, in primis i giovanissimi, le nuove generazioni di Gioventù Nazionale, che

ancora oggi credono e difendono la Fiamma, retaggio di una storia enorme. Quel simbolo racchiude ideali immortali, e commemora quanti sono caduti difendendolo. Commemorando Sergio Ramelli, i caduti di Primavalle e tanti altri, celebriamo quella Fiamma tricolore.


Ancora oggi, la violenza dei collettivi di sinistra all'università la Sapienza di Roma, ha attaccato i militanti di Azione Universitaria, innanzi alla violenza e al sopruso noi non possiamo cancellare i nostri simboli e i nostri ideali.


Perché i simboli ci rendono vivi, non sono vacui simulacri del passato. La Fiamma tricolore rappresenta il fuoco che arde davanti all'Altare della Patria, al fianco del sacello del milite ignoto. Lo spirito stesso della Patria, del sacrificio, dell' onore ardono in quella meravigliosa rappresentazione.


I simboli come forza: la lezione di Guareschi



Giovannino Guareschi, in diversi suoi scritti, parlava proprio di questo; il deserto spirituale avanza, un nulla che distrugge e inghiotte. Per combattere ciò bisogna "fare come fa il contadino", e bisogna dunque "preservare il seme cioè la fede". Solo difendendo la fede nelle proprie convinzioni, conservando i propri simboli, si può essere degni di quell'eredità che i simboli incarnano.


Perché, spesso potrà capitare di sentirsi demoralizzati, di sentirsi soli innanzi al terribile nulla; ma proprio grazie ai simboli, agli ideali si può combattere e affrontare la desolazione e saranno i simboli a non renderci più soli.


Il significato del "simbolo": unione e resilienza



La stessa parola "simbolo" viene dal latino symbolum, prestito dal greco antico σύμβολον, sýmbolon ("segno"), a sua volta derivato dal tema del verbo συμβάλλω (symbàllo), formato da σύν «insieme» e βάλλω «gettare», avente il significato approssimativo di "gettare insieme, mettere insieme, unire" due parti distinte.


I tratti distintivi, i vessilli innalzati ci uniscono, e ci permettono di affrontare qualsiasi asperità, solo così il male e la desolazione non prevarranno.


Alessio Benassi

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