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La fortezza quadrata che non c'è | Milano, questa sconosciuta…


Di Gianluca Padovan

Associazione Speleologia Cavità Artificiali Milano


La difesa di una città:


Guardiamo dall’alto il territorio su cui si è sviluppata questa città “tra le acque”: a ovest è delimitato dal Fiume Ticino e a est dal Fiume Adda, mentre a sud corre il Fiume Eridano, o Padus, oppure Po.


Nel Medioevo abbiamo in direzione ovest il "Castrum Portae Jovis Mediolani”, ovvero il Castello di Porta Giovia di Milano, che nel Rinascimento è circondato da una poderosa fortezza bastionata, denominata “Fortezza Reale” in quanto era adeguata per alloggiare i pezzi di artiglieria di medio e di grosso calibro, detti “reali”.


E ad est? Abbiamo una località chiamata “Monte Forte”, oggi Corso Monforte, e sulla quale sono fiorite innumerevoli storie e leggende. Ma questa è un’altra storia.


Ad est pare non vi siano difese fino al XIX secolo inoltrato.


Poi, un giorno, a Restaurazione avvenuta, con il Congresso di Vienna del 1815 e con Milano capitale del Regno Lombardo Veneto, il Castello visconteo-sforzesco è occupato da soldati austriaci. Per quanto riguarda la Fortezza Reale si ricorda che è stata “cimata” dalle truppe napoleoniche a partire da inizio XIX secolo ed oggi è sotto il piano stradale.


Milano rimane uno “spirito inquieto” e, a seguito dei moti rivoluzionari del 1848, si dice che il governo austriaco della futura metropoli decida di costruire una grande fortezza per tenere in soggezione il popolo e mantenere al sicuro le truppe di occupazione in caso d’una nuova rivolta. Costruisce una fortificazione (“Forte” o “Fortino”) laddove oggi abbiamo Parco Formentano, a lato ovest di Viale Umbria.


Io non ci credo. Qualche cosa non mi convince e a mio avviso tale opera militare non era “austriaca”, ma solo restaurata e occupata da una guarnigione di soldati austriaci.


Ma procediamo per gradi.


Com’era fatta la fortezza che sta sotto Parco Formentano?


Si trattava di una fortificazione bastionata di tutto rispetto: pianta quadrata di 155 metri circa di lato, con quattro pronunciati baluardi angolari impostati quasi esattamente sulle direzioni NE – SE – SO – NO.


Tanto per darvi un’idea della sua ampiezza posso dire che, fatti i debiti calcoli, misurava all’incirca 290 metri tra una punta di bastione e quella diagonalmente opposta. In dettaglio, tra la gola del bastione e la sua punta esterna vi erano, sempre all’incirca, 80 metri.


All’interno si ergeva centralmente un corpo di fabbrica a pianta quadrata di 55 metri di lato. In una carta topografica della seconda metà dell’Ottocento questo corpo di fabbrica risulta provvisto di avancorpi eretti ognuno a metà dei lati.


Esternamente il forte era protetto da un curioso fossato quadrilobato, più lungo che largo, conferendo al tutto una superficie di circa 340 x 315 metri. L’unico ingresso al forte era posto a nord, al centro della cortina, e avveniva attraverso un lungo ponte: tra il profilo esterno della cortina e la controscarpa del fossato la misura era maggiore rispetto al lato opposto. Ecco spiegato l’ingombro totale rettangolare e non già quadrato. La testa esterna del ponte era protetta ai lati da opere presumibilmente terrapienate a pianta vagamente ogivale.


Attorno alla controscarpa del fossato si sviluppava la fascia dello spalto larga mediamente una trentina di metri, portando il tutto ad un ingombro di circa 375 x 400 metri. Tanto per essere chiari, nelle fortificazioni soprattutto bastionate lo spalto è il terreno in lieve pendenza che partendo dalla controscarpa di un fossato si spinge all’esterno del corpo di piazza e la sua funzione era di proteggere questo defilandolo al tiro delle artiglierie avversarie; lungo il bordo interno alloggiava generalmente la strada coperta.


L’alimentazione principale del fossato avveniva derivando l’acqua dal Naviglietto, che correva dove oggi abbiamo Corso XXII Marzo, mentre il deflusso era garantito da appositi canali. A est le difese potevano contare anche su di una rete di rogge e terreni coltivati a marcita o a risaia.


Che fine ha fatto? Una volta “cimata” è rimasta sotto l’Ortomercato novecentesco e poi sotto la terra che oggi costituisce Parco Formentano.


Chi ha costruito la fortezza quadrata?


Veniamo al dunque: perché a mio parere la fortezza non è stata costruita dagli Austriaci?

  1. Una fortezza così grande avrebbe avuto un costo pari in denaro, tempo e materiali, comunque non sostenibile dal governo di occupazione austriaco.

  2. Dopo il “fatidico” 1815 e certamente nel 1848 in Europa non si costruiscono fortificazioni di questo tipo (quadrangolari con baluardi). Soprattutto l’architettura militare austriaca si orienta su nuove concezioni e conseguentemente su differenti “forme”.

  3. Alla fine del XVIII secolo la fortificazione bastionata perde importanza innanzitutto per lo sviluppo delle armi da fuoco e soprattutto dei cannoni (solo la Scuola francese fatica a sviluppare nuovi concetti di architettura militare, seppure con le debite ed ovvie eccezioni). Detto per inciso, se desiderate capire come venissero condotti gli assedi tra XVI e XVIII secolo potete prendere visione di un testo per tutti: Traité de l’attaque et de la défense des places, scritto da Sébastien Le Prestre marchese di Vauban (1633 – 1707).

  4. La fortezza bastionata a pianta quadrata, con quattro baluardi e priva di rivellini è tipicamente cinquecentesca, anzi, è la classica fortezza rinascimentale tutta italiana da cui prende il nome la “fortificazione alla moderna o all’italiana”, replicata in tutto il Mondo (ma su questo non voglio tediarvi e se volete unisco una APPENDICE tranquillamente trascurabile).


Ottocentesca o Cinquecentesca?


Veniamo ora al perché la si definisca “austriaca”.


In primo luogo non mi risulta che dagli Archivi siano emersi documenti che provino la costruzione di una siffatta monumentale opera da parte del governo austriaco. Mi risulta, invece, che la si definisca “austriaca” perché nelle topografie d’epoca antecedenti alla metà del XIX secolo non compare. Ma, come recita sir Arthur Conan Doyle per bocca del celebre Sherlock Holmes: «Una volta eliminato l’impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, dev’essere la verità».


Nel dettaglio:


A. Nella Carta dei contorni di Milano entro un raggio di cinque miglia, eseguita alla fine del Cinquecento da Giuseppe Claricio, non esiste.


B. Nel Catasto Teresiano raffigurante i Corpi Santi di Porta Tosa alla data del 1721 vediamo il bastione urbano con a lato Porta Tosa, da cui si distacca esternamente la lunga e rettilinea strada che fiancheggia il Naviglietto: grandi appezzamenti di terreno, edifici pochi e… nessun forte compare.

C. Nelle Carte Topografiche dei Contorni di Milano del 1833, dell’ingegnere e geografo Giovanni Brenna (Milano 1779 – 1854), non esiste: c’è un bel pratone coltivato, ma con la Cascina Lazzaga.


D. Nella Pianta della Città di Milano e suoi contorni pel circuito di tre e più miglia di Antonio Bossi (metà Ottocento), è indicato «Forte»: quadrato, con baluardi e fossato, risultando poco più grande del famoso Lazzaretto situato fuori Porta Orientale (FIG. 1).



E. Nella carta topografica del 1865, derivata dall’aggiornamento di una carta del 1833 del citato Brenna, non esiste.


F. Esiste e chiaramente nel Catasto Urbano del Lombardo Veneto, Corpi Santi di Porta Venezia, del 1866: è indicato come «Forte Porta Tosa», ma oramai cortine e baluardi sono stati spianati e rimane il corpo di fabbrica centrale con poche altre strutture accanto (FIG. 2).




G. Ne troviamo chiarissima traccia nel progetto urbanistico del 1903, con un lieve accenno ai baluardi nord-est e sud-est, il corpo di fabbrica centrale e poco altro. Poi scompare nuovamente e si sa che nell’area sorge il grande mercato ortofrutticolo.


Due passi sulla Storia:


«Curioso!», mi sono detto, «Chissà mai perché il Brenna e taluni altri cartografi non riportano la fortezza? Motivi “militari”?». A ben vedere anche oggi molte installazioni militari non sono indicate nelle carte topografiche.


Qual’è la mia opinione in merito? Semplicemente che il Governo spagnolo dell’ex Ducato di Lombardia visconteo-sforzesco l’abbia fatta costruire assieme alla Fortezza Reale del Castello e unitamente alle mura bastionate cinquecentesche le quali cingevano interamente la città. In seguito le vicende politiche ne hanno decretato l’abbandono, non è stata presidiata e forse le truppe napoleoniche hanno provveduto a riattarla.


Certamente la fortezza è stata riarmata dagli Austriaci e credo, nello specifico, che la protezione dell’imbocco del ponte sia opera loro.


Se volete andare a farvi un giretto, vi dico dove, secondo il mio parere, poteva essere collocata.


Il corpo di fabbrica, il fossato e lo spalto occupavano interamente l’area di largo Marinai d’Italia, meglio indicabile come Parco Vittorio Formentano, laddove abbiamo la fontana monumentale, il parco giochi e la nota Palazzina Liberty. Il Forte rimaneva comunque compreso tra Corso XXII Marzo, Viale Umbria, Via Augusto Anfossi e Via Emilio Morosini.


Appendice:


Bene, se i dati storici non ci aiutano a collocare cronologicamente il Forte, vediamo un po’ di ragionare sulla sola architettura.


Fortezze di questo tipo, ovvero con le cortine e i baluardi, ma senza i rivellini posti all’esterno a protezione delle cortine, sono costruite prevalentemente nel Cinquecento. Ad esempio, Baldassarre Peruzzi (Siena 1481 – Roma 1536) disegna il Sistema quadrato bastionato con ridotto centrale ottagonale già nella prima metà del Cinquecento; il nostro, lo rammento, ha il “ridotto” centrale quadrato.


Un esempio a dir poco spettacolare lo si può ammirare a L’Aquila, dove nella zona alta della città gli Spagnoli hanno fatto erigere tra il 1530 e il 1549 una cittadella a presidio del territorio e soprattutto per tenere in soggezione gli Aquilani e dissuaderli dal rivoltarsi come già precedentemente avevano fatto. Ha la pianta quadrata di circa 91 metri di lato, con quattro baluardi angolari all’interno di un profondo fossato; tra la punta di un bastione e l’opposto corrono circa 184 metri. A conti fatti la fortezza dell’Aquila è due terzi del Forte di Milano.


Accedendo a Google Maps digitiamo Fort Carré: si trova in Costa Azzurra, nota località turistica francese, e protegge il porto di Antibes. Costruito nella seconda metà del Cinquecento e oggi meta di gite turistiche, è assai simile al nostro, tranne che centralmente ha un corpo di fabbrica circolare anziché quadrato ed è di gran lunga più piccolo. La fortezza ha il lato di 36-37 metri, mentre tra una punta e l’altra degli opposti bastioni corrono 112-114 metri.


Nel 1583 Girolamo Maggi e Iacomo Fusti Castriotto, nell’opera Della fortificatione delle città, rappresentano la «fortificatione d’un sito in quadro, con doppia difesa, e co’ Cauallieri vicini a’ Balluardi». Si tratta di una fortezza a pianta quadrata con quattro baluardi “ad asso di picche” agli angoli, circondata da fossato, ma senza rivellini.


Un primo accenno ai rivellini possiamo vederlo nei progetti di Galasso Alghisi da Carpi (Carpi 1523 – Ferrara 1573), dove la cortina è angolata verso l’interno e davanti alla cortina vi è il terrapieno a forma di diamante.


Senza farla troppo lunga ricordiamo che nel Seicento le fortificazioni cominciano ad essere costruite con i rivellini tra baluardo e baluardo, sempre a protezione della cortina, mentre a quelle che non li hanno sono aggiunti: un esempio per tutti è il “nostro” Castello di Porta Giovia, trasformato in Fortezza Reale, come già detto.


In una carta topografica datata 1850 il “nostro” Fortino aveva di fronte, a nord e al di là del Naviglietto, una grande area cimiteriale, il Foppone. A sud c’erano le Cascine Ca’ Franca e Cornagetta e, ad ovest, la Bicocca, da non confondersi con la Bicocca degli Arcimboldi, e Porta Tosa. Ad est vi erano le Cascine Lazzaga, Barnaba e Testone. Attenzione, in direzione est abbiamo anche la Senavra, sede del manicomio e, guarda caso, già “Villa la Senavra”. L’edificio è stato progettato da Gerolamo Giunti nel 1548 quale residenza di Ferrante Gonzaga, divenuto Governatore di Milano nel 1546 per conto di Carlo V re di Spagna.


Gianluca Padovan

Associazione Speleologia Cavità Artificiali Milano

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