Javier Milei economista argentino, capo della colazione di destra La Libertad Avanza, libertario e anti-abortista, ha vinto lo scorso 13 agosto le primarie aperte simultanee e obbligatorie (Paso, nel sistema politico argentino), che si tengono per determinare, con voto popolare, i candidati dei partiti alle elezioni presidenziali.
Oltre a Milei i candidati emersi sono Sergio Massa, della sinistra peronista, tutt’ora al governo e Patricia Bullrich del cosiddetto centro-destra (più centro destra/sinistra considerando che è stata appoggiata dai radicali, storica formazione che si auto definisce liberal-socialista). Questi tre candidati parteciperanno quindi al primo turno delle presidenziali del prossimo 22 ottobre e, successivamente, i due candidati più votati andranno al secondo turno, il 10 dicembre.
La strada per Milei quindi è ancora lunga, ma subito il suo risultato e il suo modo di affrontare la carogna lo hanno portato alla ribalta della scena Argentina e internazionale.
L’economista outsider, assieme alla sua candidata vicepresidente Victoria Villarruel, spera di scardinare lo strapotere dei peronisti di sinistra che hanno dominato il paese per quasi un ventennio.
Ma chi è quindi Javier Milei? Un economista liberale, liberista e libertario, con una ricca vita professionale e intellettuale, fatta di conferenze universitarie, talk show, dibattiti su tutti i più disparati mezzi di comunicazione, che ha formato centinaia di giovani economisti latinoamericani sulla base degli insegnamenti della cosiddetta Scuola Austriaca (filone di economisti libertari considerato eterodosso, dato che è molto critico delle istituzioni economiche esistenti, tra cui perfino le banche centrali), e che da anni denuncia la corruzione dilagante e le insufficienze burocratiche ed economiche di un sistema come quello argentino guidato più dall’ideologia che non dal mercato e dal buon senso.
Nonostante la sua anima libertaria Milei è molto affine alle istanze che qui in Europa possiamo definire conservatrici, tanto da avere messo come suo vice Villarruel, che non è assolutamente da sottovalutare. Quest’ultima è una celebre giurista conservatrice e cattolica impegnata a difendere i valori morali in una società come quella argentina sempre più scristianizzata (dove perfino molte frange della Chiesa hanno abbracciato le teorie marxiste, riprendendo la cosiddetta Teologia della Liberazione), ha fondato all’inizio degli anni 2000 il Centro di studi legali sul terrorismo e sulle sue vittime (CELTYV), volto a fare giustizia sui crimini dei gruppi eversivi marxisti e di sinistra come i Montoneros o l’Esercito rivoluzionario del popolo che negli anni Sessanta furono colpevoli di innumerevoli stragi (ergo in Argentina non solo la giunta militare fu autrice di nefandezze, ma anche quelle componenti rivoluzionarie la cui crudeltà per anni si è cercato di minimizzare se non ignorare).
Sia Milei che Villarruel denunciano le storture economiche e sociali del marxismo culturale che controlla i centri nevralgici del potere, come la scuola, il mondo dello spettacolo, le istituzioni (vi ricorda qualcosa?) ed emergono quindi sulla massa dei politici tradizionali per un coraggio eroico. Da una parte Milei che parla di difesa della proprietà e della valorizzazione della libera impresa in Argentina, e ciò equivale a sfidare il potere assoluto dell’economia dei sussidi, delle prebende e dei clientelismi (costruiti in anni e anni di presidenza dei Kirchner, marito e moglie). E dall’altra Villarruel, che parlando delle “vittime del terrorismo marxista” infrange un tabù, data la mitizzazione dei movimenti eversivi precedentemente menzionati.
Questi due candidati hanno cominciato a crepare il muro peronista e il loro elettorato non sembra per nulla scalfito dalla retorica socialista e globalista che descrive Milei come un anarchico ultraliberista, ‘trumpiano’, estremista di destra o “loco” (pazzo) come invece ha scritto Repubblica. Milei non è Beppe Grillo, è un economista di lungo corso e stimato, apprezzato dal mondo pro vita, dai cattolici e dagli evangelici argentini, oltre che da molti esponenti della finanza internazionale. A sto giro, gli allarmi di Soros sono caduti nel vuoto, e la libertà “avanza” anche in Argentina.
Alessandro Borganti