top of page

Le origini dell’odio: xenofobia e fondamentalismo islamico, dove abbiamo sbagliato?

Uno dei limiti della società occidentale si sintetizza nella perdita di quella curiosità di fronte allo xenos nella sua accezione più moderna. Qualsiasi civiltà del passato dal carattere imperiale, oltre alla sottomissione dei popoli ne traeva la reale ricchezza nel momento in cui sviluppava con loro quella che in natura viene chiamata xenobiosi, una vera e propria convivenza armoniosa.


L’impronta ideologica anglosassone, dalla fine del secondo conflitto mondiale ha reso gradualmente gli europei miopi di fronte alle meravigliose pluralità della società umana. A causa del pensiero e dello stile di vita unico infatti hanno perso lo stupore, un processo degenerativo profetizzato nel 2002 ne L’uomo senza meraviglia dal Prof. Simone Paliaga «Se la meraviglia si ritraesse, tra l’uomo e la vita si aprirebbe un abisso insuperabile, un’esistenza eterodiretta, non autonoma». Questo oblio causato dal globalismo, dai consumi, dalla società fluida e dal moderno wokismo ha diffuso l’apatia e il disinteresse evolutisi poi in paura e rigetto generando «pericolosi equivoci dagli esiti spaventosi» citando Franco Cardini nel suo Europa e Islam, storia di un malinteso.


L’Oriente, avamposto della Tradizione, ricorda invece al mondo che il progresso e il benessere materiale sono solo lo specchio del lago dove i nuovi narcisi affogano, perdendosi ineluttabilmente. Il grande fraintendimento riguarda di recente anche i rapporti con la Civiltà Islamica, la quale si distribuisce in un spazio territoriale, giuridico e politico abitato dai musulmani, il Dar al-Islam, la Casa dell’Islam e soggetto alla Shari’a, la Legge Islamica, un complesso di principi non codificati che regolano la loro vita, la condotta morale e religiosa, con precetti di diritto costituzionale e amministrativo.


La scelta della parola “spazio” è propriamente voluta perché è un concetto che influenza nel profondo la psicologia dei popoli e determina i principi, gli equilibri della geopolitica stessa, basti pensare al prostránstvo russo per sintetizzare la natura tellurocratica di un impero secolare, la percezione di ciò che è suo e ciò che considera alieno. Anche nella Civiltà Islamica, infatti, le nozioni di patria e confine non sono per niente così definite come in quella occidentale. Al contrario sono indistinte, le realtà laiche e “democratiche” dotate di costituzioni moderne come la Siria del regime Ba’th o alcuni paesi del Maghreb sono delle eccezioni dettate dall’evoluzione della storia contemporanea, nulla a che vedere con la cultura e la Tradizione Islamica. Il nazionalismo arabo e la sua esasperazione nella forma più violenta poi affondano le loro radici nel colonialismo europeo e sulle responsabilità riguardo i suoi crimini e le interferenze in quelle aree.


L’islamologo Hamadi Redissi nel suo Islam e modernità. L'incontro dell'Islam con l'Occidente, afferma che l’evoluzione del fondamentalismo si divide essenzialmente in 3 fasi: la prima, in Egitto nel 1798 con l’arrivo di Napoleone Bonaparte. La magnificenza dell’Impero francese, il lusso, la cultura e la modernità di pensiero quindi la filosofia sconvolsero i musulmani che sorpresi, ammaliati desiderarono imitarla e pertanto iniziarono a mettere in discussione il Corano e la Sunna, causando un acceso dibattito interno alla comunità. Come conciliare infatti l’umanesimo occidentale, i diritti civili, la democrazia con la legge di Dio, la quale è incontestabile e regola da oltre mille anni la vita dei musulmani?


Durante i primi anni del ‘900 ci fu poi un dirompente risveglio culturale all’interno del quale trovò terreno fertile il partito dei Fratelli Musulmani che si impose predicando la Jihad e stravolgendo tutti i precetti del sunnismo ortodosso quindi: perseguitando i Dhimmi (i non musulmani), riscrivendo il diritto bellico islamico e vietando l’uso di tabacco, musica e canto. A questo punto nel secondo fondamentalismo, dall’ammirazione si passò all’odio per l’Occidente. Perché nel frattempo il colonialismo francese e britannico decretarono arbitrariamente la nascita degli Stati nazionali, disegnando confini senza il minimo criterio e senza considerare le molteplici specificità di quei popoli, vedasi: Siria, Afghanistan, Iraq, Palestina ecc.


La politica del divide et impera sfaldò le comunità locali abbandonandole al loro destino e mantenendole soltanto in un’ottica di sottomissione agli ex colonialisti. È proprio sulla rabbia e la frustrazione di quei popoli che i Fratelli Musulmani alimentarono un forte sentimento anti-occidentale oltre a riunirli tutti in un panarabismo, islamico ortodosso. La cultura, le tradizioni millenarie per combattere la modernità, non più concepita come una svolta ma un limite incomprensibile e inconciliabile, un nemico della civiltà, da annientare.


Il terzo fondamentalismo, quello attuale, è l’evoluzione inevitabile in violenza. Le scuole coraniche madrase ispirate dall’ideologia e dal wahabismo getteranno benzina sul fuoco dell’odio. L’obiettivo è restituire il favore all’Occidente, destabilizzandolo attraverso la paura e il terrorismo dopo aver depredato e trasformato una civiltà in polveriera. La cultura araba di origine diventa il veicolo per iniettare il veleno del radicalismo nelle comunità presenti in Europa, approfittando della loro emarginazione sociale. Una rete internazionale del terrore, incontrollabile dai nemici perché organizzata in cellule autonome, le quali possono rimanere dormienti e integrarsi nel tessuto sociale senza il minimo sospetto per poi colpire ed essere sostituite ogni volta. La paura condiziona le abitudini e si trasforma in isteria. La paranoia come strumento per indebolire il nemico e convertirlo, islamizzarlo.


Come è stato possibile passare da una delle civiltà più raffinate del mondo a una eclissi culturale e sociale di dimensioni spaventose? Baghdad, Damasco, Alessandria d’Egitto, Algeri giusto per citare alcuni esempi hanno rappresentato per secoli la culla delle arti, delle scienze, colme di infinite ricchezze e molte di loro oggi sono polvere.


La nostra missione politica si fonda sulla consapevolezza, ci spetta il compito di porci domande, di essere critici con noi stessi, di comprendere le responsabilità della società occidentale colpevole di essersi abbandonata all’avidità, al potere e soprattutto di scegliere modelli sociali alternativi a cui ascendere.

E se il vero nemico fosse di là dal mare?


Cesare Taddei

bottom of page