Frequentemente ci si trova a dover interagire con individui la cui predisposizione verso l'ottusità e la presunzione rende praticamente infruttuoso qualsiasi tentativo di dibattito ragionato.
Pur riconoscendo l'inequivocabile progresso nell'accesso alle informazioni rispetto a trent’anni fa, emergono criticità legate alla carenza di strumenti omogenei per decodificare tali informazioni con accuratezza.
La libera diffusione delle informazioni, in particolare attraverso i social media, comporta spesso la divulgazione di distorsioni o menzogne, accettate acriticamente come verità incontestabili. I social, quali Facebook, Instagram, YouTube e TikTok, hanno assunto la rilevanza di autentiche fonti informative. Benché talvolta offrano contenuti di spessore, ci si trova spesso a confrontarsi con individui che, avvalendosi della loro visibilità, disseminano idee fondate su narrazioni inventate o dati inesatti, spesso in aperto contrasto con le narrazioni dei media tradizionali e, a volte, condivise su scala più ampia dalla collettività.
Quante volte ci siamo trovati coinvolti in discussioni in cui l'interlocutore sosteneva il proprio punto di vista basandosi su affermazioni quali «guarda questo video dove X spiega...» o «l'ha detto X, quindi...?».
In tale scenario, il dialogo razionale incorre in ostacoli insormontabili, con interlocutori che basano le proprie convinzioni su fonti discutibili, rendendo arduo qualsiasi tentativo di confronto.
In situazioni di confronto, non di rado ci si trova a dover rispondere a domande assurde, a formulazioni di iperboli e scenari irreali, spesso proposti da individui privi di una comprensione approfondita dell'argomento, con l'intento di dimostrare una presunta superiorità intellettuale.
La libertà d'espressione, se da un lato costituisce un fondamento della democrazia, dall'altro concede a chiunque la facoltà di disseminare disinformazione, alimentando polarizzazioni dannose e favorendo l'adesione acritica del cittadino medio, spesso profondamente ignorante, lo scrivo senza peli sulla lingua, a idee spesso carenti di fondamenta razionali.
La manipolazione delle frustrazioni delle persone, in ambiti che spaziano dalle questioni geopolitiche all'ambientalismo, alla medicina e alla politica, contribuisce al consolidamento di fazioni ideologiche intransigenti.
Questo fenomeno non è riconducibile esclusivamente al cittadino medio, coinvolge altresì organi d'informazione autorevoli, giornalisti o professionisti dell'informazione. La voluta distorsione dei messaggi o la presentazione selettiva di studi, talvolta condizionati da interessi pecuniari, sollevano interrogativi sulla trasparenza e l'integrità dell'informazione.
Quante volte ci sarà capitato di leggere dichiarazioni del tipo «uno studio dell'università X afferma che...» o «una scoperta Y comporta...»? Spesso senza nemmeno indicare quale sia lo studio di riferimento sulla quale si costruisce il pensiero.
Per esperienza diretta, ho riscontrato discordie nelle informazioni riportate da diverse testate su uno studio accademico della mia università, con interpretazioni sostanzialmente distanti rispetto al suo autentico significato.
In un quadro globale in cui l'Italia occupa spesso una posizione periferica nei processi di cambiamento, per quelli che reputo positivi, emergono interrogativi sulla validità delle azioni intraprese per innalzare il livello del nostro Paese.
Tale linea di pensiero potrebbe ricondursi a un individuo de sinistra, colui che non nutre un attaccamento caloroso all'amor patrio e che tende a percepire nella propria nazione prevalentemente arretrata ed incapace.
Tuttavia, è innegabile che questa prospettiva trovi eco in coloro che hanno esperito direttamente questa visione delle cose, percependo come molti sforzi volti al riscatto siano stati vani. Tale riflessione suscita incertezze profonde sulla convenienza di investire tempo, energie e la vita in lotte che, alla fine, potrebbero rivelarsi come sconfitte inevitabili, anche se, con un tocco di romanticismo, si spera, si crede e si lotta sempre per poter effettivamente fare la differenza.
Domizio Bruto Alfieri