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Mantenimento e importanza delle missioni di pace: note dal convegno alla Sapienza di Azione Universitaria (Roma, 6 novembre)

Cosa sono le missioni di pace? Come si differenziano? Cosa prevede il Diritto Internazionale rispetto a questa tipologia d’impiego delle forze armate? Ma soprattutto, cosa sta accadendo in Medio Oriente?


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Queste alcune delle domande che hanno trovato risposta mercoledì 6 novembre, nella sala Lauree di Giurisprudenza, dell'Università La Sapienza di Roma, per volontà di Azione Universitaria Sapienza. A condurre l'incontro Raffaele Pergolizzi, militante di AU e presidente di GN Monte Mario, ospiti il Proferessor Franco Vallocchia, Vice-preside della Facoltà di Giurisprudenza; il Dott. Giuseppe Sanzotta, direttore della rivista Il Borghese e il generale di divisione Francesco Saverio Giuliano.


Riportiamo di seguito l'introduzione dell'amico Raffaele Pergolizzi


Foto di @polly100s


Prima di cominciare, concedetemi il tempo necessario per due veloci precisazioni. In queste giornate, i nostri amici dei collettivi non hanno mancato di far sentire il loro più sincero "calore umano" nei nostri confronti, apostrofandoci come "sostenitori del genocidio", "guerrafondai" e tant’altro.


Tralasciando il fatto che ignoro, e forse per una mancanza personale, quali possano essere i mezzi con cui avremmo potuto sostenere un genocidio, tengo a chiarire che, in questa sede, non abbiamo alcuna intenzione di celebrare la guerra, i genocidi e le storture di ogni sorta. Né, tanto meno, abbiamo intenzione di cavalcare cinicamente la sofferenza di chi si trova, adesso, dall’altra parte del Mediterraneo.


Chiunque pensi questo, sia tra le fila di nostri avversari o tra le nostre, è in mala fede, dovrebbe condurre un attento esame di coscienza e ritrattare queste posizioni che, altrimenti, rimangono fini a sé stesse.


Foto di @polly100s


Nonostante il nostro mondo senta una giusta simpatia nei confronti della causa nazionale palestinese, ovvero riconosca pieno sostegno alla lotta di un popolo che rivendica il diritto di vivere liberamente nella propria terra natia (io stesso, da sempre, sostengo questa battaglia), è necessario maturare nelle idee e nelle posizioni, analizzando tecnicamente un fenomeno che porta dolore e distruzione, per capire come combatterlo in tutti i piani della società.


Soprattutto, è fondamentale riconoscere la superficialità dei sostenitori accaniti di una fazione contro l’altra, in un contesto tanto complesso e articolato come quello delle crisi in Medio Oriente. Questo atteggiamento non è nient’altro che controproducente, si tratta di una polarizzazione che assomiglia più alla contrapposizione tra due tifoserie da stadio piuttosto che il confronto tra soggetti politicamente consapevoli, e con questo non intendo insultare la tifoseria in genere.


Da convinto cattolico, credo fermamente che bisognerebbe concentrare la nostra attenzione su quel popolo che, trasversale alle nazionalità libanese, palestinese o israeliana che sia, è accomunato dalla sofferenza, schiacciato da due forme di violenza, una militare e l’altra fondamentalista.


Foto di @polly100s


Quello che possiamo fare? Interrogarci, istruirci e informare senza riproporre divisioni e conflitti fini a sé stessi.


Sarei molto grato e contento di avere un portavoce della contestazione che difendesse energicamente, ma pacificamente, le proprie posizioni in questa sede,avvalorerebbe il confronto e il dibattito. Sappiamo che è impossibile, e non per durezza nostra e lo accettiamo.


Detto questo, col rispetto che si deve a un popolo che soffre e con l’attenzione necessaria ad affrontare tematiche tanto complesse e articolate, passo la parola al vice-preside Vallocchia.


Redazione

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