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Migranti in Albania: perché il Tribunale ferma il rimpatrio? Progetto, numeri e costi

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La Decisione del Tribunale di Roma


Poche ore fa, l'Italia ha appreso che la sezione immigrazione del Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del centro di permanenza per il rimpatrio di Gjader, in Albania. A dire dei giudici, il diniego sarebbe dovuto all’impossibilità di riconoscere come “paesi sicuri” gli Stati di provenienza delle persone trattenute. Ciò comporta l'impossibilità di applicare la procedura di frontiera e, quindi, di non poter nemmeno effettuare il trasferimento dei migranti al di fuori del territorio albanese, i quali saranno, invece, ricondotti in Italia.


Uno dei giudici, in particolare, specifica di aver fatto riferimento a una sentenza della Grande sezione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, risalente appena allo scorso 4 ottobre (causa C-406/22). Secondo questa sentenza, per essere considerato “sicuro”, un Paese non deve mettere in atto persecuzioni, discriminazioni o torture. L’Egitto, il Bangladesh e la Tunisia sembrerebbero essere considerati “non sicuri”, da cui deriverebbe l’inapplicabilità della procedura di frontiera.


La decisione ha creato scalpore e dibattito. La maggioranza di Governo ha affermato che si tratta di un gruppo di magistrati politicizzati che hanno deciso, arbitrariamente e contro l'interesse nazionale, che non esistono Paesi sicuri di provenienza. Questo comporta l’impossibilità di trattenere tutti coloro che entrano in Italia illegalmente.



Cosa ha fermato il Tribunale? progetto, costi e numeri



Analizziamo ora cosa si sta tentando di ostacolare: stiamo parlando di tre strutture, ossia un centro per richiedenti asilo, un centro di permanenza per i rimpatri e un penitenziario, gestiti interamente dalle autorità italiane. Queste strutture sono finalizzate a contrastare i trafficanti di esseri umani, l’immigrazione illegale e a riportare tutti coloro che non hanno il diritto di rimanere in Italia o in Europa nei loro rispettivi Paesi.


Si tratta di un investimento che comporta una spesa di 134 milioni di euro all’anno, per 5 anni, che nel lungo periodo potrà consentire di abbattere le spese per la gestione dell’immigrazione. Potrebbe sembrare una spesa molto ingente, ma non dobbiamo dimenticare che, ad oggi, il Governo ha ereditato dai suoi predecessori un’uscita di ben 1,8 miliardi di euro.


Tuttavia, non è sufficiente sottolineare questo. Infatti, nonostante le critiche incessanti dell’opposizione contro qualunque plausibile soluzione al problema (forse l’immigrazione incontrollata non è considerata tale da tutti!), non possiamo dimenticare che nel 2017 ci furono 187 mila migranti a carico del sistema di accoglienza, con una spesa totale di circa 4,4 miliardi. Ancora, nel 2018 si dovettero sborsare 4,7 miliardi di euro per la gestione di 136 mila migranti, per un sistema, lo Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), non funzionante.


Nel 2023, il Governo fu costretto a pagare 3,5 miliardi per la medesima questione, quando l’intera UE ne spese 40 miliardi (non dimentichiamoci che l’UE conta ben 27 Stati!).


Tutto ciò risulta davvero accettabile agli occhi della Sinistra? Forse sì, specialmente se prendiamo atto del fatto che Pd, M5S e AVS hanno presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo se intendesse aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’accordo con l’Albania. L’opposizione è, dunque, disposta a sanzionare i propri cittadini per il semplice fatto di scagliarsi politicamente contro il Governo!


Di Riccardo Sartoretto


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