Il Comune di Milano e l’ATM, l'azienda del trasporto pubblico, si sono impegnati a introdurre l'identità alias, ovvero la possibilità per le persone transgender (per cui lo Stato non ha ancora riconosciuto la transizione) di utilizzare un'identità fittizia negli abbonamenti, entro l’inizio del 2025.
Arianna Censi, Assessore comunale alla Mobilità, ha dichiarato: «è una misura di civiltà doverosa che mi fa piacere annunciare proprio nel mese del Pride. L’abbonamento ai mezzi pubblici è una delle poche tessere che portiamo sempre con noi, che teniamo a portata di mano e usiamo quotidianamente. È bello e importante che l’identità registrata sia quella in cui ciascuno e ciascuna davvero si riconosce, non necessariamente quella anagrafica. E ringrazio Atm per partecipare a questo percorso che il Comune ha avviato grazie alla mozione della consigliera comunale Monica Romano.»
Noi de Il Presente abbiamo raggiunto il Consigliere Francesco Rocca, di Fratelli d'Italia, per un commento sulle reali necessità del trasporto pubblico milanese:
«La giunta e la maggioranza liberal-progressista di Palazzo Marino rivendicano con orgoglio l'introduzione dell'identità alias negli abbonamenti ATM, ma è tutto fumo negli occhi.
Sono sciocchezze ideologiche che servono a distrarre dai problemi concreti di Milano e, nello specifico, dai problemi legati al trasporto pubblico milanese: abbiamo assistito a un taglio significativo delle corse, causato dalla carenza del personale, che fugge verso altre città più sicure e verso contratti di lavoro più dignitosi. Lavorare sui mezzi pubblici milanesi è insicuro, stressante e ricompensato in maniera mediocre.
Oltre al taglio, abbiamo assistito anche alle vera e propria soppressione, calata dall'alto, di diverse linee di superfice; la più nota delle quali è la linea 73, che collegava Peschiera Borromeo, Linate e San Babila.
Ai disservizi tecnici va aggiunto che utilizzare i mezzi pubblici di notte, ma in realtà anche in pieno giorno, è pericoloso: andare sulla 90 o sul 91 è pericoloso a prescindere dall'orario.
Il sistema dei trasporti non garantisce la libertà di circolazione, a esserne particolarmente colpite sono le donne, madri, studentesse e lavoratrici che non si sentono sicure di prendere i mezzi e quindi rinunciano a spostarsi.
Come se non bastasse, a riprova del fatto che la giunta avrebbe tanto a cui pensare se non si perdesse in follie ideologiche color arcobaleno, molti dei mezzi in servizio a Milano sono vecchi e obsoleti: una persona con disabilità motorie non può usufruire della maggior parte dei tram della città.
Se la maggioranza credesse davvero nell'inclusività, e non la usasse soltanto come bandierina ideologica, ci sarebbe tanto lavoro da fare partendo dalla sicurezza, dalla puntualità e rimuovendo le barriere architettoniche.
Vi dirò di più, sono sicuro che la priorità di una persona omossessuale o transgender è poter andare al lavoro, e poter tornare a casa, con mezzi puntuali e sicuri. State sicuri che le borseggiatrici non faranno caso all'identità alias sull'abbonamento quando vorranno derubarvi».
Redazione