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Milano sotterranea: intervista allo speleologo Gianluca Padovan


Gianluca Padovan, speleologo, scrittore e studioso, dove nasce la tua passione per il sottosuolo?


«Me lo continuo a chiedere pur’io… nonostante persista nello scendere nelle viscere della Terra. Forse sono ancora alla ricerca di una risposta! Posso solo dire - e non sto scherzando - che a cinque anni sollevai un piccolo tombino, situato nel retro di casa, per vedere che cosa vi fosse sotto. Maldestramente, nel richiuderlo, mi schiacciai l’alluce: persi l’unghia (che poi ricrebbe), ma nel contempo non persi la curiosità di vedere che cosa vi fosse sotto ogni tombino.


Te ne racconto anche un’altra: un giorno, al Castello di Milano, individuai un semplice tombino di cemento. Ero quasi tentato di lasciare perdere, ma poi uno della mia associazione speleologica lo sollevò: si individuò così l’accesso al vero e unico passaggio segreto del Castello di Milano a oggi documentato. Peccato che dal 1960, per mero risparmio e con una buona dose d’ignoranza, sia diventato un condotto fognario e che a oggi sia pieno d’acqua fino alla volta: se non si farà a breve qualche cosa crollerà per via delle infiltrazioni nei paramenti murari.»

 

Hai approfondito i segreti del Castello Sforzesco e dei suoi sotterranei anche con libri specifici, ci puoi raccontare qualcosa?


«Nonostante la tecnologia galoppante, i videogiochi, la realtà virtuale e altre “diavolerie”, il castello medievale suscita sempre un qualche cosa di ancestrale, di arcano, di nobile e, ovviamente, di cavalleresco. E, perché negarlo, la parola «castello» fa immediatamente assonanza con “passaggio segreto”. Ma veniamo al sodo. Il Castello di Milano è un’architettura da combattimento unica nel suo genere in Italia, in Europa e quindi nel Mondo. E già vedo negli occhi di qualcheduno le più che lecite perplessità, mi spiego.


Provate a pensare a questa architettura militare, quadrata e di non grandi dimensioni (“solo” 188 metri, circa, di lato), costruita in una pianura piatta come una tavola da biliardo, proprio sull’unica “collinetta” presente: a quota 124,4 metri sul livello del mare.


Oggi tale impercettibile rilievo è diventato quasi evanescente a causa degli edifici costruiti, demoliti e ricostruiti attorno alla fortificazione, eppure all’epoca svettava di circa 8-9 metri sulle circostanze. Bene, a dispetto di tante chiacchiere, è proprio su questa risibile altura che l’essere umano ha cominciato a costruire Milano. Sempre da qui si è sviluppata la fortezza dei Celti Insubri, il castra romano, d’epoca imperiale (o un castellum tardo imperiale) e, infine, il Castrum Portae Jovis Mediolani, ovvero il Castello della Porta di Giove di Milano.


Fatta questa premessa, che cos’ha di così speciale? Cominciamo col dire che il Castello visconteo-sforzesco è stato costruito a cavallo delle mura urbane e verso la campagna era protetto da una cinta aggiuntiva a forma “C” denominata “Ghirlanda”. Quali sono le principali caratteristiche?


  1. Probabilmente, come ha scritto il famoso architetto Luca Beltrami, la Ghirlanda è stata progettata da un grande promotore dell’architettura rinascimentale: Filippo Brunelleschi (1377 – 1446).

  2. La struttura è chiamata Ghirlanda da Leonardo da Vinci, il quale ce ne ha lasciato qualche disegno e la descrizione.

  3. Tale Ghirlanda possiede una “galleria di controscarpa”, che Leonardo da Vinci denomina “strada segreta di dentro”.

  4. La Galleria di Controscarpa della Ghirlanda ha uno sviluppo di 507 metri, da cui si dipartono ben tredici gallerie (oggi non tutte percorribili), e al mondo non esiste opera medievale analoga; inoltre è illuminata da un centinaio di finestrelle, due finestrature e una feritoia; infine tre accessi la connettono ad altrettanti rivellini, possiede due canali sotterranei segreti e almeno una via di fuga da noi denominata Galleria dei Cavalieri e situata a una decina di metri di profondità.


Cos’altro posso aggiungere per informare te e i Lettori e al contempo incuriosirvi? Una cosa tanto semplice quanto ignota ai più: a oggi gli unici disegni delle architetture del Castello di Milano in epoca medievale sono solo ed esclusivamente di Leonardo da Vinci, che, tra le varie cose, parla delle famose e segrete “scale di lumaca”. Inoltre, perché tacerlo, noi speleologi abbiamo esplorato e rilevato circa un chilometro e mezzo di ambienti sotterranei e, a mio avviso, si tratta solo di un terzo dell’esistente.»

 

Che potenziale ha la Milano sotterranea?


«Direi di tutto rispetto, anche solo limitandoci alle opere idrauliche. Nel 1888, nell’allora centro storico cittadino (grosso modo l’odierna Area C), sono stati censiti 156,6 chilometri di canali. Oggi si è calcolato che nell’intera Area metropolitana correvano 450-500 chilometri di canali. Considerando che tali opere idrauliche sono state “relegate nel sottosuolo” e scarsamente utilizzate, stimo che almeno il 20% di esse sia ancora percorribile e fruibile. E lo dico con cognizione di causa. Che ne facciamo?


Lasciamo i canali oggi sotterranei ad “usucapione” dei ratti, agli occasionali abitanti derelitti, nonché all’utilizzo come “cassonetti indifferenziati”? O, forse, non sarebbe meglio ripulirli, studiarli e destinarli - per esempio - a colti ed entusiasmanti giri turistici ipogei? Conoscere -recita un vecchio adagio popolare - è sempre meglio che ignorare.»

 

Sei innamorato di Milano, che cosa manca oggi alla città per valorizzare l’enorme patrimonio storico, culturale, artistico e identitario della città?


«Credo non manchi alcunché! Storia e cultura non mancano, le pregevoli architetture di superficie e sotterranee sono presenti; scritti, studi e ricerche condotte da personaggi illustri e studiosi, tanto del passato quanto del presente, ci sono: direi che serve solo un programma solido e ad ampio spettro, per fare conoscere la vera essenza culturale e identitaria della metropoli.


In caso contrario, domani avremo un gigantesco quartiere-dormitorio, imbrattato e saccheggiato, solo perché non si è stati capaci di istruire e di fare innamorare le folle che vanno e vengono da una città che si deve affermare in Cultura. Da parte speleologica (www.archeologiadelsottosuolo.com) si è “varata” l’Editrice SCAMP (Speleologia Cavità Artificiali Milano Press), nell’intento di fare conoscere innanzitutto le peculiarità di Milano e dei suoi sotterranei. Difatti uno degli ultimi lavori è intitolato: Leonardo disegna il Castello Sforzesco (Collana Milano Sotterranea). Si è così dimostrata la perfetta conoscenza della fortificazione da parte del Maestro e l’esattezza della sua documentazione, la quale mi è stata utile per individuare più di un ambiente sotterraneo.»

 

Se puoi accennarlo, su cosa stai lavorando?


«Il mese scorso ho pubblicato Malebolge. Manuale di Speleologia in Cavità Artificiali, con un ricco apparato iconografico, in cui la “parte del leone” è costituita dai sotterranei meneghini.


Su quest’onda ho ripreso le ricerche riguardanti le fortezze del passato. Ho individuato una ridotta (o fortino) del XVIII secolo, a un chilometro e seicento metri da Piazza del Duomo, e sono certo che possieda un congruo numero di sotterranei da esplorare.


Ma l’opera più incredibile è una fortezza bastionata, oggi “cimata e seppellita”, con quattro baluardi, analoga a quella di Antibes, ovvero Fort Carré (XVI secolo), solo che quella milanese è tre volte più grande: qui la “Speleologia in Cavità Artificiali”, o “Speleologia urbana” che dir si voglia, potrebbe fare riscoprire delle strutture sotterranee che a oggi avrebbero ben pochi eguali. E, attenzione, siamo a un chilometro e ottocento metri dalla cattedrale più grande d’Italia e seconda per grandezza in Europa: il Duomo.


Cos’altro dire ancora? A Milano ho visto un centinaio di rifugi antiaerei e uno in particolare lo vorrei valorizzare. Come fare?»


A cura di Francesco Rocca

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