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Mélenchon è un massone, non solo un comunista trozkista

Le Pen e Bardella minacciavano di distruggere la Francia, così il Nuovo Fronte Popolare, propiziato dal sacro istituto del ballottaggio, è sorto in difesa del popolo, pronto a dimenticare il proprio astio per Macron e a fare ciò che si doveva fare.


Scongiurato il pericolo fascista, la massa democratica degli antifascisti si è sentita libera di devastare i monumenti della capitale e i suoi nobili leader hanno immediatamente suonato, ancora una volta, la carica contro Emmanuel Macron, che fino a poche ore prima era stato un prezioso alleato per vincere Marine Le Pen.


Evviva, la democrazia si è compiuta!



I condottieri Nuovo Fronte Popolare anti-fascista sono Raphael Glucksmann e Jean-Luc Mélenchon. Se il primo è il classico politico anonimo di centro-sinistra, il secondo, Mélenchon, è senza dubbio il volto più noto, il più chiacchierato e, c’è da dirlo, anche il più rumoroso, della politica francese.


Se ricostruire i riferimenti ideologici di Marine Le Pen può risultare decisamente difficile, di Mélenchon sappiamo senza dubbio che è comunista, per la precisione sappiamo che si dice trozkista, e che, al contempo, è un massone molto orgoglioso dell’appartenenza al Grand Orient de France.


Trotzki, il generale dell’Armata rossa, discepolo di Lenin e primo grande avversario di Stalin, non ha mai speso buone parole per la massoneria e il nostro Mélenchon lo sa bene: non capisco la visione trozkiana della Massoneria, cioè una macchina per corrompere la classe operaia, ma vedo il contrario: il luogo dove è conservato il filo d'oro. Dove è la nostra storia”.


Effettivamente non ha tutti i torti, se dal punto di vista personale ha seguito le orme del padre, Georges Mélenchon, anch’egli iniziato; dal punto di vista della storia nazionale è innegabile che le innovazioni della massoneria francese siano alla radice dell’impostazione egualitaria e dei sovvertimenti storici che, generalmente, attribuiamo all’operato dei confratelli. D'altronde, è Marx a insegnarci che è stata la Rivoluzione francese, e in generale l'azione rivoluzionaria della classe borghese, a preparare (nei secoli) l'avvento della Rivoluzione comunista.


Mélenchon si iscrive a buon titolo nella scia dei comunismi-opportunismi nazionali (non nazionalisti) eterodossi, pronti a imbarcare gli oppressori, o almeno alcuni di coloro che il comunismo tradizionale indica come tali (e spesso proprio quelli che davvero lo sono), tra le fila degli “oppressi”.


Per questo l’operazione Mélenchon, nel caso fosse nominato Primo Ministro, ha un solo esito possibile: l’obbedienza alla Loggia, e quindi i doveri nei confronti dei pasciuti confratelli, gli impedirà di “sradicare la miseria” , facendo pagare di “più ai più ricchi”.


I francesi dovranno vegliare sulle misure apparentemente rivoluzionarie che questo comunista sui generis metterà in atto, domandandosi quali interessi favoriscano.  Che poi non è una novità tutta targata Nuovo Fronte Popolare, già nel 2012, al tempo dell’uscita dell’autobiografia in cui Mélenchon si dichiarava orgogliosamente iniziato (Mèlenechon il Plebeo), un’inchiesta di Le Point raccontava della presenza imponente di confratelli nei partiti francesi e nel governo di Sarkozy.


Redazione


La notizia dell'appartenenza di Mélenchon alla massoneria, benché pubblica e nota dal 2012, è stata recentmente rispolverata da Riccardo Canaletti su MowMag.

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