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Orbán, sei quello che cantava «avanti ragazzi di Buda»?


Atreju, edizione 2019, durante il discorso tenuto dall'ospite d'eccezione, il Primo ministro ungherese, Viktor Orbán, dagli spalti si leva un canto molto familiare allo stesso politico ungherese, il quale si unisce al coro con le lacrime agli occhi.


Avanti ragazzi di Buda risuona trionfale e Giorgia Meloni si alza in piedi tributando il gradito ospite e il suo popolo fiero.


La canzone è molto popolare negli ambienti di destra. Il testo, scritto da un italiano, racconta le gesta eroiche dei patrioti ungheresi che, fra l'ottobre e il novembre del 1956, insorsero in rivolta contro il tirannico regime ungherese filo-sovietico. È un canto di lotta, di sacrificio e di amore per la propria Patria.


Migliaia di ungheresi scesero in piazza in segno di protesta, gli studenti e gli operai organizzarono la resistenza armata, i russi (i comunisti sovietici) risposero, ricorda la canzone, inviando i carri armati al settimo giorno di rivolta.


L'obiettivo dell’insurrezione era uno solo: abbattere la dittatura e instaurare un governo patriottico indipendente dal giogo russo-sovietico. La rivoluzione, come noto, finisce nel sangue, migliaia di ungheresi sono uccisi e i loro ideali traditi.


Tutti martiri il cui sacrificio, però, il Primo ministro Ungherese, Viktor Orbán, oggi leader del gruppo dei “Patrioti” Europei, sembra avere già dimenticato: non è passato molto tempo da quel settembre 2019, eppure pochi giorni fa Orbán si è presentato, con il volto sorridente, al cospetto del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.


Non è certo una novità, da tempo ormai dilaga, fra diversi dei cosiddetti “patrioti” delle destre di tutta Europa, un sentimento di simpatia nei confronti del Presidente russo, ma mai ci si aspetterebbe che il Primo ministro di una Nazione come l’Ungheria, che ha conosciuto la brutalità del giogo tirannico, totalitario e invasore, possa oggi mostrarsi amico del carnefice dell’Ucraina. Carnefice, naturalmente mi riferisco a Putin, che vanta un collegamento diretto («Chi non rimpiange l'Unione Sovietica non ha cuore») con i carnefici, sovietici, dell’Ungheria e che, in altri anni, fu agente operativo dei servizi sovietici stessi.


Come può Orbán avere la memoria così corta?


Non sono forse stati i russi sovietici a spegnere nel sangue ungherese la rivoluzione del '56? Coloro che sono passati con i carri armati sopra gli studenti, gli operai, le donne e i bambini che protestavano per la libertà sono gli stessi tiranni che oggi massacrano il popolo ucraino bombardando ospedali e colpendo i civili.


Se, in quanto veri patrioti europei, condanniamo e rinneghiamo 70 anni di comunismo sovietico, e quindi rinneghiamo anche tutti i suoi crimini contro la popolazione russa, le popolazioni slave, quelle est-europee e quelle asiatiche, con particolare riguardo per fratelli ungheresi, dobbiamo condannare nella stessa maniera perentoria la Russia contemporanea, i suoi alleati più prossimi e chi a lei stringe sorridente la mano.


La vera faccia del carismatico leader ungherese si è ormai rivelata: Orbán non è un patriota, egli non è né un patriota europeo né, tantomeno, un patriota ungherese; al contrario, è il lustrascarpe del dittatore russo, carnefice d’Ucraina ed erede orgoglioso dei carnefici d’Ungheria.


Questa è la grande biografia di Viktor Orbán.


Diego Como

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