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Paralimpiadi: trans si, sindrome di Down no. La denuncia del Consigliere Paola Bulbarelli


Come le Olimpiadi, anche le Paralimpiadi di Parigi 2024 non smettono mai di sorprenderci: vi abbiamo raccontato della partecipazione, in quota Italia, del primo atleta transgender nella storia della competizione, Fabrizio (alias Valentina) Petrillo, che ha gareggiato nei 200 e 400 metri femminili.


Petrillo che, lo ricordiamo, già in passato era stato al centro delle polemiche, quando aveva battuto atlete donne, come Melani Berges, privandole della possibilità di qualificarsi per le Paralimpiadi. Irene Aguiar, avvocato di Berges, aveva sottolineato quanto questa partecipazione fosse ingiusta. Ricordiamo qui il caso Petrillo perchè vogliamo segnalare l'ipocrisia del Comitato Paralimpico: l'inclusione degli atleti transgender è un dovere, mentre gli atleti con disabilità cognitive e gli atleti con sindrome di Down possono essere lasciati fuori dalla competizione.


Non è uno scherzo. Paola Bulbarelli, Consigliere Regionale di FdI in Lombardia, ha acceso i riflettori su questa vergogna: «È assurdo che dalle Paralimpiadi siano esclusi atleti con disabilità intellettiva. Le Paralimpiadi devono essere veramente inclusive», ha dichiarato Bulbarelli, sottolineando come atleti appartenenti alle categorie II1 e II2 (disabilità intellettiva e sindrome di Down) abbiano dimostrato di poter competere a livello internazionale.


Infatti, spiega Bulbarelli, «Questi atleti, oltre a prendere parte alle competizioni nazionali FISDIR, partecipano a gare internazionali e assise europee e mondiali. I recenti campionati italiani di nuoto svoltisi a Terni, per esempio, hanno coinvolto oltre 350 atleti provenienti da tutta Italia e gli stessi numeri valgono per l'atletica leggera, per non parlare degli sport di squadra, con la nazionale con sindrome di Down che ha vinto i recenti campionati mondiali».


Il disappunto degli atleti e delle loro famiglie ha portato alla nascita di una campagna, diffusa attraverso la piattaforma InGAMES, per chiedere giustizia. "È giusto che questi atleti siano esclusi dalle Paralimpiadi?" si chiedono in molti; "È giusto che questi atleti siano esclusi dalle Paralimpiadi quando, invece, nel nome dell'inclusività si ammettono atleti transgender?", ci chiediamo noi.


Anche Bulbarelli, che ha un passato da atleta di pattinaggio artistico, si rende perfettamente conto della contraddizione: «Un’olimpiade che ha incluso chiunque non può permettersi di precludere l'accesso agli atleti con disabilità intellettiva. Ragazzi che si allenano seriamente ogni giorno, affrontando sacrifici, non possono essere vittime di questa ingiustizia».


Mentre il Comitato Olimpico celebra l’inclusione di un atleta transgender, si dimentica di chi davvero viene ancora escluso. L’inclusività, tanto sbandierata in certi contesti, è un concetto ideologico applicato a piacimento. Se davvero si vuole un mondo sportivo giusto e inclusivo, è ora di estendere queste stesse opportunità anche agli atleti con sindrome di Down e altre disabilità intellettive, senza ipocrisie.


Redazione

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