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Paralimpiadi: transgender battuto da atlete, la stampa tace

Nella serata di ieri, alle 20:43, si sono svolte le semifinali dei 400 metri femminili T12 alle Paralimpiadi. Hajar Safarzadeh Ghahderijani (Iran) e Alejandra Paola Perez Lopez (Venezuela) hanno battuto Fabrizio (alias Valentina) Petrillo, l'atleta transgender che rappresentava l'Italia, conquistando con pieno merito la finale. Le due atlete hanno dimostrato che impegno, dedizione e talento possono ancora essere i veri protagonisti dello sport.



Naturalmente, la stampa italiana, che ha ampiamente coperto la partecipazione di Petrillo alle Paralimpiadi, concentrandosi su di lei come prima atleta transgender e celebrando ogni suo passo, ha completamente taciuto la notizia della sconfitta.


Paradossalmente, il racconto di come un uomo biologico, Valentina (Fabrizio) Petrillo, sia stato battuto da due donne biologiche avrebbe potuto essere materiale ottimo per quella narrazione che vorrebbe gli uomini biologici, passati per un percorso di transizione, come sfidanti alla pari delle atlete donne. Ma il ragionamento è stato un altro: se l'atleta transgender risulta sconfitto, la stampa smette di parlarne.


Oggi, alle 12:14, si è disputata la finale dei 400 metri femminili T12, che ha visto al primo posto (oro) la cubana Omara Durand Elias, al secondo posto (argento) l'iraniana Hajar Safarzadeh Ghahderijani, e al terzo posto (bronzo) l'ucraina Oksana Boturchuk.


Le competizioni olimpiche, l'atletica leggera e lo sport in generale dovrebbero basarsi su merito e parità di condizioni. Le atlete che hanno guadagnato il diritto di gareggiare non devono essere oscurate da narrazioni che riguardano altro rispetto alla loro abilità.


Sarebbe ora di abbandonare ogni narrazione ideologica e di tornare a celebrare lo sport per ciò che è: competizione leale, abilità e merito. Tuttavia, venerdì 6 settembre, Petrillo gareggerà nuovamente nei 200 metri.


Redazione

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