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Per l'esercito USA: "i Pro-Vita sono terroristi", gaffe o ideologia?


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Un errore lungo sette anni


L’Esercito degli Stati Uniti ha recentemente dovuto scusarsi pubblicamente per aver incluso nei suoi materiali di addestramento, contro il terrorismo, organizzazioni pro-vita, considerandole, senza ragione, estremiste e violente.


Un errore durato per ben sette anni, durante i quali circa 9.000 soldati sono stati istruiti a identificare le Ong pro-vita come una minaccia, insieme a organizzazioni come il Ku Klux Klan e l'ISIS.


L’indignazione generale è esplosa solo nel luglio scorso, quando le immagini del corso sono trapelate online, rivelando che simboli e informazioni delle associazioni pro-vita, come National Right to Life e Operation Rescue, erano presentati come esempi di gruppi terroristici.



L’omertà dell’Esercito: chi è il vero responsabile?



Nonostante le scuse formali fornite durante un’audizione al Congresso, l’esercito si è mostrato reticente nel fornire dettagli sui responsabili di questo grave errore. La segretaria dell’Esercito, Christine Wormuth, ha riconosciuto la gravità della situazione, ma si è limitata a dichiarare che l’inchiesta interna è ancora in corso e che l’Esercito sta cercando di impedire la diffusione di simili materiali in altre basi.


Nessun nome è stato rivelato, né è chiaro se vi saranno provvedimenti disciplinari nei confronti dei colpevoli. La vice-segretaria Agnes Schaefer ha affermato: «l’esercito sta conducendo una revisione completa per assicurarsi che questi materiali didattici non vengano diffusi altrove».


Gaffe o scelta ideologica e intenzionale?


L’ambiguità con cui l’esercito ha gestito la situazione alimenta sospetti e preoccupazioni. La durata del "lapsus" - dal 2017 al 2024 - fa sorgere dubbi sulla possibilità che si tratti di un semplice errore. Il deputato repubblicano Jim Banks, uno dei primi a denunciare la vicenda, ha sollevato timori più profondi, collegando questo episodio a una tendenza più ampia di sorveglianza e repressione delle idee conservatrici all’interno dell’esercito.


«Questo inquietante addestramento ha confermato i miei timori sulla recente pubblicazione della Direttiva 2024-07 dell'Esercito», ha dichiarato Banks. E ancora: «l'esercito sta usando una politica troppo arbitraria per sorvegliare quel che dicono i militari in servizio di idee conservatrici, mettere a tacere il dissenso e spingere i militari conservatori a nascondere la propria identità per paura di ritorsioni da parte dei loro comandi».


Un problema che travalica l’esercito


Il caso non è isolato e si inserisce in un clima più ampio di tensione tra le istituzioni e i movimenti conservatori. Anche l'FBI è finita sotto accusa per aver infiltrato agenti nelle organizzazioni pro-vita e cattoliche, con l’intento di prevenire potenziali minacce terroristiche.


Nonostante le dichiarazioni di scuse da parte dell’agenzia, non è stato ancora individuato chi abbia dato l’ordine. La stessa tendenza si riscontra anche in Europa, dove episodi simili si sono verificati in Francia e, recentemente, anche in Italia, dove le associazioni pro-vita sono state definite "violente" dalle autorità locali.


Essere pro-vita è un rischio?


Il caso delle Ong pro-vita etichettate come terroriste solleva interrogativi inquietanti su come le forze armate e le istituzioni stiano gestendo le divergenze politiche e ideologiche interne. Sono in molti a ritenere che questa vicenda non sia solo una semplice gaffe, ma un segnale di un clima ostile nei confronti di chi difende posizioni non allineate con l’establishment.


L’errore commesso dall’esercito Usa rappresenta un precedente preoccupante per l'equilibrio democratico e il rispetto delle libertà civili.

Redazione



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