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Questione cinese e integrazione: intervista a Claudiu Stanasel, Vice Presidente di Prato

Claudiu Stanasel, 28 anni, romeno di nascita e ora orgogliosamente cittadino italiano. Dal 2019 ricopre l’incarico di Vice Presidente del Consiglio Comunale di Prato dove risulta il primo della lista del Carroccio, con oltre 400 voti, è il primo cittadino romeno eletto nella città. Da sempre impegnato in politica: dapprima come rappresentante di istituto durante le superiori ad oggi all’interno del consiglio comunale della sua città insieme alla Lega, partito al quale ha aderito nel 2018, dopo la prima esperienza con Forza Italia.

Prato è indubbiamente una città multietnica e tu rappresenti l’apice dell’integrazione, riuscendo a essere eletto nel Consiglio Comunale della città insieme alla Lega. A Prato esiste la comunità cinese più consolidata d’Italia, ben oltre il 10% dei residenti, con il quartiere cinese più influente d’Europa. Questa realtà, a differenza del tuo percorso, non sembrerebbe ben integrata nel tessuto cittadino. Potresti fare chiarezza sulla questione cinese a Prato?


«Prato è la città più multietnica d’Italia, una fonte di occasioni e possibilità oltre che un polo di interesse per sempre più investitori. Ho sempre creduto che questa città potesse un giorno diventare il faro della giusta integrazione e convivenza tra popoli e culture differenti sulla base di uguali diritti, ma anche uguali doveri. Un sogno che però non rispecchia la realtà in cui oggi vive il nostro territorio in seguito a scelte politiche sbagliate portate avanti per molti anni dalla sinistra, che qui ha sempre governato se non per una breve pausa di 5 anni, che poco è servita per cambiare la drammatica situazione in cui viviamo.


Alla base di un percorso di integrazione ci sono sia aspetti positivi che aspetti negativi, indipendentemente dalla comunità di cui vogliamo parlare, ma il vero dramma si presenta quando questo percorso diventa un grande problema per il resto della collettività ed è ciò che è successo qui a Prato a causa dell’incapacità che il PD ha dimostrato nella gestione di questo fenomeno sul nostro territorio. Il risultato fallimentare nella gestione del processo di integrazione della comunità cinese di Prato è l’emblema, chiaro e facile da vedere, della grande ipocrisia del Partito Democratico e di tutta la sinistra pratese. Il finto buonismo e le ridicole politiche di inclusione portate avanti in questi anni, oltre allo sperpero di denaro pubblico fatto dal PD nel tentativo di fare percorsi che migliorassero l’esito di quel percorso di integrazione, si sono rivelati fallimentari.


Vi sono addirittura, in questa legislatura, ben due consiglieri comunali di origine cinese, la cui attività politica legata alla propria comunità di origine si è rivelata inutile e senza alcun valore per questo territorio, visto il non risultato raggiunto in questi 4 anni di legislatura. Se da una parte c’è sicuramente un piccolo cambiamento positivo dovuto all’integrazione autonoma di alcuni giovani delle nuove generazioni, dall’altra parte c’è ancora una grossa parte della comunità cinese di Prato che vive nella totale illegalità e nel disprezzo delle regole, come ormai le decine di casi quotidiani di cronaca dimostrano.


Vi è inoltre il problema legato alla mafia cinese che per anni il PD (e compagni) ha dichiarato essere solo una mera invenzione fantasiosa di alcuni politici locali di centrodestra. Abbiamo dovuto attendere addirittura l’anno 2019 perché a dirlo fosse il Procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, affinché quanto dicevamo da tanti anni venisse preso sul serio. In questo territorio vi è sempre stata una triste politica di omertà e di connivenza per quanto concerne la comunità cinese, portata avanti dai tanti leader politici della sinistra che hanno guidato Prato dagli anni 90, che è quando la colonizzazione cinese ha avuto inizio.


Il problema principale è che ancora oggi, nel 2023, vi sia una parte politica che ritiene l’integrazione solo una possibilità, invece che un obbligo, e si limita a parlare di diritti senza mai citare i doveri. Nell’unica legislatura di centrodestra alla guida di Prato che questo territorio ha mai avuto siamo riusciti a lanciare alcune politiche importanti sui temi del lavoro, della legalità, della sicurezza e della gestione dei rifiuti in relazione alla comunità cinese del nostro territorio e, oggettivamente, sin da subito abbiamo visto ottimi risultati per il bene di tutta la cittadinanza pratese, a dimostrazione che qualsiasi comunità straniera, se ben guidata e gestita, può dare il meglio di sé.


Io credo ancora oggi che la comunità cinese di Prato possa diventare la più grande opportunità di crescita di questo territorio, ma solo se verrà fatto un piano specifico di lavoro che metta al centro il rispetto della legge, la partecipazione attiva e il bene di tutta la cittadinanza pratese.»


Nel 2015 viene siglata dal Governo Renzi la collaborazione tra le forze dell’ordine cinesi e quelle italiane per l’esecuzione dei pattugliamenti congiunti in zone di interesse turistico: Roma, Firenze, Milano e Venezia. I pattugliamenti da queste aree però si estendono fino a raggiungere Prato, dove si sospetta l’esistenza di un ufficio di polizia cinese segreto in via Pistoiese. In Italia se ne stimano 11, il paese con il maggior numero di uffici clandestini in Europa. Questi uffici sembrerebbero forzare i rimpatri dei connazionali, in particolare ex funzionari fuggiti e ritenuti “corrotti” dalla madre patria. Qual è la situazione a oggi nel comune, cosa si è fatto? E soprattutto cosa non si è fatto? Quali saranno gli sviluppi che la situazione potrà avere?


«Nel 2022 sono sorte molteplici stazioni cinesi di polizia in tutto il mondo e, purtroppo, questo fenomeno ha toccato anche la nostra Prato, che ha visto nascere una di queste realtà proprio nel cuore della Chinatown locale. Una stazione di polizia cinese a Prato, una vera e propria struttura di agenti di Pechino camuffata da associazione locale, un caso che è finito addirittura in Senato, sulla stampa nazionale e internazionale tanto da arrivare fino alla CNN.

Come sempre, il Partito Democratico locale ha fatto spallucce ignorando sin dall’inizio la questione cercando di deviare l’attenzione dal caso in questione e sostenendo la tesi dell’associazione locale e dei due consiglieri di origine cinese, membri della loro coalizione, che hanno sempre sostenuto che quella non era di certo una stazione di polizia cinese e che sicuramente al suo interno non avevano luogo operazioni di spionaggio e qualsiasi altra operazione illegale.


Sta di fatto, però, che appena è venuto fuori il polverone riguardo questa realtà le Forze dell’Ordine hanno immediatamente chiuso il tutto in maniera rapida e precisa e di questo sono grato. A oggi sul territorio pratese non vi sono altre realtà simili aperte, a quanto io sappia e a quanto ci è dato sapere dalle Forze dell’Ordine del nostro territorio. A ogni modo la questione non è stata chiusa e ancora oggi le forze di polizia a livello nazionale, in costante raccordo con il comparto dell’intelligence italiano, hanno in corso un monitoraggio di massima attenzione sul tema come ha detto lo stesso Ministro Piantedosi più volte nelle varie audizioni in Parlamento.


Credo sia fondamentale mantenere alta l’attenzione a ogni livello e considero sia compito nostro, in quanto rappresentanti delle istituzioni, vigilare attentamente e pretendere che tutta la verità su questa vicenda venga messa a disposizione di tutti, nella massima trasparenza affinché nessuno possa anche solo dubitare che in Italia operazioni simili siano tollerate in qualche modo. Se certi politici di certe aree della sinistra italiana credono di poter svendere la nostra sovranità nazionale per qualche mero guadagno economico, sulla base di accordi sul modello di quello messo in atto a suo tempo da Matteo Renzi, possono confidare sicuramente sul fatto che io e i miei colleghi del centrodestra pratese, insieme ai nostri riferimenti regionali e nazionali di coalizione, faremo sempre il massimo affinché vergogne come quelle delle stazioni di polizia cinese sul suolo italiano vengano sempre fermate sul nascere qualora dovessero presentarsi nuovamente.»


Di recente non si sente più parlare di Ius Soli e con questo Governo dubito potrà mai essere preso in considerazione. Quest’anno, dopo vent’anni di residenza, hai ottenuto la cittadinanza italiana, due anni dopo essere stato eletto nel 2021. Molti ragazzi stranieri lamentano difficoltà nell’ottenimento della cittadinanza. Da romeno immigrato all’età di 6 anni, con una storia di militanza politica che comincia dalle superiori, qual è stato il percorso che ti ha permesso di ottenerla, qual è il valore che attribuisci all’ottenimento della cittadinanza italiana? Il tuo pensiero in merito allo Ius Soli che la sinistra propaganda?


«Sono diventato cittadino italiano il 2 marzo 2023, dopo oltre 20 anni di vita qui in Italia. Una scelta, quella di richiedere la cittadinanza italiana, che è arrivata soltanto dopo essere stato votato ed eletto alla carica di Vice Presidente del Consiglio Comunale di Prato. Ho voluto dimostrare a me stesso e a tutti gli altri di essere meritevole e degno, ma soprattutto di dare qualcosa a questo paese prima di chiedere e spero di averlo fatto attraverso l’impegno nella mia attività politica e istituzionale per dire un “grazie” concreto a questa città, che chiamo casa e a tutti coloro che sono stati al mio fianco in tutti questi anni.


Il conferimento della cittadinanza italiana per me ha rappresentato una conquista molto importante perché rappresenta l’apice del mio percorso personale di integrazione in Italia. Un momento molto importante e una tappa decisiva della mia vita per la quale ho lavorato molto a lungo per dimostrarmi degno di tale traguardo ed onorificenza. Ringrazio il Sindaco Biffoni per aver voluto celebrare la cerimonia del conferimento della cittadinanza italiana, uno dei momenti più emozionanti della mia vita che ho vissuto al fianco della mia famiglia, dei miei amici e dei miei colleghi.


La normativa sulla cittadinanza italiana è una tematica che ho particolarmente a cuore e che per tanti anni ho discusso e sulla quale mi sono confrontato sia con avversari politici che con colleghi di partito, sia con giovani che con meno giovani, cercando sempre di portare la mia esperienza personale e l’onestà intellettuale che sta alla base dei valori e degli ideali in cui credo.


Sono contrario allo Ius Soli per vari motivi, ma c’è un motivo in particolare che mi ha sempre visto contrario a questa proposta della sinistra e cioè quello che la proposta rappresenta: un tentativo puramente elettorale che non punta a risolvere il vero problema bensì prende la strada più facile puntando su emozioni e sentimenti, senza guardare in maniera oggettiva al problema per trovare le migliori soluzioni nell’interesse di tutti e non solo di qualcuno.


Mi spiego meglio: partiamo del presupposto che su questa tematica applicherei le mie idee allo stesso modo ovunque, che sia l’Italia, la Romania o qualsiasi altro paese. La cittadinanza è un atto che racchiude valori e ideali per cui i nostri predecessori si sono battuti e per questo merita rispetto. Non è solamente un foglio di carta, né tantomeno uno strumento per un fine. Diventare cittadini di un paese dev’essere una conquista, un merito e il giusto riconoscimento di un percorso di integrazione condotto al meglio delle proprie possibilità perché essere cittadino di un paese dev’essere un orgoglio di cui andare fieri. La cittadinanza va dunque scelta con maturità e consapevolezza e per ottenerla servono impegno e costanza.

Detto questo, analizzando la situazione odierna senza la retorica vergognosa che PD e compagni hanno utilizzato in questi anni per tenere viva questa discussione, relativa alla proposta dello Ius Soli, possiamo analizzare l’attuale legge in vigore con oggettività.


L’ipocrisia della sinistra italiana ha raggiunto il suo culmine quando nel dicembre 2017 è saltato il voto in Senato sulla relativa proposta a causa della mancanza del numero legale, tra gli assenti al voto anche molti sostenitori dello Ius soli. Una cosa è la propaganda e una cosa è il voto o la presenza in aula. Fatta questa parentesi, ho sempre detto che l’attuale legge per com’è oggi dev’essere migliorata se l’intento è quello di fare seriamente un lavoro che migliori il percorso dell’acquisizione della cittadinanza italiana. Il problema principale dell’attuale legge è legato alla burocrazia e ai tempi troppo lunghi che portano a diversi anni per l’ottenimento della cittadinanza. Su questo problema è possibile lavorare riducendo sia la burocrazia ma soprattutto i tempi per l’ottenimento della cittadinanza. Inoltre, credo che sia giusto rendere questo percorso un servizio completamente gratuito tagliando i costi dei richiedenti, se si vuol raggiungere una miglior equità sociale.


Per quanto concerne il resto dell’attuale legge in vigore io credo che vi siano ulteriori margini di miglioramento, se ben analizzati, ma che il concetto di base sia da mantenere così com’è nella sua forma odierna. L’Italia, da anni, è il paese europeo che annualmente conferisce il maggior numero di cittadinanze. A 18 anni ciascun giovane di origini straniere può far richiesta per diventare cittadino italiano e lo considero giusto, in quanto soltanto a quell’età può, innanzitutto fare una scelta consapevole e non avere una imposizione basata sul luogo della nascita, ma soprattutto soltanto in seguito a un percorso scolastico può davvero comprendere cosa rappresenti la cittadinanza italiana studiando la cultura, la storia, la tradizione e i valori fondanti di questa Repubblica.»


In passate interviste avevi apprezzato il lavoro di Matteo Salvini come Ministro dell’Interno durante il Governo giallo-verde (Conte I) al seguito di una diminuzione degli ingressi irregolari via mare. L’attuale Governo però, nonostante sia a guida centro-destra e nonostante il Ministro Piantedosi abbia ricoperto il ruolo di capo di gabinetto del Ministero dell’Interno proprio con Salvini nel 2018-2019, ha visto un rilevante aumento degli ingressi via mare. Qual è la tua idea sul fenomeno in corso, da cosa potrebbe dipendere e cosa proponi per migliorare l’integrazione in Italia?


«In Italia si parla spesso di immigrazione senza che i veri protagonisti di questo fenomeno vengano coinvolti o interpellati. Questo ha prodotto una discussione politica piena di errori e preconcetti basati sull’ignoranza e sul voler sfruttare questa tematica per puri scopi elettorali. Io ho vissuto questo percorso e l’ho fatto secondo le regole e col massimo rispetto di questo paese; perciò, so quali sono i problemi reali e credo di poter dire la mia fornendo valide soluzioni.


Quanto sta accadendo negli ultimi anni in Italia fa emergere l’incapacità politica di gestire il fenomeno migratorio che la penisola sta subendo tramite la via del mare. Da una parte c’è una sinistra che si riempie la bocca di questo tema senza mai fornire valide soluzioni per gestirne il flusso, ma limitandosi ad un finto buonismo che non porta benefici né ai cittadini italiani o stranieri che vivono qui da tempo né tantomeno a coloro che arrivano sui barconi della vergogna. Dall’altra parte c’è la destra, che nell’anno in cui la Lega è riuscita a imporsi nel Governo Conte I ha tentato di bloccare questo flusso ottenendo risultati inaspettati e direi anche molto validi che di fatto hanno costretto l’Unione Europea a sottostare alle prese di posizione dell’Italia, paese lasciato solo da tutti in quello specifico periodo a gestire un problema che nessun paese al mondo può gestire da solo.


Il fenomeno dell’immigrazione, a mio avviso, è una delle più grandi opportunità di crescita dell’era storica in cui viviamo. Qualsiasi fenomeno, tuttavia, per diventare opportunità, ha bisogno di un piano e di una guida che permetta di tirar fuori soltanto il meglio. Quanto è stato fatto in Italia nei tanti anni di governi a guida PD e compagni vari ha portato a un gravissimo risultato e cioè ha fatto passare, a livello europeo e mondiale, l’idea che in Italia tutto è dovuto a tutti e che chiunque venga in Italia possa fare qualsiasi cosa senza subire adeguate conseguenze.


L’immigrazione diventa un valore quando viene gestita in modo razionale e rispettoso verso chi arriva e verso chi è già qui ed è quello che questo governo sta cercando di fare con una azione complessa e divisa su più fronti. Se da una parte vengono garantiti canali per una immigrazione legale e controllata per motivi di lavoro nei settori in cui c’è necessità oggettiva di ulteriore manodopera proveniente dall’estero, dall’altra parte si sta portando un lavoro a livello europeo perché soltanto come intera Unione Europea possiamo gestire questo fenomeno seriamente. Serve sicuramente aumentare l’impegno in merito ai rimpatri e continuare il lavoro di lobbying insieme agli Stati del Nordafrica, proseguendo sulla via di quanto il Governo attuale ha già fatto instaurando nuovi accordi con Tunisia o il percorso del “Processo di Roma”, l’iniziativa che per la prima volta in Europa ha visto, proprio nella nostra capitale, una prima conferenza mondiale sulle migrazioni che ha prodotto un vero e proprio patto tra i leader dei Paesi del Mediterraneo e del Golfo con l’Italia e i vertici dell’Ue.


La nostra sfida, come cittadini italiani, e di tutti i cittadini europei, dev’essere quella di sconfiggere definitivamente l’immigrazione illegale causata dai trafficanti di esseri umani e sostenuta, più o meno direttamente, da troppi politici africani ed europei, che in vari ruoli (di opposizione o governo) hanno più volte in questi anni promosso, sostenuto o difeso questa vergogna disumana che da troppi anni ormai colpisce il Mediterraneo e questo lo possiamo fare, in maniera definitiva, soltanto sulla base di accordi nazionali ed internazionali.»


Tra meno di un anno si svolgeranno le elezioni europee e il sogno di poter cambiare gli equilibri all’interno del Vecchio Continente sembra diventare realtà. Ci sono ancora tanti temi caldi che necessitano una revisione da parte delle istituzioni di Bruxelles, come la gestione della crisi migratoria o il ruolo chiave che ha e può avere l’Unione nella guerra ai confini del Vecchio Continente. Quale scenario ti immagini a giugno 2024 e quali sono le opportunità in gioco?


«In Italia abbiamo, dopo tanti anni, finalmente, un governo di centrodestra che rappresenta fortemente la volontà popolare. Questa vittoria ha segnato l’arrivo dei conservatori e dei sovranisti, a fianco dei popolari, alla guida di uno degli Stati più importanti del Unione Europea. Questo modello di centrodestra unito che l’Italia ha mostrato all’Europa e a tutto il mondo ha sin da subito riscosso un grande apprezzamento sia in patria, che all’estero, sia a livello europeo che nel resto del mondo. Una grande partecipazione e un movimento generale che ha dato vita a un sentimento di rinascita e speranza in tutto il Continente europeo. La vittoria del centrodestra italiano ha aperto la strada a innumerevoli altre vittorie dei partiti conservatori, sovranisti e popolari europei.


Questo è ciò che possiamo costruire tutti insieme: una nuova alleanza di questi tre grandi partiti che cambi del tutto la gestione del Parlamento Europeo, da troppo tempo succube di una alleanza tra i socialisti e i popolari, che nei propri paesi sono rivali ma che in Europa devono sottostare a un simile accordo. Un accordo di governo politico in Europa che ha creato politiche deleterie per la stragrande maggior parte dei popoli europei ed è per questo che il 2024 può essere un anno storico che scriva una pagina del tutto nuova nella politica europea e di conseguenza anche nella geopolitica mondiale.


Abbiamo la possibilità di costruire una vera Unione Europea dei popoli che metta al centro i cittadini di ogni singolo Stato Europeo e che sappia ritagliarsi un ruolo da protagonista a livello mondiale e alla cui guida possano finalmente esserci paesi come l’Italia, da troppi anni vessati e tenuti a distanza dalle politiche deliranti di chi oggi guida l’Unione Europea. Un nuovo Parlamento Europeo di centrodestra insieme a un Consiglio d’Europa di centrodestra possono garantire una nuova Commissione Europea e quindi davvero cambiare la storia, rimettendo il potere a disposizione dei cittadini europei e levandolo dalle mani dei burocrati che hanno distrutto tutti i valori e gli ideali che erano alla base del grande sogno chiamato Unione Europea.


L’Italia può ritagliarsi il ruolo di guida di questa rinascita e a fianco di questa guida sono certo che sempre più popoli e stati europei si uniranno nei prossimi mesi, come già diversi hanno iniziato a fare su molteplici temi quali immigrazione, energia e ambiente. Il 2024 può segnare la più grande rivoluzione politica europea degli ultimi 25 anni e oggi più che mai penso che questa nuova alleanza dei paesi europei possa trasformare in realtà la visione politica che condividiamo e che ci appartiene sin dalle nostre origini. Insieme, da protagonisti, alla guida di una nuova Europa per tornare grandi fra i grandi.


Apprezzo particolarmente quanto sta facendo il Governo italiano sul tema dell’immigrazione perché per la prima volta c’è uno Stato Europeo importante che propone un vero e proprio piano per l’Africa, il cosiddetto “Piano Mattei per l’Africa” e allo stesso tempo punta a creare una vera e propria alleanza tra l’Unione Europea e l’Unione Africana per affrontare le sfide insieme, uniti, per la prima volta nella storia, da alleati co-protagonisti. Una visione coerente e rivoluzionaria che punta a risolvere i problemi alla fonte e allo stesso tempo cogliere le opportunità di crescita di un simile lavoro di squadra.

L’Italia in poco tempo sta cercando di riprendersi il ruolo di leader all’interno di una Unione Europea volutamente tenuta divisa in tutti questi anni dai burocrati che la governano. La vittoria del centrodestra europeo alle elezioni del 2024 può veramente cambiare la storia dell’Europa e di tutto il mondo riscrivendo la geopolitica mondiale come mai prima d’ora è stato fatto ed è per questo motivo che sarà fondamentale l’impegno di tutti i cittadini europei se vogliamo davvero cambiare lo stato attuale delle cose nel Vecchio Continente.»


Molto spesso i media vogliono proporci l’idea che la tutela degli stranieri in Italia sia prerogativa della sinistra. La tua azione politica però nasce in Forza Italia per poi giungere nella Lega, un partito con le idee chiare in campo immigrazione; ma comunque sempre a Destra. Cosa vorresti dire a tanti ragazzi stranieri residenti in Italia con interesse nella politica?


«Nel novembre del 2015 ho lanciato uno dei progetti più importanti e formativi della mia vita che ha contribuito enormemente a tutto il mio percorso politico e in buona parte anche a rendermi l’uomo che sono oggi.


“I Giovani incontrano la Politica” è un format di assemblee studentesche che ho creato qui a Prato e che mi ha visto arrivare in oltre 300 scuole superiori a livello nazionale in quattro anni di lavoro. Questa iniziativa puntava a creare l’opportunità di dialogo su temi di politica e attualità nazionale all’interno delle scuole superiori con ospiti giovani esponenti dei partiti politici principali del paese e il pubblico studentesco. In questo percorso fantastico ho imparato che i giovani, se ben stimolati su temi difficili e complessi con un confronto serio e rispettoso, possono davvero stupire e lasciare chiunque senza parole. Se da una parte sono il pubblico più difficile che esista e ancor di più su temi simili, dall’altra parte posso dire che ho avuto delle lezioni davvero importanti e questo mi ha fatto capire che vogliamo la politica, abbiamo bisogno della politica e soprattutto che vogliamo essere protagonisti della politica.


Creare il pensiero critico, la visione politica e guidare i giovani verso una scelta chiara e consapevole, è stata una delle sfide più belle e difficili di tutti questi anni. Ho incontrato ragazzi e ragazze provenienti da tutte le parti del mondo viaggiando da nord a sud per tutta l’Italia con questo progetto ed è stato davvero fantastico vedere che nei loro occhi ogni volta si accendeva la stessa fiamma che si è accesa in me la prima volta che ho toccato con mano la politica.


Quella voglia di dimostrare a noi stessi e agli altri che possiamo sbaragliare le aspettative di tutti e costruire qualcosa di utile, concreto e valido per le realtà in cui viviamo, lasciando un segno positivo che faccia capire a chiunque che siamo un valore aggiunto per l’Italia.


Lo spazio in politica è sempre meno per tutti in seguito alle recenti riforme e ai cambiamenti che la politica italiana ha vissuto negli ultimi anni, ma lo spazio si crea o si conquista col lavoro duro e il merito. I giovani devono e possono essere protagonisti della politica e delle istituzioni ed è proprio questo che oggi manca perché sebbene ci siano tanti giovani come me che hanno raggiunto incarichi o ruoli ancor più importanti o fatto iniziative o progetti ancor più utili, c’è sempre un muro tra i giovani e la politica. Questo muro possiamo distruggerlo soltanto noi, con impegno e costanza, passione e dedizione. Io credo nei giovani e non lo dico con la finta retorica che tante volte abbiamo ascoltato da molti politici ma perché l’ho vissuto confrontandomi su temi di attualità e politica con decine di migliaia di ragazzi come me in tutta Italia e ho capito una cosa: i giovani sono incuriositi dalla politica.


Noi possiamo fare la differenza entrando nei partiti politici, qualsiasi essi siano e lottando dall’interno per cambiarli e renderli la versione migliore di loro stessi, facendo squadra tra noi e portando avanti i migliori tra noi, perché il concetto di meritocrazia deve essere alla base di ogni partito politico. La vera rivoluzione della politica possiamo farla solamente noi, ma per farlo dobbiamo mettere da parte protagonismi ed egoismi inutili e puntare sulla sana competizione e sul lavoro di squadra come mezzo per portare a casa risultati concreti, perché oggi questo è ciò che tutti i cittadini chiedono a questa politica fatta di molti discorsi e pochi fatti.


Ho sempre detto ai giovani di credere nella politica e di informarsi perché soltanto così potranno sviluppare un pensiero critico e capire cosa vogliono dalla politica e che ruolo vogliono ritagliarsi nella rivoluzione della politica. Abbiamo la possibilità di diventare la generazione che ha dato vita alla rinascita della politica italiana, ma sta soltanto a noi prendere le redini di questa rivoluzione e io sono convinto che possiamo veramente farcela. Tutti insieme, giovani provenienti da tutto il mondo, ma con una grande cosa in comune: l’amore per questo grande paese che è l’Italia.»


A cura di Filippo Pagliuca

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