top of page

Riflessioni in merito al saggio Idee per una cultura di Destra di Adriano Romualdi

Da alcuni decenni si è consolidata una visione della politica post-ideologica, il che non solo ricade sull’azione partitica, ma anche sulla vita stessa degli individui, che non sentono alcun bisogno di vivere secondo certi valori e certe idee, proprio perché l’idea ha perso il ruolo di agire propositivamente all’interno della società. Uno dei nostri compiti invece è proprio quello di rimettere al centro la superiorità della Politica e dell’Idea.

Si sta pericolosamente facendo passare la credenza che Destra e Sinistra siano semplici etichette superate e superabili, niente affatto fondamentali per affrontare alcun dibattito politico e addirittura per la caratterizzazione dell’individuo. Eppure qualcosa Destra e Sinistra dovranno pur significare qualcosa ed è necessario che abbiano significato. Il problema sta nel fatto che è diffusa da una parte all’altra l’ignoranza di questi significati, che crea evitabilissime discussioni lessicali, prive di un concreto obiettivo. Dunque cosa significa essere di Destra? Per rispondere adeguatamente a questa domanda considero doveroso ricorrere direttamente ad Adriano Romualdi, caposaldo della Destra italiana, scrittore e storico.


1) Esser di Destra significa, in primo luogo, riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti scaturiti dalla rivoluzione francese, siano essi il liberalismo, o la democrazia o il socialismo.


2) Esser di Destra significa, in secondo luogo, vedere la natura decadente dei miti razionalistici, progressistici, materialistici che preparano l'avvento della civiltà plebea, il regno della quantità, la tirannia delle masse anonime e mostruose.


3) Esser di Destra significa in terzo luogo concepire lo Stato come una totalità organica dove i valori politici predominano sulle strutture economiche e dove il detto «a ciascuno il suo» non significa uguaglianza, ma equa disuguaglianza qualitativa.

Il cavaliere, la morte e il diavolo, Dürer, 1513.

4) Infine, esser di Destra significa accettare come propria quella spiritualità aristocratica, religiosa e guerriera che ha improntato di sé la civiltà europea, e - in nome di questa spiritualità e dei suoi valori - accettare la lotta contro la decadenza dell'Europa.


Nonostante la vittoria politica della Destra in Italia è sotto gli occhi di tutti quanto la cultura dominante, soprattutto tra i giovani, non sia quella descritta da Romualdi, bensì sia di sinistra. Se questo sembrerebbe in contraddizione con il post ideologismo, è invece proprio la visione di sinistra a volere l’appiattimento omologatore che sradica l’uomo della propria identità. Per sinistra non si intende ovviamente l’adesione a questo o a quest’altro partito, ma una visione del mondo che affonda le proprie radici in un materialismo razionalista, anti-tradizionale che caratterizza ormai il mondo moderno fin dallo scoppio della Rivoluzione francese. Questa egemonia ideologica della sinistra è così dominante che sembrerebbe infiltrata in ogni angolo del nostro stato: nella televisione, nei social, nell’opinione pubblica e peggio ancora nelle scuole. I motivi di questa infiltrazione sono certamente anche economici ma vanno ben al di là di ciò.


È facilissimo cadere nella trappola “culturale” della sinistra, poiché agisce su un piano unicamente materiale e razionalista slegato dai più complessi valori aristocratici, guerrieri e religiosi che caratterizzano la Destra. È molto più comodo e semplice apprezzare i miti borghesi di una concezione quantitativa e individualista della vita piuttosto che ricercare il senso della Tradizione, qualitativo e comunitario.


Se questa visione progressista è ben radicata e prende sempre più piede nella nostra società, è per il fatto che l’uomo moderno ha smesso di ricercare ogni contatto con quella sfera dell’essere che trascende i limiti della materia, in poche parole con lo spirito. Pur nella sua potenza elettorale, la Destra resta assopita. La motivazione è che l’uomo di Destra non possiede una vera cultura di Destra. Anche nella sua classe dirigente, nei suoi militanti, pochi hanno una visione unitaria e coerente in se stessa. Questo perché i più hanno dimenticato che l’esercizio primario per l’azione politica è lo studio, l’idea per la realizzazione di una vera e solida visione del mondo. Si è troppo a lungo anteposta l’azione all’idea, mentre l’azione sottintende l’idea, che a sua volta deve essere orientata alla realizzazione di qualcosa. Le battaglie politiche sono autentiche solo se coloro che le portano avanti hanno la consapevolezza profonda del motivo stesso che li spinge a parteggiare per quella visione del mondo, sennò sono fini a se stesse, se non sterili. In questo sta il ruolo del militante, di prendere consapevolezza della strada da percorrere e percorrerla.


Sono stati innalzati altari per il vasto pantheon di artisti, di eroi, di santi, di pensatori fondamentali per indirizzarci a una cultura di Destra, per poterli sì onorare, ma allo stesso tempo tenere a distanza, semplicemente per ammirarli ma non per cogliere e mettere in pratica il loro messaggio. In questo modo si sono persi effettivi riferimenti culturali indispensabili per una formazione. E se è vero, come scriveva Macchivelli, che l’uomo procede attraverso esempi, ci ritroviamo senza una strada da percorrere. Come si fa a patteggiare per una visione del mondo che a stento si conosce e si riconosce in se stessi?


A nessun altro che a noi spetta il dovere e l’obbligo morale di alimentare e conservare la Fiamma della Destra, per l’Italia, e per l’Europa.


Filippo Guarienti


A. Romualdi, Idee per una cultura di Destra in Una cultura per l'Europa, a cura di G. Malgeri, Roma, Settimo sigillo-Europa libreria edizioni, 2013.

bottom of page