La cosiddetta Riforma Valditara (che, in realtà, è un insieme di atti normativi autonomi) ha, per ammissione del Ministro, l’intento ambizioso di rimodellare i paradigmi dell'istruzione italiana.

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Il "piano" di Valditara, almeno negli intenti, sembra consistere nel voler passare alle storia soppiantando il posto del ministro-filosofo Giovanni Gentile e della sua riforma, che il Ministro leghista non ha mai fatto mistero di giudicare poco positivamente. Ma Valditara ha davvero rinnegato gentile? La risposta non è semplice.
Critiche e lodi della Riforma Valditara
Partiamo ripassando le reazioni, scomposte, che sono spopolate. Da una parte, spicca Elly Schlein, che si è scagliata contro le modifiche – e più avanti vedremo se così possono essere definite – apportate al sistema scolastico, denunciando un "nuovo autoritarismo", caratterizzato dalla "torsione repressiva dell’insegnamento", immaginato dal Segretario come un ritorno alle “bacchettate sulle mani”.
Dall’altra parte, invece, troviamo gli omaggi di diversi storici e latinisti, che hanno evidenziato come l'approccio del Ministro vada inteso, non tanto come un invecchiamento o irrigidimento del sistema scolastico, ma, al contrario, come un atteso progredire, che permetterà agli studenti, in primis, di approfondire il nostro passato nazionale, per poter disporre dell’avvenire e, in secundis, di guadagnare una comprensione serrata della lingua italiana, anche e soprattutto a partire dalla relazione con il latino.
A ogni modo, in cosa consiste, al momento, questa riforma?
Riferimenti normativi e novità introdotte dalla riforma Valditara
Valutazione: nelle classi della scuola primaria la valutazione dell'apprendimento e del comportamento degli alunni sarà espressa per mezzo di giudizi sintetici. Torna, quindi, il parere esaustivo e argomentato, giudicando, invece, insufficiente il voto numerico. Inoltre, nel tentativo di ripristinare la cultura del rispetto e l’autorevolezza dei docenti è rivista la valutazione del comportamento.[1]
Pena pecuniaria: sono introdotte sanzioni pecuniarie come conseguenza di reati commessi contro dirigenti o membri dell’istituzione scolastica. [2]
Educazione civica: sono introdotte nuove linee guida per favorire la conoscenza della Costituzione italiana, delle istituzioni dell’europee, e dei valori dell’ordinamento democratico, attraverso il dialogo e il pensiero critico. Nel concreto, si tratta di almeno trentatré ore, per anno scolastico, destinate a far conseguire agli allievi autentiche competenze civiche e di cittadinanza attiva. [3]
Piano di studi: come noto, Valditara ha dichiarato che sarà dato maggiore spazio alla letteratura, alla grammatica e al latino, così come all’epica e alla cultura cattolica, auspicando, inoltre, un ritorno alla "scuola della memoria". In più, dice il Ministro, nello studio della storia sarà dato ampio spazio allo studio di quella nazionale e, più in generale, alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale nazionale.
La Riforma gentiliana della scuola
Dicevamo, Valditara ha più volte affermato di voler abbandonare il modello scolastico di Giovanni Gentile, disciplinato dalla sua riforma scolastica, varata con il regio decreto 6 maggio 1923, n.1054. Ma siamo davvero sicuri che lo stia facendo?
La politica scolastica di Gentile muoveva a partire da una concezione elitaria e antimoderna della società, obiettivo dichiarato del Ministro era ridurre il numero degli studenti medi e superiori, prospettato l'accesso agli alti gradi di istruzione agli alunni più talentuosi o facoltosi.
Da questa impostazione scaturì una vera e propria "gerarchia scolastica", che vedeva, in ordine decrescente, il ginnasio, il liceo scientifico, il liceo femminile, gli istituiti tecnici e, infine, gli istituti professionali. Di fatto, venne costruita una scuola di tipo borghese, pensata per i “migliori”, per nascita e non per merito, i quali si sarebbero potuti dedicare allo studio nobile dell’italiano e del latino, della storia e della filosofia, disdegnando, conseguentemente, le materie tecniche.
Altresì, a coronamento dell’istruzione, a partire da quella elementare, da un lato, era previsto l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica, caratterizzato dall’intenso studio dei testi sacri, dei dogmi e della morale e, dall’altro, era prospettato per i discenti lo studio della storia e della geografia imperiale.
Gentile: una riforma fascista della scuola?
Il lettore assuefatto dall'ideologia contemporanea potrebbe ritenere quest'impostazione perfettamente inseribile nell’alveo della dottrina fascista, vista la matrice "autoritaria, classista e maschilista", tuttavia, non possiamo sottrarci dal ricordare la vocazione sociale da cui prese le mosse il fascismo stesso.
Il movimento, infatti, si fondava su una visione interclassista, corporativista e totalitaria (organica) dello Stato, alternativa tanto al capitalismo liberale (quindi alla rigidità borghese) quanto al comunismo marxista (quindi al materialismo), ponendo, quindi, come elemento costitutivo, quantomeno teorico, il rapporto armonioso tra le diverse classi sociali.
Se ciò cozza profondamente con l’impronta elitaria di Giovanni Gentile, probabilmente lo si deve ai lasciti dell’elitismo ottocentesco, fondato sulla concezione errata che migliori lo si è per status di nascita e non per merito.
Tensione umanistica ed elitismo: come si colloca Valditara?
La riforma Valditara si colloca a metà strada tra il recupero della tradizione umanistica e il superamento delle rigidità elitarie del passato. Non rinnega l’umanesimo nel tentativo di combattere la scuola elitaria, ma lo ridefinisce: sostituisce "l'elitarismo dello status sociale", protagonista della Riforma Gentile, con quello del merito individuale, un concetto che, se correttamente declinato, costituisce una base equa per la valorizzazione dei talenti di ciascun alunno.
Tuttavia, rimane ancora irrisolto il tema della marginalizzazione delle materie tecnico-scientifiche, una carenza storica del sistema scolastico italiano. La strada auspicabile sarebbe quella dell’integrazione e complementarità tra sapere umanistico e tecnico-scientifico. Solo attraverso questa sintesi si potrà evitare di ricadere nella “tifoseria umanistica”, tipica della visione borghese, o nell’esaltazione esclusiva delle discipline tecnico-scientifiche, caratteristica del liberalismo politico contemporaneo.
Riccardo Sartoretto
[1] L. 1° ottobre 2024, n. 150 (Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell'autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati) Art. 1, co.4: «Al fine di ripristinare la cultura del rispetto, di affermare l'autorevolezza dei docenti delle istituzioni scolastiche secondarie di primo e secondo grado del sistema nazionale di istruzione e formazione, di rimettere al centro il principio della responsabilità e di restituire piena serenità al contesto lavorativo degli insegnanti e del personale scolastico, nonché al percorso formativo delle studentesse e degli studenti […], si provvede alla revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento».
[2] Si tratta di una condanna al pagamento di una somma di denaro compresa tra il minimo edittale di euro 500 e il massimo di euro 1000, che andrà a cumularsi con le sanzioni previste dalla L. 1° ottobre 2024, n. 150, Art. 3: «[…] sentenza di condanna per i reati commessi in danno di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola, a causa o nell’esercizio del suo ufficio o delle sue funzioni […]».
[3] D.M. 7 settembre 2024, n. 183