Paola Frassinetti, oggi Sottosegretario di Stato al Merito e all’Istruzione, vanta una grande esperienza politica: inizia la sua attività ai tempi del Liceo Classico, è una storica militante milanese del Fronte della Gioventù, sarà poi una delle fondatrici di Fratelli d’Italia. Negli anni della politica giovanile conosce Sergio Ramelli, giovane militante del Fronte massacrato dall’odio comunista.
A 9 giorni dalla data in cui commemoreremo i 48 anni dalla morte di Sergio, tra le righe de Il Presente, Paola ci ha concesso un’intervista per descriverci quegli anni e per raccontarci qualcosa su Sergio Ramelli, divenuto un simbolo soprattutto per noi militanti milanesi.
Paola, innanzitutto grazie per averci concesso il tuo tempo. Oggi, noi militanti, possiamo solo immaginare attraverso racconti e documenti, come fosse fare attività politica durante gli anni di piombo. Mi sento di dire che anche grazie a voi, che avete direttamente vissuto quegli anni, diciamo stando al “Fronte”, noi oggi possiamo vivere la nostra attività di militanza, anche se non sempre, in modo tranquillo. Puoi raccontarci, anche attraverso esperienze personali, com’era vivere quegli anni?
«Quelli erano anni duri per chi militava a destra e soprattutto per chi frequentava scuole pubbliche. A Milano nelle scuole per i nostri ragazzi non c'era agibilità politica ma solo atti di violenza ed intolleranza. Molti nostri studenti hanno dovuto abbandonare la loro scuola e iscriversi a scuole paritarie. Per fortuna sono molti quello che hanno continuato a lottare nonostante questo clima persistente nel tempo.»
Quest’anno ricorrono 48 anni esatti dalla morte di Sergio Ramelli: giovane militante, appena diciottenne, ucciso dall’odio comunista solo per aver scritto un tema di denuncia contro le Brigate Rosse. I mezzi per informarci sulla sua storia a noi non mancano ma, ne sono certo, tu che lo hai conosciuto potrai sicuramente parlarci al meglio di lui. Ti chiedo di raccontarci la sua storia, unendo a questo qualche aneddoto su chi fosse e come visse quel terribile periodo a scuola.
«Sergio era uno studente dell'Istituto tecnico Molinari, era il responsabile per il FdG della sua scuola. Dopo l'episodio del tema sottratto dal docente e consegnato ai collettivi di sinistra sono iniziate contro di lui le violenze e le sopraffazioni tanto da costringerlo a dover abbandonare la scuola. Io ho un ricordo vivo di lui in quanto frequentavamo via Mancini insieme. Lo ricordo alle riunioni dei responsabili di Istituto, alle iniziative sul territorio ed in particolare ad esempio che un attacchinaggio in zona della nostra sede dei manifesti su Mikis Mantakas, studente universitario del FUAN, ucciso a Roma da estremisti di sinistra nel febbraio del 1975; fa impressione il fatto che qualche settimana dopo siamo andati ad affiggere gli stessi manifesti listati a lutto ma con il nome di Sergio... Ci siamo guardati in silenzio pensando chi sarebbe stato tra noi sul prossimo manifesto commemorativo.»
Il 13 Marzo, giorno dell’aggressione a Sergio, ti sei presentata al Molinari (assieme all’On. Raimondo e al Sen. Sisler) per deporre un mazzo di fiori di fronte alla targa dedicata a Ramelli. Non sono mancate le contestazioni. Ci puoi spiegare perché, secondo te, sembra, ancora oggi, non essere concesso ricordare con rispetto e onore un ragazzo che ha perso la vita solo per difendere le proprie idee? Tenendo anche conto che noi militanti di destra non osiamo mancare di rispetto durante le commemorazioni altrui.
«Purtroppo esistono ancora pochi facinorosi che non rispettano i morti altrui e che arrivano a contestare un rappresentante del governo che va a portare un mazzo di fiori sotto la targa commemorativa di uno studente ucciso a colpi di chiave inglese... l'antifascismo militante sta alla base di queste situazioni di paradossale intolleranza. Io poi sono andata a rendere omaggio alla targa di un ragazzo di sinistra ucciso per dire che questi episodi violenti non devono accadere più.»
L’ultima domanda che ti faccio è legata anche al fondamentale ruolo che ricopri ed al fatto che, oggi, Fratelli d’Italia è al governo. Ritieni che la posizione attuale tua e del partito possa essere un buon mezzo per cercare di ottenere commemorazioni meno in ombra e più rispettose per coloro che hanno perso la vita durante l’attività politica? Penso, per esempio, al fatto che la targa di Ramelli al Molinari sia pressoché nascosta o che, su molte targhe, accanto al nome “Ramelli” risulta esserci solo la scritta “Studente”. Non viene spiegate come e da chi fu ammazzato. Essere al governo oggi può farci ottenere qualcosa in più da questo punto di vista? E, se la risposta fosse affermativa, come si può ottenere questo qualcosa in più?
«Sicuramente molte targhe commemorative dei nostri caduti sono incomplete e non si menziona il nome degli assassini. Bisogna fare ancora molto per equiparare la memoria di queste vittime. Anche la targa di Sergio al Molinari dovrebbe essere affissa in un luogo più idoneo e visibile, consoliamoci pensando che quest'anno tutti hanno parlato di quella targa semi nascosta nel seminterrato...»
Grazie Paola per la disponibilità, il tuo contributo per noi giovani è sempre fondamentale.
Manuel Mariani