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«Ti prenderei a sberle»: parla Samuel Balatri, lo studente minacciato dalla Presidente dell'ANPI

Aggiornamento: 13 apr



Aggressione verbale all'evento ANPI di Luino: «Ti prenderei a sberle»


Lunedì scorso, a Luino, in provincia di Varese, l’ANPI si è rivelata in tutta la sua purezza: nel corso di un convegno sull'ottantesimo anniversario della Liberazione, la Presidente di ANPI Varese, in preda all'isteria, ha detto, nei confronti di un ragazzo che aveva osato fare delle puntualizzazioni, più che legittime: «Ti prenderei a sberle».


I protagonisti della vicenda sono due: la "colpevole", Ester Maria De Tomasi, presidente, appunto, provinciale dell’ANPI di Varese e Samuel Balatri, coinvolto in veste di studente diciannovenne (che ricopre la carica di Vicepresidente di Gioventù Nazionale Varese e Consigliere Comunale di Rancio Valcuvia), che è stato aggredito verbalmente.


La testimonianza di Samuel Balatri: cosa è successo davvero a Luino?


Il Presente, ha raggiunto Samuel, a cui va la nostra solidarietà, per raccontare, con chiarezza, quanto accaduto.


«Eravamo a Palazzo Verbania a Luino, ad un evento organizzato dalla scuola [l’Istituto Superiore Carlo Volontè, ndr], in occasione degli ottant’anni della Liberazione.


Ci sediamo, e il Presidente dell'ANPI di Luini parte con un discorso che, a mio parere, insulta le forze dell’ordine. Aveva detto che noi studenti non possiamo protestare liberamente perché ci sono le forze dell’ordine fasciste che picchiano gli studenti con i manganelli. Per me è una cosa gravissima e da condannare.


Parla poi lo storico [il professore Antonio Maria Orecchia, docente di Storia contemporanea all’Università dell’Insubria, ndr], che fa un’analisi piuttosto oggettiva del terrorismo rosso e nero e degli anni di piombo.


Da notare che lo svolgersi di tutto l’evento è accompagnato da canzoni antifasciste e a favore dei partigiani, con la Presidente dell’ANPI che incita gli studenti a cantare in coro Bella Ciao.


Poi arriva un signore che si lancia in un paragone a riguarda della Liberazione:


“Immaginate di andare al McDonald e di mangiare dei Chicken McNuggets. Lo fate per tanti giorni di fila e non riuscite mai ad andare in bagno, fino a quando, il quinto giorno, ce la fate. Quella sensazione di liberazione è la stessa che hanno provato gli italiani liberati dal fascismo”. Ecco, questo signore dall'immaginazione fervida è il Vicepresidente provinciale dell'ANPI.

Alla fine dell'incontro, autorizzato a farlo, prendo parola, condannando quanto affermato a riguardo delle Forze dell’Ordine, per poi procedere con un piccolo accenno storico.»


Le parole che hanno scatenato la reazione dell’ANPI


«Ho detto, semplicemente, che se c’erano stati i partigiani che lottavano per la libertà, c'erano stati sicuramente anche dei partigiani rossi che, al posto del fascismo, volevano instaurare una dittatura comunista, probabilmente perfino peggiore di quella fascista.


Ho aggiunto poi che essere antifascisti ha senso se si è contro l’orrore dei campi di concentramento e quindi contro lo sterminio degli ebrei. Ma che, invece, se per antifascismo si intende quello in cui credevano gli aguzzini di Sergio Ramelli, o quei due ragazzi che, a Pavia, sempre in nome dell’antifascismo, hanno aggredito Roberto Buzzi, militante di AU Pavia, o, ancora, i ragazzi di Azione Studentesca di Firenze, allora io non sono antifascista.


E' stato a quel punto che la Presidente dell’ANPI di Varese [Ester Maria De Tomasi, ndr] ha preso parola e, dopo avere ricordato il padre, deportato all’interno di un campo di concentramento, ha affermato, molto democraticamente: “ti prenderei a sberle”.


Se della frase che è girata abbiamo prova video, vi assicuro che, poco prima di proferirla, ha anche affermato: “ti caccerei fuori da qua, e la fascista la farei io”. Questa frase, di una gravità inaudita, può essere tranquillamente confermata dagli studenti che erano presenti insieme a me.


Come intuibile, dopo le affermazioni della Presidente, il dibattito si è concluso. Io, neanche a dirlo, sono stato ripetutamente interrotto, perché non la pensavo come l'illustre esponente dell'ANPI.»


L'ANPI rincara la dose e non condanna l'aggressione


«Come se tutto ciò non fosse abbastanza, ho poi saputo che la Presidente mi ha definito uno “squadrista”, perché avrei “adottato comportamenti squadristi”, ed effettivamente aver chiesto, educatamente, a una docente dell’Istituto che frequento di poter intervenire, è un classico comportamento squadrista...


La realtà è che la signora mi definisce squadrista perché il mio pensiero non è conforme al suo e, quindi, sono da bollare automaticamente come eversivo. Se avessi detto quello che lei e i suoi volevano sentirsi dire, molto probabilmente, sarei stato un ragazzo lodevole.


Quando mi definisce un “giovane fascista” sta affermando cose gravi, a maggior ragione perché proferite dalla Presidente dell’ANPI di Varese, parole che, tra l’altro, non sono veritiere.»


Come immaginabile, dall'ANPI Nazionale non è arrivata alcuna nota di condanna, figurarsi dall'Anpi Varese. Come non sono mai arrivate note di condanna dei fatti di Firenze e Pavia, citati da Samuel. Facendo nostra la distinzione tra i gli antifascismi, riportata poco sopra, possiamo dire, senza timore di smentita, che l'ANPI fa suo quell'antifascismo militante che fa della violenza contro l'avversario politico il proprio cuore.


Redazione

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