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Tutte le falle della tassa sugli extraprofitti delle banche

Lunedì 7 agosto, è sera, in Italia chiunque stesse guardando il telegiornale è stato colto da una notizia: il Governo ha approvato un decreto per tassare gli extraprofitti delle banche. La maggior parte degli italiani esulta, ritenendola una vittoria contro i potenti ed una misura giusta. Solo pochi si rendono effettivamente conto dei reali pericoli che una tale misura può portare e delle implicazioni che ne seguiranno.


Cosa prevede la norma


La decisione di questa tassazione è stata presa in seguito ai continui rialzi da parte della BCE dei tassi di interesse, scelta volta a placare l’inflazione ma che, allo stesso tempo, causa un aumento dei tassi pagati dai debitori sui mutui a tasso variabile e sui nuovi mutui aperti, aumentando dunque i profitti delle banche. Il decreto prevede, citando letteralmente, una tassazione con aliquota del 40% che si applica sul maggior valore del margine di interesse dell'esercizio 2022 che eccede per almeno il 5% il margine del 2021 e tra il margine di interesse relativo al 2023 che eccede in questo caso per almeno il 10% il margine 2021. Inoltre, è previsto un tetto al prelievo dello 0,1% del totale dell’attivo dell’esercizio precedente.

In pratica, per spiegarlo in maniera più semplice, visto che i tassi di interesse più alti, oggi siamo al 4,25% contro lo 0,5% di un anno fa, fanno sì che le banche abbiano maggiori profitti dai mutui, si è scelto di tassare gli “extra” profitti, ovvero quelli eccedenti i valori medi degli anni scorsi.


La risposta dei mercati: un primo scivolone


Martedì 8 agosto la Borsa di Milano ha aperto con tutti i prezzi azionari delle principali banche in rosso, a fine giornata i titoli bancari avevano perso tra l’8% e l’11%. Inoltre il FTSE MIB, il principale indice azionario italiano composto dai 40 titoli a maggior capitalizzazione quotati a Milano, ha perso il 2,5% in un solo giorno, visto che la componente dei titoli bancari è molto elevata. I telegiornali la sera riportavano la notizia: «Oggi a Milano la borsa ha bruciato 9 miliardi di euro».

Senza soffermarsi sui sensazionalismi dei giornalisti, bisogna innanzitutto dire che, nei giorni successivi, il FTSE e le azioni delle banche italiane sono andati a rimbalzo recuperando una parte del valore perso, ma ci vorrà comunque un po’ di tempo perché si recuperi completamente.


Veniamo dunque al primo effetto negativo della norma: essa ha fatto perdere soldi agli italiani. Probabilmente anche a chi sta leggendo questo articolo. Chiunque abbia investito dei soldi in un qualsiasi fondo comune di investimento con una componente azionaria ha investito indirettamente nel FTSE, indice immancabile in un’ottica di diversificazione e di pianificazione di investimento per un gestore di fondi. Aggiungiamo che spesso i fondi di investimento, essendo affiliati alle varie banche, comprano alcuni titoli della banca da cui dipendono, rendendo ancora più forte l’effetto di un rosso per le azioni bancarie. Insomma, in seguito al decreto gran parte di chi ha investito in borsa ha perso del denaro. Denaro che richiederà del tempo per essere recuperato e da un Governo che parla di fare l’interesse degli italiani ci si aspetta più attenzione per ciò che concerne i risparmi dei suoi cittadini.


Il deputato di FdI Giovanni Donzelli ha dichiarato in televisione martedì 8: «Abbiamo preso tutte le precauzioni per evitare un crollo dei mercati». Peccato che tale affermazione sia incorretta: innanzitutto annunciare una misura a borse chiuse non è una precauzione, è una legge non scritta per evitare danni estremi, inoltre la norma è arrivata come un fulmine a ciel sereno, senza che vi fossero annunci nei giorni precedenti, dunque senza avvertire i mercati, amplificando l’effetto panico. Per concludere il siparietto degli errori, il ministro dell’Economia Giorgetti, evidentemente contrario all’imposta, ha scelto di disertare la conferenza in cui Salvini ha annunciato la misura, non dando quindi una visione autorevole sulle prospettive della norma e dovendo intervenire il giorno seguente rassicurando i mercati dopo il tonfo in borsa promettendo l’inserimento di un limite al prelievo.


Il significato della norma: uno schiaffo al libero mercato


Che questo Governo non fosse liberista si poteva intuire, visti i programmi dei partiti coinvolti, anche se la nomina di Giorgetti all’Economia ha fatto piacere a molti difensori del laissez faire.


Tuttavia, la misura in sé è quanto di più lontano dagli ideali della destra per come essa è intesa: la tassazione degli extraprofitti è un’intromissione nell’economia molto invasiva, distante dagli ideali di liberalismo economico di destra. Quelli delle banche non sono extraprofitti ingiustificati, sono profitti realizzati in una fase di mercato favorevole, dopo che per più di dieci anni i tassi di interesse fissati dalla BCE hanno rasentato lo 0, danneggiando quindi l’attività della concessione dei mutui.


Tassare gli extraprofitti delle banche sui mutui significa in primis tagliare le gambe a un settore che negli scorsi anni ha dovuto reinventarsi completamente e che ora sarà ancora più scoraggiato dal concedere nuovi mutui, elemento fondamentale per la crescita economica.

Senza i mutui le imprese hanno meno metodi per finanziarsi, scoraggiare la pratica, dunque, significa danneggiare anche la possibile crescita economica futura. Aggiungiamo inoltre che le banche, quando i tassi di interesse crescono, alzano i tassi sui mutui in quanto forzate a farlo, visto che la politica della BCE serve a raffreddare l’economia scoraggiando i nuovi investimenti, al fine di bloccare un’inflazione che aveva toccato punte del 10% e che ora, anche se con diverse difficoltà, è scesa in media al 5,3% in UE.


Un ulteriore critica che deve essere fatta è relativa al possibile uso delle risorse raccolte per aiuti a coloro che negli scorsi anni hanno stipulato un mutuo a tasso variabile: queste persone hanno scelto volontariamente di esporsi ad un rischio di rialzo dei tassi che era sulla bocca di banchieri centrali, economisti e giornalisti da anni ed essi hanno scelto, inoltre, appena vi sono stati i primi rialzi, di non ricorrere alla surroga del mutuo. La legge dovrebbe difendere i più deboli, non coloro che volontariamente si sono esposti ad un tale rischio.

Un’ultima imprecisione che è stata raccontata è relativa al fatto che nonostante i tassi di interesse siano aumentati i tassi attivi sui conti correnti non abbiano visto aumenti considerevoli. Questo tema è più complesso, tuttavia bisogna dire che è vero che in Italia non sono aumentati i tassi sui conti correnti, seguendo una tendenza globale; tuttavia, sono aumentati i rendimenti per coloro che decidono di sottoscrivere un conto deposito, ovvero un conto vincolato che, a fronte di alcune limitazioni sui prelievi, garantisce rendimenti lordi oggi anche superiori al 3%.


Che fare ora con queste risorse?


Dalla misura si stima arriveranno circa 2 miliardi e mezzo di euro tra il 2023 ed il 2024. Il Governo ha annunciato che utilizzerà queste risorse a supporto di coloro che hanno dei mutui onerosi e a sostegno di famiglie ed imprese. Ora che il governo si appresta a proporre una grande riforma fiscale queste entrate possono fare comodo; nonostante ciò, è bene ricordare che questo gettito è una tantum, ovvero lo si ha solamente nel biennio considerato e che quindi non permette una pianificazione a lungo termine. Inoltre, il grande rischio è quello che, ricordando che a giugno 2024 ci saranno le Europee, una parte di questi 2,5 miliardi siano spesi in misure da spot elettorale, cosa che ci auguriamo non baleni neanche per un secondo nella testa dei leader di partito.


Nei giorni dell’annuncio l’Italia è stata sulle prime pagine di tutti i quotidiani economici mondiali, tutto il mondo ha letto di questa misura ed ha fatto le sue considerazioni. Probabilmente una tassa simile ha la capacità di scoraggiare gli investimenti esteri nel nostro Paese, vedendo come lo Stato non si faccia problemi ad intromettersi negli affari economici in maniera così invasiva. Se a questo sommiamo quanto già scritto sopra, il bilancio della misura non può che essere negativo.

Ci auguriamo almeno che il governo utilizzi saggiamente le risorse raccolte, visto quanto sono costate alla credibilità nazionale, ad un settore ed ai risparmi degli italiani.


Matteo De Guidi


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