
Un vile atto di violenza ha sconvolto l'Università di Pavia. Ieri, 21 marzo, Roberto Buzzi, storico militante di Azione Universitaria Pavia e candidato al CNSU, è stato brutalmente aggredito nella sede centrale del Dipartimento di Scienze Politiche.
L’attacco, perpetrato da individui riconducibili alle associazioni di sinistra attive in università, si è consumato in un clima di odio ideologico che nulla ha a che vedere con il confronto democratico.
Buzzi, rappresentante degli studenti per il Dipartimento di Scienze Politiche, è stato avvicinato da un individuo con il pretesto di presentarsi. Improvvisamente, quest’ultimo lo ha colpito con un pugno in pieno volto, mentre un secondo aggressore lo immobilizzava alle spalle, continuando a colpirlo al grido di "sporco fascista".
L’attacco lo ha costretto a ricorrere immediatamente alle cure del pronto soccorso, riportando almeno la frattura del setto nasale e probabilmente altre lesioni al volto.
Questo episodio, tanto grave quanto emblematico, non può essere minimizzato o derubricato a semplice scontro tra fazioni. Ciò che è accaduto è il sintomo di un problema ben più profondo: l’antifascismo militante ha mostrato, ancora una volta, il suo vero volto.
Dietro la maschera della lotta contro il fascismo, si cela una mentalità violenta e intollerante, pronta a colpire chiunque non si allinei alla propria visione ideologica e manifesti, anche democraticamente, come fa Azione Universitaria, una visione differente del mondo e dell'università.
L’antifascismo militante: un pretesto per la violenza
Questa aggressione non è un caso isolato. L’antifascismo militante sta assumendo sempre più i contorni di un fenomeno organizzato, che non si limita alla propaganda, ma passa ai fatti con azioni violente, aggressioni e minacce. Il tutto legittimato da una sinistra istituzionale che, vadasi il caso Salis, ne candida i campioni.
Le università, che dovrebbero essere luoghi di dialogo e crescita intellettuale, stanno diventando teatro di intimidazioni e soprusi da parte di chi non tollera il dissenso, i fatti della Sapienza ne sono un altro esempio.
Ciò che è avvenuto a Pavia non è solo un attacco a Roberto Buzzi e ad Azione Universitaria, ma un’aggressione alla libertà di pensiero e, naturalemtne, alla democrazia stessa. Quando uno studente viene preso a pugni per le sue idee, il confine della civiltà è stato superato.
Matteo Chiù: «Inaccettabile violenza politica all’università»
Sull’episodio abbiamo raccolto la dichairazione di Matteo Chiù, presidente di Gioventù Nazionale Pavia:
«Roberto ha riportato gravi lesioni al volto: naso e zigomi fratturati tra cui una probabile frattura del setto nasale. Per un totale di 22 giorni di prognosi.
I dettagli dell’aggressione sono chiari: mentre stava uscendo dagli uffici dell’università, dopo aver richiesto i permessi per i banchetti, è stato avvicinato con una scusa. Dopo pochi istanti, è stato colpito con un pugno in pieno volto e bloccato da un secondo aggressore, che ha continuato a colpirlo mentre gli venivano rivolti insulti di natura politica come "sporco fascista".
Non possiamo ignorare la matrice ideologica di questo gesto. Per anni, l’Università di Pavia è stata un luogo di confronto civile, ma ora sembra che alcuni ritengano legittimo imporre le proprie idee con la violenza. È inaccettabile che, nel 2025, chi maifesta e incarna pacificamente le prorie idee debba subire aggressioni fisiche.»
Difendere la libertà di espressione: un dovere per tutti
La comunità accademica e le istituzioni non possono restare in silenzio davanti a questo atto di violenza politica. L’università deve essere un luogo sicuro per tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro idee. Nessuno deve sentirsi in pericolo per il semplice fatto di esprimere il proprio pensiero.
L’antifascismo militante ha dimostrato ancora una volta di non essere altro che un pretesto per giustificare la violenza e il silenziamento degli avversari politici. Questo atteggiamento non è degno di una società democratica. La libertà di espressione e il confronto civile devono essere difesi con forza, senza paura e senza tentennamenti.
Le istituzioni devono prendere una posizione netta: le aggressioni politiche non possono più essere tollerate. Chi crede nella democrazia non può restare in silenzio davanti a simili atti di barbarie.
Matteo Respinti