top of page
Immagine del redattoreSimone Fabbrini

Vivere ai tempi del liberal-progressismo

Da qualche decennio a questa parte, i Paesi occidentali sono stati investiti da un’onda globalista e da un progressismo sfrenato, mettendo in luce le contraddizioni e le conseguenze spesso imposte delle tendenze sociali e politiche d’oggigiorno.


La principale conseguenza imputabile al progressismo liberale capitanato dalla sinistra europea e da quella a stelle strisce è, senza ombra di dubbio, la perdita dell’identità culturale e dei valori tradizionali. Il termine stabilito per definire questa tendenza è Cancel Culture ossia letteralmente "cultura del cancellamento".


Negli ultimi anni abbiamo avuto modo di vedere questo fenomeno radicarsi sempre di più negli ambienti attivisti come il Black Lives Matter o in qualsiasi movimento anticonformista portando parte dell’opinione pubblica a schierarsi a favore di queste politiche soppressive. L’esempio più emblematico di questo fenomeno si è verificato negli Stati Uniti dove, a seguito di proteste contro la polizia per le presunte discriminazioni razziali, i protestanti hanno ben pensato di abbattere statue di Cristoforo Colombo perché considerato un “sanguinoso conquistatore” e principale causa del genocidio dei nativi americani.


Ebbene, questo fenomeno eversivo dei valori tradizionali non si ferma al solo Cristoforo Colombo, “reo” di aver scoperto il Continente in cui risiedono. Si pone come obiettivo anche lo sradicamento della famiglia tradizionale, dei valori religiosi e spirituali e la perdita del senso di appartenenza ad una comunità nazionale (tradotto: il rifiuto del concetto di Patria).


Andiamo per ordine, il liberal-progressista critica aspramente l’istituto della famiglia tradizionale poiché - a detta sua - la reputa “patriarcale”, limitando il ruolo della donna a madre-casalinga e soprattutto perché non inclusiva nei confronti della comunità LGBT+ indi per cui etichettabile come omofobica. Ovviamente queste sono farneticazioni in quanto la famiglia tradizionale è il fondamento della società e ha dimostrato di essere un importante stabilizzatore sociale, culturale e morale.


Da questo tema si evince la forte sintonia dei liberali che, di fatto, portano avanti a livello politico le battaglie ideologiche della comunità arcobaleno. Fra i principali provvedimenti della sinistra occidentale abbiamo: il matrimonio egualitario o la sua versione leggera, detta unione civile, prevista anche dall’ordinamento italiano. Queste politiche minano i valori tradizionali e morali che per migliaia di anni ci hanno accompagnato nello sviluppo della civiltà umana e in particolare, europea.


Una “famiglia arcobaleno” non può essere considerata tale in quanto costituisce un controsenso al significato stesso di famiglia. Prendendo come esempio il più prestigioso vocabolario italiano, ossia il Treccani, definisce, dal punto di vista antropologico e sociologico, la famiglia come «gruppo sociale caratterizzato dalla residenza comune, dalla cooperazione economica e dalla riproduzione e da un rapporto di parentela di primo grado composto da padre, madre e figli».


Inoltre la nostra Costituzione, redatta non da “pericolosi” fascisti ma dai padri della sinistra attuale «riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio» ed è proprio qui che i nodi vengono al pettine e l’ideologismo soccombe dinnanzi alla realtà dei fatti: non esiste famiglia se non vi sono i presupposti naturali, morali e giuridici.


Il progressismo, inoltre, ha portato alla modificazione del nostro linguaggio sostituendo, ad esempio, la parola “natura” bella e ricca di significato con “ambiente” più inclusivo e meno soggetto a quei valori spirituali riconducibili alla destra.


Alcuni potrebbero controbattere dicendo che sono sinonimi e che il loro utilizzo contrapposto sia inutile, siamo sicuri?


Natura: «Il fondamento dell’esistenza nella sua configurazione fisica o nel suo divenire biologico, in quanto presupposto causativo, principio operante o realtà fenomenica».

Ambiente: «Spazio circondante considerato con tutte o con la maggior parte dell sue caratteristiche».


Sebbene la sinistra possa aver avuto modo di giostrare le proprie teorie ideologiche intorno alla parola «ambiente» in quanto è una parola - per così dire - artificiale e difficile da inquadrare in uno schema, le cose sono ben diverse quando ragioniamo sulla loro naturalezza. Proviamo a pensare al fenomeno del trans-umanesimo, ossia la possibilità tramite operazioni chirurgiche e steroidee di “cambiare sesso”. Vorrebbero farti credere che attraverso la rimozione dei genitali e grazie a un ciclo di ormoni femminili o maschili tu possa concretamente, e di diritto, appartenere al sesso opposto.

Probabilmente qualsiasi biologo dotato di buonsenso rabbrividisce alla deriva arcobaleno in atto, eppure, se contrari, sono considerati omofobi e bigotti. Da questi presupposti si può notare come l’iniziale tutela delle minoranze abbia portato all’instaurazione di un regime dittatoriale del politicamente corretto dove qualsiasi voce fuori dal coro viene censurata e messa ai margini della società.


Di esempi ne abbiamo a centinaia - se non migliaia - nel mondo, ad esempio il Gen. Roberto Vannacci, colpevole di aver espresso le sue ragioni - aggiungo io, fondate - in un libro autoprodotto e finanziato, oppure l’ignobile censura di un rappresentante politico come Donald Trump, escluso da tutti i social della Silicon Valley e solo recentemente reintegrato a pieno titolo.


Quest'ultimo evento ha acceso la questione dell'imparzialità politica dei social media, divenuti il principale metodo di trasmissione politica e informativa del 21º secolo. La censura dell'allora già ex Presidente degli Stati Uniti per presunto incitamento all'odio ha creato un pericoloso precedente per chi fa politica ed espone i propri pensieri su tali piattaforme; si può notare che fare politica sui social è estremamente più facile per un candidato o esponente di sinistra rispetto a uno di destra, lo dimostra l’estrema non-imparzialità delle politiche interne che ogni piattaforma social utilizza per mediare ed eventualmente bannare coloro che le violano.


Prendiamo ad esempio piattaforme come Instagram o TikTok: se si parla di temi etnici, critici nei confronti delle teorie queer o qualsiasi provvedimento non conforme al politicamente corretto, un esponente di destra può rischiare la rimozione del post per “incitamento all’odio” o per altri capi di accusa che l’algoritmo ritiene che egli abbia violato.


Date queste premesse per analizzare in linea generale il fenomeno, si deduce che la nuova società occidentale e i suoi attori, sono l’esempio lampante di un sistema marcio destinato a fallire e a ritorcersi contro; solo il tempo saprà dare risposte ma fino ad allora, la “caccia alle streghe” contro le voci fuori dal coro, continuerà imperterrita nel nome del politicamente corretto e delle sue follie.


Spesso sento dire in giro «per fortuna viviamo in una democrazia» ma chi pensa veramente di essere in un sistema libero, non ha capito cosa sia la Libertà.


Simone Fabbrini

bottom of page